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L'amore muove il Sole e le altre stelle, diceva qualcuno, giusto?
Ecco perchè la forza più inestinguibile del nostro pianeta è e sempre sarà il tema dominante dell'arte e delle sue opere, e Womb non fa eccezione, portando questo sentimento a dei limiti moralmente e fisicamente pericolosi.
Limiti che anche nel recente -e amatissimo da queste parti- Her sono stati affrontati, e lì dove l'amore di Theodore per Samantha (una voce, una "cosa" seppur con una sua coscienza) ha aperto dibattiti e partiti scaldando il cuore con le sue tinte pastello, qui con Rebecca e Thomas si fa ancora più complicato, perchè il tutto diventa più fisico e più contro natura, oltre che più freddo e livido come la sua stessa fotografia.
Il film parte dal più classico dei cliché: un'amicizia di quelle pure e fantastiche tra due bambini, lui avventuriero, lei vacanziera. Peccato che la partenza sia imminente, e la distanza li dividerà per 12 anni facendo di quell'estate un ricordo ancora più dolce che condiziona nel bene e nel male la loro vita.
Ovvio quindi che al loro ritrovarsi, quanto lasciato in sospeso dall'età possa ora approfondirsi e finalmente accadere, facendo di loro una coppia felice e in simbiosi.
La tragedia è però dietro l'angolo, e pur di non perdere per sempre l'uomo della sua vita, Rebecca si affida proprio a chi Thomas combatteva con sit-in e proteste, concependo tramite clonazione un Thomas di cui sarà poi madre. I cloni non sono però ben visti, anzi, e così il rapporto madre-figlio si fa sempre più esclusivo in una sperduta casa in riva al mare, con l'equilibrio già precario, tra sguardi di inquietante orgoglio e l'attrazione che si fa inevitabile.
I temi messi qui in moto da Benedek Fliegauf, analizzano non solo l'amore, ma anche la natura dell'uomo. Il quesito fondamentale che cerca ma non trova qui una vera e propria risposta è se a determinare l'essere umano sia l'ambiente o il suo patrimonio genetico, con il nuovo Thomas attratto in modo edipico dalla madre, pur essendo cresciuto in modo diverso da se stesso.
In questo guazzabuglio di padri e legami, Eva Green si muove silenziosa, dando corpo ad una madre che è prima di tutto un'innamorata, incapace di affrontare una perdita e che per questa sacrifica la sua intera vita.
Si fatica non poco, così, a simpatizzare con il suo personaggio, freddo e glaciale, il contrario dello spirito libero Thomas (un molto sopra le righe Matt Smith) costretto a nascere più volte per poter affrontare la sua vita, staccando il suo cordone nel modo più estremo.
Impreziosito da una fotografia che è vera e propria arte, con il mare d'inverno della Germania che simbolizza ancor più questa condizione di confine, Womb non riesce a convincere e catturare del tutto, ricordando così più un episodio allungato (anche troppo) di Black Mirror (Be Right Back aveva in fondo la stessa tematica) che un molto più riuscito Her.
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