Womb: L’attacco dei cloni e... delle MILF

Da Cannibal Kid
Condividi Womb (Germania, Ungheria, Francia 2010) Regia: Benedek Fliegauf Cast: Eva Green, Matt Smith, Hannah Murray, Natalia Tena, Lesley Manville, Peter Wright Genere: materno Se ti piace guarda anche: Ricky - Una storia d’amore e libertà, La pelle che abito, Another Earth
Con Womb, Eva Green ridefinisce il concetto di M.I.L.F., acronimo che per quei due o tre che ancora non lo sanno significa Mother I’d Like to F**k. Detto così, si potrebbe pensare a un capolavoro ed era proprio ciò che pure io mi attendevo. Sarà per le aspettative troppo alte, sarà che questa non è assolutamente una visione estiva, ma la delusione è stata davvero cocente. Più di una giornata al sole senza crema protettiva e senza ombrellone. Personalmente questo film non lo consiglio, ma se proprio volete vederlo (d’altra parte è difficile dire no alla visione di Eva Green), il momento ideale per recuperarlo credo sia l’autunno/inverno. Womb non va bene per l’estate, è un film dal ritmo troppo lento e riflessivo, per definirlo in maniera gentile quando il termine più appropriato sarebbe invece: “noioso”. A me piacciono anche i film lenti, o “noiosi” per qualcuno. Dico solo: Somewhere di Sofia Coppola. Però in Womb questa lentezza si fa davvero estenuante minuto dopo minuto. Quella di adottare ritmi blandi è una scelta narrativa negli ultimi tempi parecchio in voga. Si prenda la serie tv Breaking Bad. Solo che lì la lentezza, la calma è solo apparente e sempre pronta a esplodere in momenti di puro delirio, follia, violenza, o comunque in qualcosa. Womb adotta una tecnica simile. Accumula tensione su tensione che a un certo punto dovrebbe scatenarsi. E invece niente. Sì, c’è qualche sclero ogni tanto, ma niente di troppo coinvolgente/sconvolgente. E pensare che pure lo spunto presentato dalla pellicola non sarebbe davvero niente, proprio niente male.

"Che solleone! Meglio non scoprirsi troppo che se no ci scottiamo..."

ATTENZIONE SPOILER L’attacco è da storia di formazione. Un bimbo e una bimba, Rebecca e Thomas, si frequentano, si piacciono, e come accade spesso a quell’età tutto si risolve in un nulla di fatto. Avranno sì e no dieci anni o qualcosa del genere, pretendete mica che facciano già “roba”? Lei poi si trasferisce in Giappone, mentre lui resta nel suo deprimente paesino: inglese, tedesco, ungherese come il regista del film? Dove sia ambientata la pellicola, non l’ho capito. Poi passano gli anni, ne passano molti, e lei fa ritorno in patria. Qui diventa una classica storia d’amore. Bella, anche. Romantica, pure. Una volta che si sono ritrovati, i due diventano inseparabili e sembrano pronti per iniziare la loro vita insieme. Quand’ecco che un incidente spezza i loro sogni insieme alla vita di lui. Fino a qui, tutto bene. Per il film, almeno. Per Thomas un po' meno. Quindi, arriva la svolta fantascientifica: il mondo rappresentato dalla pellicola sembra esattamente come il nostro, invece è leggermente distopico. Tutto è come lo conosciamo, tranne un piccolissimo particolare: la clonazione a quanto pare in questo mondo è legale. Rebecca decide allora di portare in grembo (il womb del titolo) un bambino che non è il figlio del suo amato Thomas, è prorio il clone di Thomas. Fino a qui, una pellicola molto lenta, però anche avvincente.

"Ammazza che pistolino piccolo! Ma perché non ho clonato Rocco Siffredi?"

Da qui in poi, la sceneggiatura prende però la strada pericolosa della tematica incestuosa. Il complesso di Edipo presentato è molto particolare. Potremmo considerarlo un complesso di Edipo al contrario, visto che è la mamma che vorrebbe farsi il figlio: S.I.L.F., Sons I’d Like to F**K. Però il complesso qui è ancora più complesso: il figlio Tommy, nonostante abbia una relazione con Hannah Murray (la “pazza” delle prime due stagioni della serie British Skins), un pochino pure lui vorrebbe farsi sua mamma. In fondo, chi non vorrebbe farsi Eva Green? Se nel complesso Edipo uccide il padre, qui però il padre e già morto ed è lui, il padre, reincarnato sotto forma di clone. Capito qualcosa? No? Beh, è un gran casino, da cui la sceneggiatura del film ne esce con le ossa rotta, scivolando nella parte finale nelle tentazioni pruriginose della tematica incestuosa e ruzzolando sempre più giù. Per questo aspetto, più che altri splendidi esempi di fantascienza umanistica come Gattaca, Another Earth o Melancholia, mi ha ricordato Ricky - Una storia d’amore e libertà di Francois Ozon e pure La pelle che abito di Pedro Almodovar, allo stesso modo film non privi di spunti interessanti, tutt’altro, però incapaci per quanto mi riguarda di non cadere nella trappola del ridicolo involontario. Se però non vi sembrano ridicoli, è probabile che li apprezziate tutti e tre, e parecchio anche, ed è probabile che vi innamorerete di questa storia d’amore impossibile che riecheggia, almeno nelle intenzioni dell’autore, il mito di Orfeo ed Euridice. Peccato che a me, sempre per rimanere in tema mitologico, abbia invece fatto finire tra le braccia di Morfeo.
Womb è come un parto finito male. Dopo 9 mesi di attesa snervante, riempiti da buone aspettative a da un’ottima interpretazione di Eva Green, quello che ne è uscito fuori dal suo grembo è un feto morto. (voto 5/10)

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