E' uscito nelle sale, lo scorso 16 dicembre, l'ultimo lavoro cinematografico di Woody Allen "The irrational man"
Il titolo, semplicistico ed imberbe, non proibiva di sperare in un ritorno al più brillante smalto del regista, ormai - oso - caduto in malora.
Va bene proclamarci tutti fan del Woody che fu, e pure acclamarlo - perchè fa tanto cinefilia hi(p)sterica, per carità! Son la prima che "" manco fosse Papa Francesco.
E' con lo stesso pragmatico giubilo, infatti, che - speranzosa - ho occupato la sedia di un cinema per godermi l'ultima sua fatica. Posso affermare, adesso, quanto segue.
Caro zio Allen, questo devo dirtelo; ci sono cose di te, che ormai, ci hanno stancati.
1) Il font e il clarinettoUn duo instancabile, un marchio di fabbrica, ormai.
Nonostante la superba fotografia di Darius Khondji, però, a 'sto giro, zio Woody, quelle cose non c'entravano assai. Nell'ordine: il Times New Roman ci poteva stare una volta, due, tre, ora, basta.
Coloriamo un po' l'incipit, diamo un tono al tuo clarinetto che - al secondo posto, con tutto rispetto - è sì piacevole come motivo, ma richiede un supporto, un tocco di commerciale che sollevi lo spettatore dagli sbadigli che - ahitè - hanno interessato il pubblico di nicchia - e non.
Fatta eccezione per una epica " Where is my mind? " dei Pixies, nessuno spartito noto a sincronizzare l'autonomia delle colonne sonore e l'orecchio narcolettico dell'Alleniano medio.
Il cambio di musa, perchè? Quella Scarlett era una piacere per gli occhi, per gl'orecchi, per il talento, pure.
Tra l'altro, lei, almeno, ogni tanto du' spaghi se li faceva; Emma Stone, invece, temo sia diafana perchè non assume abbastanza proteine; una sorta di anemia che la rende apersonale e sciapa.
Di un magro preoccupante, non ha colore. In compenso, però, ha un qualche tocco di ipertiroidismo, visti gli sguardi strabuzzanti che, di quando in quando, spaventano il più cardiologicamente suscettibile spettatore over 65 - che ha pure pagato il ridotto.
Il fattore BDCC, pure ci ha annoiati. Insomma, la "Botta Di Culo Cosmica", quella che sovverte un finale che nessuno attendeva perchè se l'era già figurato... basta, adesso.
L'anello d'oro che rimbalza e non finisce nel Tamigi, la pallina da tennis che indecisa resta sospesa in aria, in un noto film di dieci anni fa, sono stati ora poco egregiamente sostituiti da una torcia tascabile vinta in un luna park d'altr'annata.
Stavolta, il povero Abe Lucas casca nella banalità di un finale più che prevedibile.
Peccato fosse interpretato da J. Phoenix il quale, è pur sempre un figo, panza inclusa.
4) L'asse psicolofilosoficoDostoevskij, Arendt, Kierkegaard, Kant.
La pippa strizzacervello ormai non fa più notizia nè colpisce. Siamo tutti papabili per il lettino di un analista eppure non monovertiamo la nostra esistenza solo e soltanto sulle nostre paranoie.
Ipocondriaco, lento, trito più della carne del ragù Emiliano, zio Woody deve capirla che rimpinzare le bobine di altisonanti pensatori e terapeuti, gli farà vendere, ma non salverà la sua immagine naufraganda.
I riferimenti al film precedente che aveva riferimenti a quello precedente che aveva riferimenti a quello precedente ancora, anche no.
Metti un grammo di Scoop, due fili di Midnight in Paris, una spruzzata di nevroticismo di Blue Jasmine e l'ultimo è fatto. Ma più di tutti, cospargi con salsa Match Point.
L'omicidio premeditato e risoltosi poi in un suicidio, la sfiga del protagonista, il legame tendente al reato di pedofilìa, il nervosismo che si trasmette tutto quanto al pubblico; i dialoghi stantii e frammentati, le finte balbuzie, le menate, le pippe, i drammi spiccioli: la razionale noia di un razionale pomeriggio speso a sperare in un goccio di irrazionalità, purtroppo impresso soltanto sulla locandina.