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Da una parte infatti troviamo l'insegnante di letteratura infantile e ostinato di Clive Owen, convinto che il valore delle parole sia semplicemente unico, indispensabile all'essere umano, artefice del cambiamento Storico e dell'immortalità di molti letterati. Dall'altra invece c'è la neo-insegnante Juliette Binoche, pittrice spocchiosa, appena trasferitasi nella scuola, convinta che le parole siano solo menzogne, il niente a confronto della potenza a impatto di un immagine o di un dipinto. Giusto o sbagliato che sia, i loro credo diventano immediatamente stimolo efficace per degli studenti annoiati e spenti, incoraggiati a darsi da fare e a mettersi alla prova, schierandosi a favore di uno o dell'altro, per sostenere una battaglia che soprattutto servirà a loro per conoscere e migliorare abilità e passioni. Ma tale fermento tuttavia sarà d'aiuto anche alle vite private dei due protagonisti, i quali tolta l'armatura e il casco del guerriero, vivono entrambi un disagio personale dal quale faticano a liberarsi: per lui il blocco dello scrittore che lo ha spinto alla dipendenza da alcool e per lei l'artrite reumatoide che l'ha costretta a fermarsi a dipingere, prosciugandogli ispirazione.
Eppure al di là della diatriba sterile, finto scheletro di tutto il film, l'intenzione reale di "Words And Pictures" è raccontare la forza dell'insegnamento e le sue conseguenze su chi la subisce. Il regista Fred Schepisi per la composizione dei suoi professori punta al riferimento di pellicole come "L'Attimo Fuggente" o "Will Hunting: Genio Ribelle", dei quali rispolvera spirito e battito, riadattandolo ai giorni nostri, in cui sicuramente le classi sono composte da studenti diversi, spesso maleducati, ma con lo stesso ardore da scovare e da (ri)animare. Certo, il metodo e la forzatura con cui Schepisi tenta di arrivare alla meta è meno deciso e convincente dei suoi modelli predefiniti, indebolito più che altro dall'aggiunta di una sottotrama romantica, discreta ma evitabile, che toglie tempo e spazio a tutto il bel discorso letterario e artistico relativo a un confronto che senza dubbio intriga e interessa lo spettatore. Ma fortunatamente Juliette Binoche e Clive Owen dimostrano di condividere insieme un'alchimia niente male, tramutandosi in sale per la sua opera e accaparrandosi quindi attenzione e risate sia nei momenti in cui sono soli o coi loro studenti e sia quando sono affiancati a tirarsi frecciate, colpendosi amabilmente di striscio.
Resta evidente però che l'opportunità di affermarsi a fuoco in quel filone sanguigno professore/studente a cui probabilmente aspirava, "Words And Pictures" la perde prima ancora di provare a guadagnarsela: rinunciando a un affondo emozionale per abbracciare la leggerezza meno impegnativa di conflitti poco tortuosi e prevedibili nella gestione. Schepisi sceglie di non complicarsi la vita, bagnando di commedia romantica una sceneggiatura che avrebbe potuto essere maggiormente incisiva, se solo avesse avuto più fame e determinazione ad inquadrare meglio l'enorme raggio di energia che insieme possono fornire parole ed immagini. Due risorse disuguali, ma talmente simili, da esser destinate a procedere a braccetto.
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