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Work life balance, a piccolissimi passi.

Da Wising
Con una tenacia che quasi (ho detto quasi!!) non mi riconosco sto portando avanti il mio progetto di work life balance.
Oggi ho avuto una bella, lunga e sono sfinita riunione con il care manager, ovvero la persona che in azienda si occupa di attuare piccoli/grandi accorgimenti per fare stare meglio tutti, che studia le politiche di welfare, che cerca le soluzioni migliori.
Fortunatamente siamo molto allineate sul da farsi, c'è unità di intenti e consapevolezza sulla necessità di lavorare su più fronti per mettere in equilibrio il tutto.
Le mie idee, che magari vi racconterò, ma non vorrei tediarvi oltre il limite, sono piaciute e un sacco di complimenti sul lavoro fatto, le ricerche e bla bla.
Il problema vero è quello che immaginavo:
la forte, cocciuta resistenza del management dell'azienda alla flessibilità, cioè a quella minuscola perdita di controllo che pare metta in crisi l'intero sistema.
Il lavoro da fare dunque è convincere i grandi capi, ovvero rendere chiaro il ritorno economico (diretto e indiretto) che un'azienda con buona pratica di welfare ha.
Ma chi serve un welfare che favorisca il work life balance? A tutti, indistintamente. L’errore più comune è quello di pensarlo solo riferito a famiglie giovani, con figli piccoli. Molto spesso si pensa sia un argomento da mamme (e anche le mamme pensano spesso così), riducendo di molto i destinatari e di conseguenza l’interesse comune a cercare soluzioni. Una maggiore flessibilità, sostenibile da lavoratore e azienda,  è invece un obiettivo comune e trasversale a cui tendere. Per chi ha genitori anziani da assistere Per chi desidera completare/iniziare un corso di studi Per le famiglie con bambini Per una migliore distribuzione dei carichi di lavoro domestico Per esigenze temporanee e non prevedibili Ecc. Non di sole mamme costrette a scegliere tra lavoro e figli, dunque, vive il work life balance.
Tecnologia, risultati, presenza Considerato che l’uso della tecnologia è sempre più strutturato e consapevole, nonché necessario al raggiungimento degli obiettivi e che molte delle attività svolte in azienda vengono già misurate sui risultati, la PRESENZA è la variabile effettivamente migliorabile. Studiare e attuare metodologie di flessibilità che assicurino il conseguimento dei risultati, assicurino all’azienda un continuum di engagement a prescindere dal tempo di presenza e sollevino il lavoratore da un compromesso spesso pesante in termini economici, psicologici e di aspettative di carriera è, di fatto, il punto di convergenza tra wlb e attuazione del welfare.
Questa la dichiarazione d'intenti. Adesso bisogna anche dimostrarlo. Non è impossibile, tutt'altro.  Io poi non mi arrendo. Se conoscete qualche buona pratica di welfare, segnalatemela, così come dati, storie di successo ecc. ecc. 

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