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Workers – Pronti a tutto

Creato il 10 maggio 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

Non esistono lavori brutti. Esistono solo lavori che non vogliamo fare.

Ieri, 9 maggio 2012, alla Casa del Cinema di Villa Borghese, in Roma, è stato presentato in anteprima Workers, pronti a tutto, film di Lorenzo Vignolo, nato da un idea di Galliano Juso e Stefano Sardo, dalla regia e dal cast tutto italiano e che proprio dell’Italia vuole parlare. The Freak c’era!

Di seguito immortalato il regista Lorenzo Vignolo:

Workers – Pronti a tutto

Commedia comica, dal tono ironico e a tratti anche grottesco, Workers racconta, all’interno della cornice di un ufficio di impiego interinale, tre storie di ragazzi che, in cerca di lavoro, sono appunto disposti ad adattarsi a qualsiasi proposta venga loro offerta.

Sandro e Filippo, gli agenti interinali, ricordano, lungo la pellicola, le storie più assurde delle quali sono stati testimoni: Giacomo, per evitare lo sfratto, si improvvisa badante di un portatore di handicap dissoluto e volgare.

Italo lavora in un allevamento di tori come prelevatore di campioni genetici di esemplari da riproduzione e si fingerà un chirurgo per conquistare Tania.

Workers – Pronti a tutto

Alice è una truccatrice sui generis, nella disperata ricerca di un impiego si è  infatti dovuta adattare a truccare i defunti, e, come se già non bastasse, proprio a lavoro dovrà fare i conti con un incontro “piuttosto particolare”.

Workers – Pronti a tutto

Nato come progetto per una commedia a episodi, Workers, distribuito da Cinecittà Luce, approderà nelle sale cinematografiche venerdì 11 Maggio. A Roma sarà trasmesso nei cinema: Adriano, Aquila, Lux, e dai cinema della catena UCI e The Space.

L’idea – ci racconta Lorenzo Vignolo – era di realizzare una commedia sul lavoro, una radiografia dai toni leggeri.

Nello sfondo della crisi italiana, in cui i giovani che entrano, o tentano di entrare nel mercato del lavoro, vivono la frustrazione dell’impossibilità di realizzare i loro progetti, Workers sfida il dramma reale con una tagliente ironia e tanta comicità.

Tono insolito per un momento così drammatico: “In Italia ci si fanno troppi problemi sul tono appropriato dei temi” contro ribatte lo sceneggiatore Stefano Sardo “Non esiste un tema che preclude l’uso di un tono”.

E visto il risultato, non si potrebbe dissentire. La commedia riesce a far sorridere sulla drammaticità della disoccupazione non con tono di scherno, ma con l’incoraggiamento a percorrere nuove strade, percorsi alternativi che non avremmo mai immaginato.

Dopotutto – come dice Sandro (uno dei due agenti interinali, interpretato da Michelangelo Pulci) – “non esistono lavori brutti, esistono solo lavori che non vogliamo fare”. Tutte le storie hanno infatti un punto di raccordo: lavori che i protagonisti non vogliono fare e, al contempo, porte che aprono possibilità che loro stessi non avrebbero mai immaginato.

Si teme che questa sceneggiatura irriverente susciti una reazione critica nel pubblico. Soprattutto alla luce del fatto che in chiave comica è trattato non solo il mercato del lavoro in crisi, ma anche il tema dell’handicap.

Nella storia del ‘Badante’, Giacomo (Alessandro Tiberi) accetta di assistere Mario Spada (Francesco Pannofino), un portatore di handicap impertinente, insolente, dipendente da droghe e pieno di vizi. Un “paralitico” che sfida il politically correct.

Lo stereotipo cinematografico è quello del disabile come “persona triste, pensosa” ci dice Alessandro TiberiNoi non vogliamo essere buonisti a tutti i costi”.

E alla domanda sui lavori collaterali che i protagonisti di Workers hanno svolto nella loro vita, si apre il vaso di Pandora.

Nino Frassica debuttava come attore già nel 1985 in  ”FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”. Nicole Grimaudo (nel film, Alice) ammette di aver recitato sin dai 15 anni. I soli lavori che sa fare li ha imparati sul set, da Medicina Generale a R.I.S., e confessa che, se non fosse attrice, dovrebbe veramente ricominciare da zero.

Tuttavia, non tutti sono nati attori.

Francesco Pannofino era bibitaro in tribuna Tevere.

Dario Bandiera (nel film, Italo) ha avuto una fulminea carriera di 2 giorni come lavapiatti per 20 mila lire al giorno, e come cameriere, dove è stato licenziato dopo una settimana. Poi, la svolta, animatore nei villaggi turistici. “Sottopagato ma si faceva buddiello”  sottolinea l’attore con linguaggio istrionico, nel dialetto che da sempre contraddistingue la sua recitazione.

Daniela Virgilio (Tania) ci racconta di essere stata “come un po’ tutti, cameriera e anche la ragazza del punto Snai”. “Quella fortunata ragazza a cui il vincitore lascia sempre qualche soldo”, ricorda sorridendo.

Michelangelo Pulci è stato, oltre che noto comico, anche venditore.

Pietro Casella: decoratore, macellaio, portantino, pony express. E persino Andrea Bruschi ha iniziato vendendo quadri per telefono.

Insomma, un cast con un’esperienza alle spalle! Un cast che in Workers ha indossato dei panni familiari.

Come lo stesso Frassica (nel film, Don Ciccio Tartanna, boss latitante di Cosa Nostra) ha detto con ironia “il mio è un ruolo autobiografico. Quando ho letto questa sceneggiatura, ho subito voluto fare il ruolo di Nicole Grimaudo!”. Frassica veste bene i grotteschi panni del mafioso, un boss che – come lo stesso attore ci confida – non sembra in grado di far male a una mosca, lontano dalla realtà di quei “fetenti”.

Workers – Pronti a tutto

Workers riesce dunque a fare sorridere il suo pubblico nonostante la tematica trattata sia quanto mai pesante nella sua attualità, sullo sfondo di una bellissima Torino, i personaggi riescono a scovare il lato buono nelle proprie peripezie lavorative, regalando agli spettatori piccoli esempi di coraggio e speranza.

Nota di merito va riconosciuta alle musiche del film, opera dello stesso sceneggiatore, il quale, non a caso, da piccolo voleva fare la Rock Star. Melodie empiriche quelle di Workers, nate ancora prima della stessa pellicola. Niente composizione pre-esecuzione, niente quartetti convenzionali. Mandolino, Xilofoni, pianoforti scordati, tamburi, ukulele e banjo. Strumenti selezionati e fuori dal coro. Proprio come le storie dei protagonisti.

Un film dal forte impatto emotivo per l’oggetto della sceneggiatura ma allo stesso tempo scorrevole e divertente, capace di illuminare la più grave piaga della nostra società moderna sotto un’ottica e originale e innovativa.

I giovani di Workers incarnano dunque la nostra generazione che, purtroppo, è oramai abituata al tentativo di ridere dei propri guai.

Spesso per forza di cose non ci si riesce, ma due risate, a tratti anche amare, sicuramente non possono che scappare con la visione di questo film, e per questo non possiamo che consigliarvi  di non perdervelo.

A cura di Maricia Dazzi e Adriana Bonomo


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