Quando World of Warcraft uscì nella sua prima edizione, dieci anni fa, neppure Blizzard aveva realmente idea del gioco creato e quanto avrebbe modificato il mercato. Bill Roper, ex dipendente Blizzard, ora CEO di un altro studio, durante una intervista dichiarò che l’idea di raggiungere un milione di giocatori fosse oltre ogni più rosea aspettativa. Negli anni i milioni di giocatori sono stati dieci e anche adesso che i numeri sono diminuiti e in più parti si parla di crisi, come se World of Warcraft dovesse chiudere i battenti domani, è bene ricordare che quanto ad utenti attivi il gioco Blizzard da solo ne possiede più o meno quanti tutti gli altri MMORPG messi assieme.
Se state leggendo questa recensione o siete dei giocatori di World of Warcraft oppure siete dei vecchi giocatori che stanno per tornare su World of Warcraft. Ci dispiace informarvi che non esiste una terza opzione. Magari avete smesso con Mists of Pandaria, espansione che, finale escluso, si è rivelata decisamente sottotono. Vi siete detti che quella sarebbe stata la volta definitiva, possiamo immaginare tutti i vostri pensieri, le daily, la carenza di nuovi contenuti, la gilda che vi chiedeva troppo tempo e così via. Se siete giocatori di vecchia data tutte le vostre idee sul perché stare lontani dal gioco andranno a disintegrarsi ancora prima di farlo partire. Basterà la schermata di accesso per convincervi a comprare la nuova espansione e rinnovare il vostro account: Blizzard ha saputo mescolare sapientemente il vecchio e il nuovo per creare hype a chi ha passato centinaia di ore sul titolo. Un nuovo pericolo attanaglia Azeroth, il portale oscuro delle Wasteland ha ripreso ad essere la porta di ingresso per gli invasori, ma questa volta la minaccia arriva dal passato.
Anni prima delle avventure che abbiamo giocato, Draeno era una terra lussureggiante e selvaggia dove orchi e draenei vivevano separati, ma sostanzialmente in pace. Fare un recap di tutto quanto è successo dall’uscita del primo capitolo del brand, partendo della corruzione degli orchi fino tradimento di Garrosh Hellscream, sarebbe una impresa francamente impossibile. Attraverso gli RTS, numerosi libri e fumetti abbiamo scoperto la storia di un universo fantasy qualitativamente un po’ altalenante, ma estremamente ricco, non ancora pronto per essere messo da parte. Il filmato introduttivo ci mostra come Garrosh, probabilmente insieme ai boss di Pandaria e ad alcuni nuovi demoni i cui nomi sono ancora oscuri, sia riuscito a tornare indietro nel tempo nelle Outland, prima della corruzione degli orchi portandosi dietro tutte le moderne conoscenze tecnologiche. La vecchia orda armata del nuovo arsenale e di tutte le abilità magiche dell’ex Capoguerra orchesco rifiuterà il potere demoniaco ottenuto dal sangue di Mannoroth e grazie ad un attacco a sorpresa riuscirà ad eliminare il Signore della fossa. Trall insieme ai grandi eroi moderni dovrà andare nella terre natia dei Draenei per fermare l’invasione prima che sia troppo tardi. L’incipit e la storia raccontata durante tutta questa prima fase di Warlords of Draenor lasciano buoni spunti di sviluppo, naturalmente non faremo spoiler per chi ancora non ha raggiunto il cap, però per questioni oggettive il lato di avventura dell’orda è decisamente più interessante. L’idea di utilizzare personaggi epici del passato come Grom e Durotan è azzeccata, soprattutto per rimediare alla carenza di carisma dei nuovi avversari introdotti con le ultime espansioni. I presupposti per la creazione di una campagna valida in tutte le parti ancora da rilasciare ci sono tutte, non possiamo che confidare che Blizzard sviluppi al meglio quanto seminato fino ad ora.
La storia in World of Warcraft è sempre stata un elemento perlopiù marginale e se chiedessero ai milioni di giocatori attivi qual è il nome del capo dell’orda è molto probabile che solo una piccolissima parte di essi saprebbe rispondere. Fin dal principio le meccaniche hanno portato gli utenti a leggere per ore più sui forum e sui siti specializzati piuttosto che i testi delle quest in-game, generalmente completabili senza avere la minima idea del contesto in cui venivano assegnate. Warlords of Draenor non obbliga a cambiare: chi non è interessato alla storia può tranquillamente arrivare al 100 senza avere la minima idea di cosa gli accada intorno, ma sicuramente incentiva i giocatori ad appassionarsi con numerosi filmati e quest decisamente più interessanti che vi faranno sentire protagonisti della nuova guerra e non semplici soldati, come accadeva prima. Una delle aggiunte più utili al coinvolgimento sarà vedere le ambientazioni che cambiano dopo il nostro passaggio, sistema già presente in Mists of Pandaria, ma questa volta utilizzata meglio. Si tratta di eventi scriptati, sarà comunque un piacere osservare come una fortezza, dopo averla liberata dal boss, diventerà una nostra nuova base. Il livellaggio è collegato saldamente con la main story e per la prima volta sarà realmente appassionante arrivare al cap, sbloccando volta per volta i contenuti. Qualche anno fa uscì una istanza chiamata Culling of Stratholme in cui aiutavamo il principe Arthas a pulire la sua città corrotta dall’infezione del grano. Quanto a level design non era la migliore instance dell’espansione, nonostante questo il coinvolgimento che riusciva a dare gli ha permesso di fissare nei giocatori un ricordo decisamente più duraturo rispetto alle altre. Tutta la campagna principale ricorda molto come struttura e dinamicità degli eventi quella famosa missione con il futuro Lich King, con situazioni molto più coinvolgenti rispetto al passato, che si evolvono lungo la via senza dover tornare alla base ogni volta. Warlords of Draenor è una piena evoluzione delle meccaniche classiche di World of Warcraft, è pieno di limature su ciò che non funzionava al meglio ed è stato effettuato un restyling delle parti considerate vetuste. Naturalmente, è sempre WoW, quindi dovete aspettarvi le quest farmose “uccidi dieci orsi, portami cinque ossa di troll”; a limitare la noia che potrebbero portare queste missioni ci pensano tutti gli eventi ambientali che sono stati introdotti. Muovendovi fino alla vostra destinazione potreste venire avvertiti di missioni bonus, o di mini boss che infestano l’area, che andranno affrontati in piccoli gruppi. Non sono aggiunte realmente nuove, ma ancora mancavano nel gioco Blizzard e sicuramente faranno piacere ai giocatori che si lamentavano dell’eccessiva staticità del livellaggio. Complessivamente, il lavoro fatto per migliorare le meccaniche di gioco sono evidenti: quanto proposto in questa prima parte è probabilmente la miglior campagna mai affrontata in World of Warcraft.
CASA DOLCE CASALa vera novità di Warlords of Draenor sono i Garrison, o guarnigioni, se state giocando in italiano. Negli anni i giocatori non hanno mai avuto un posto dove stare, magari mentre aspettavano un componente della gilda, e inevitabilmente si accalcavano nella piazza della città o di fronte all’action house. Per ovviare a questo problema è stato creato un sistema di housing, feature che non ha semplicemente una funzione estetica ma che è completamene integrata nel gameplay. Le guarnigioni sono dei veri e propri villaggi che potrete sviluppare progredendo con la storia ed eseguendo missioni specifiche. All’interno dello spazio a disposizione potrete costruire di tutto, dalla scuderia ad una sala che glorifichi i vostri successi in PvP. Questi ambienti potrete usarli per produrre particolari oggetti, sfortunatamente quasi tutti soulbound, scelta fatta per non creare concorrenza al crafting estremo che da sempre è un marchio di fabbrica del gioco. Se negli anni abbiamo affrontato tonnellate di inutili missioni di farming finalmente ora siamo diventati degli eroi e la gavetta possiamo delegarla a numerosi NPC da accogliere all’interno della nostra postazione. Con meccaniche più simili a Travian/Ikariam che ad un RTS classico, avremo dei seguaci pronti ad eseguire i nostri ordini, in genere si tratta di missioni a tempo dai quindici minuti a fino a una settimana, a seconda della complessità: ci faranno guadagnare di tutto, da oggetti rari a punti esperienza. Tali quest vanno pianificate e il nostro compito sarà quello di scegliere l’uomo giusto al momento giusto, basandoci sulle abilità dei soldati a disposizione; questo espediente è un’ottima alternativa alle daily e porterà i giocatori a loggare anche più volte del solito per assegnare nuovi compiti.
I Garrison sono un classico esempio del modo di lavorare di Blizzard, prendere qualcosa che potrebbe funzionare ma negli altri giochi è scocciante, per poi migliorarlo fino a renderlo dannatamente divertente. Sistemi simili li abbiamo già visti anche in altri titoli, un po’ in Star Wars: The Old Repubblic o in Assassin’s Creed, ma in genere non funzionavano così bene. Incentivando lo sviluppo del nostro villaggio potremo ottenere anche un consistente bonus per la battaglia: se all’inizio avremo a disposizione alcuni seguaci da richiamare per darci una mano in caso di necessità, il nostro potenziale offensivo aumenterà notevolmente quando la nostra casa sarà diventata una vera e propria fortezza. I Garrison sono anche uno dei principali contenuti endgame, raggiunto il livello cento potremo acquistare alcuni particolari progetti, ma soprattutto si sbloccheranno le invasioni. Mentre giocate la campagna principale vi verrà notificato che la vostra base sta per essere invasa da un’orda di nemici, da quel momento in avanti l’evento sarà sbloccato e potrebbe ricapitarvi in futuro. Tali invasioni sono divertenti, ma non vogliono prendere il posto dei raid o del PvP; per far partire l’orda che attaccherà la vostra casa virtuale dovrete parlare con un NPC, non dovete dunque preoccuparvi di svegliarvi una mattina e trovare la vostra base distrutta. Tali quest sono giocabili in singolo o affrontabili con l’aiuto di due amici, il loro livello di difficoltà cresce con l’aumentare del tempo e del livello del vostro equipaggiamento. Al momento sono disponibili sette tipi di invasioni differenti, i vostri obiettivi spazieranno dal difendere le vostre mura al curare i feriti, o nell’evitare dei tentativi di rapimento.
PRONTI ALLA GUERRAWarlords of Draenor propone otto nuovi dungeon che ci accompagneranno fino al livello cento e ci allieteranno nel tempo che dovremo aspettare per l’apertura del primo raid, previsto per il 3 dicembre. L’esperienza maturata negli anni è stata messa pienamente a frutto nel level design delle nuove istanze. I dungeon rispettano il classico stile World of Warcraft, con aree piene di nemici minori fino a boss animati da pattern offensivi più elaborati. Come a voler ricercare un ritorno alle origini, per salvare la pelle dovremo mantenerci in costante movimento, evitando i frequenti attacchi ad area che utilizzeranno i demoni maggiori di Draenor. I dungeon spaziano attraversano una buona varietà di ambientazioni, partendo dagli scontri sotterranei nelle Bloodmaul Slag Mines e passando per gli scontri in cielo nello Skyreach, arrivando alla foresta di Everbloom. Gli sviluppatori hanno cercato di accontentare i gusti di tutti i giocatori, anche se l’incursione migliore per noi è Grimrail Depot, ambientata su un treno in corsa: possiede quel sapore dei vecchi beat ‘em up arcade che non guasta mai. Come succedeva in passato, le instance possono essere affrontate a livello di difficoltà normale con giocatori cercati dal Looking for Group, ma per completarle a difficoltà eroica sarà necessaria una gilda con Teamspeak ed un buon livello di coordinazione tra tutti i partecipanti della missione. In attesa delle nuove spedizioni, per il decimo anniversario è stata riproposta una versione aggiornata del vecchio raid da quaranta giocatori: Molten Core. Accessibile comodamente tramite il Raid Finder, i vostri avatar di livello cento potranno affrontare nuovamente Golemag e i suoi seguaci adattati come energia al vostro livello, ma complessivamente depotenziati rispetto alla sfida che offrivano al tempo.
Senza voler rinnegare il suo passato importante, World of Warcraft sembra voler segnare con Warlords of Draenor un punto di svolta, e se un reboot non è possibile, gli sviluppatori hanno ridato vita ad alcuni elementi che da anni avevano perso interesse. Le professioni secondarie come il mining o herbalism sono tutte praticabili nel nuovo continente, idem per quasi tutti gli altri lavori completamente livellabili. L’albero delle abilità è stato semplificato, lontani dagli anni in cui per usare l’hunter servivano due tastiere, molte delle abilità meno utili sono scomparse in favore di una maggiore immediatezza del gameplay. Un giocatore che si approccia per la prima volta al gioco si troverà rapidamente a proprio agio con tutte le meccaniche, anche usando il boost per il livello novanta. La prima fase di Draenor è fondamentalmente un tutorial per i nuovi e per chi da tanto tempo non mette piede su Azeroth. Alcuni problemi sono stati riscontrati nell’interfaccia, negli anni i giocatori hanno avuto piena libertà di azione e di personalizzazione della UI, inserendo add-on creati da centinaia di appassionati utili a migliorare i comandi e l’utilizzo delle abilità; oggi la comunità dei modder è ancora attiva, ma non è più prolifica come negli anni del boom. Il risultato è riscontrabile nei numerosi programmi estremamente utili ma non più aggiornati, quindi inutilizzabili nel nuovo continente. Blizzard già con Mists of Pandaria ha cercato di ovviare il problema inserendo una loro versione del tracking per le quest, ma questo non funziona alla perfezione, in particolare non riesce ad adattarsi alla verticalità del level design e sono molti i giocatori che sentono la mancanza dello storico Carbonite e similari. Al momento la situazione è funzionale e quasi tutti gli add-on più famosi per i raid sono attivi, ma appoggiarsi sempre sulla community per programmi che in alcuni casi sono considerati indispensabili è indubbiamente pericoloso.
Le ambientazioni di Draenor sono intriganti, discostandosi completamente dal mondo un po’ fatato dei Pandaren. Questa volta vi troverete in un ambiente ostile come ai tempi di Wrath of the Lich King. Chi pensava che i designer Blizzard fossero a corto di idee dovrà ricredersi perché il nuovo continente è molto piacevole da esplorare e l’aver obbligato i giocatori a rimanere con i piedi per terra avrà sicuramente scontentato chi fa le speed run per raggiungere il cap, ma tutti gli altri potranno apprezzare ambientazioni più vive che mai. Il mondo proposto è completamente differente dalle Outland come le abbiamo conosciute ai tempi della prima espansione, e oggi grazie ad un sapiente uso delle inquadrature riuscirà a farsi apprezzare dai giocatori per la sua bellezza, nonostante la sua componente grafica non si possa certo definire al top. Tecnicamente Warlords of Draenor è molto superiore ai continenti esplorati in passato, nonostante questo Blizzard ha sempre puntato a raggiungere il maggior numero di utenti possibili piuttosto che sul conteggio poligonale. World of Warcaft è diventato famoso anche grazie alla sua capacità di girare su PC potenti quanto su quelli poco performanti, e le cose non sono molto cambiate: l’upgrade grafico è evidente ma sempre in linea con la filosofia della casa di Irvine. I modelli dei nuovi avatar e i NPC sono dettagliati e ben fatti, ma assolutamente non paragonabili a quelli dei tripla A usciti in questo periodo. Una menzione speciale va alla colonna sonora, una delle migliori mai proposte in un gioco. Le nuove tracce sono semplicemente epiche e daranno la giusta gloria alle vostre imprese.