Magazine Cinema
di Marc Forster (USA, 2013)
con Brad Pitt, Mireille Enos, Daniella Kertesz, David Morse, James Dale, Pierfrancesco Favino
VOTO: **/5
E' un film imbarazzante questo World War Z, soprattutto per chi lo deve recensire. Nel senso letterale del termine: l'imbarazzo è dovuto principalmente alla 'doppia anima' di questa pellicola, che suscita sentimenti contrapposti: in primo luogo, infatti, vorresti stroncarla senza pietà per la banalità della storia, la retorica a fiumi, l'assoluta inconsistenza di tutto il canovaccio narrativo, che sembra più che altro una 'macedonia' di tutti i titoli post-apocalittici più famosi, frullati insieme e shackerati senza troppa fantasia. Dall'altro, però, non si può non riconoscere l'abilità tipicamente hollywoodiana nel costruire blockbuster fracassoni, magari insulsi ma innegabilmente spettacolari e avvincenti, curatissimi nella confezione e di immediata presa sullo spettatore-medio. Quello che, per intendersi, non va al cinema tutti i giorni e chiede solo di divertirsi senza doversi spremere troppo le meningi...
World War Z è il classico popcorn-movie hollywoodiano: tipico prodotto da multisala, da vedere in compagnia, possibilmente in estate e considerare alla stregua di un videogioco: qui ci sono i (pochi) valorosi essere umani che combattono contro i terribili zombie, creature non-morte, ovviamente in sovrannumero, pronti ad infettare l'umanità intera. A salvare il mondo sarà come al solito un affascinante e coraggioso immunologo (il bel Brad Pitt) pronto a fare il giro del pianeta alla ricerca del prezioso antidoto che potrebbe porre fine alla guerra.
Film, come detto, buono per tutte le stagioni, assolutamente privo di qualsiasi spunto d'interesse e opportunamente 'rivisto' in sede di montaggio per smussare i toni più efferati (si fa per dire) ed evitare il divieto ai minori. Un film che si regge tutto sulle possenti spalle del suo protagonista principale, che non a caso è l'assoluta star della pellicola e pretende il vuoto intorno a sè: poco più comprimari infatti tutti gli altri attori (compreso il nostro Pierfrancesco Favino) relegati in parti assolutamente superficiali e prive di spessore. Zombie compresi, tra l'altro, mai visti così poco spaventevoli e quasi 'normalizzati' da uno script piatto e impersonale.
Una pellicola, dunque, allo stesso tempo inutile e godibile, insulsa e spettacolare, banale ma coinvolgente, fatta su misura per il pubblico delle multisale e delle arene estive: quasi inutile tentare ogni straccio di riflessione critica verso un film che è null'altro che ciò che appare: un giochino mangiasoldi e per palati tutt'altro che fini, che si dimentica in un battito di ciglia. E che testimonia ancora una volta quanto la produzione media hollywoodiana sia ormai in totale debito di storie e idee interessanti. Con buona pace dei 'maghi' degli effetti speciali, cui si può dire sia riservata la quasi totale responsabilità del successo del film.
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