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L'edizione numero 31 dello storico franchise, la prima priva del numero - i capoccioni della WWE pensano che ormai l'età segnalata invecchi la manifestazione - rappresenta anche il nuovo passo della federazione per eccellenza dello sport entertainment nel futuro, considerato il network che ormai gestisce ogni trasmissione del panorama WWE bypassando le televisioni free e a pagamento - almeno, per ora, negli States e nel Regno Unito -.
Come sempre è un'emozione, anche quando, di fatto, è proprio l'emozione a mancare.
I primi ricordi consapevoli - c'erano stati Tiger Mask e Antonio Inoki, certo, ma ero troppo piccolo perchè rimanessero così impressi nella memoria - delle emozioni che poteva regalarmi il wrestling risalgono ormai a venticinque anni fa, quando, a seguito di un'annata strepitosa, il mio favorito di allora Ultimate Warrior sfidò, allo Skydome di Toronto, Hulk Hogan, forse il supereroe per eccellenza del quadrato, che al grande appuntamento di Wrestlemania non era mai stato sconfitto: un match epico, ancora oggi uno dei più belli della Storia del wrestling americano, che terminò proprio con la vittoria del mio preferito ed il passaggio di consegne tra i due volti della compagnia.
Le cose, poi, non andarono come previsto, e Warrior finì per essere protagonista di una carriera altalenante e scombinata chiusa proprio lo scorso anno con l'ingresso nella Hall of fame, avvenuta solo pochi giorni prima della morte, mentre Hogan rimase un'icona tra le più importanti dello sport entertainment.
Ma le emozioni non finirono in quell'ormai lontano millenovecentonovanta, ed il wrestling e Wrestlemania, edizione dopo edizione, hanno continuato a regalarmi momenti memorabili, vissuti da solo, con gli amici, con mio fratello, con Julez o il Fordino, che spero possa essere sempre più partecipe ed accompagnare i suoi vecchi in quello che sogno come festeggiamento ideale per quando compirò quarant'anni: acquistare il pacchetto completo per presenziare al weekend di Wrestlemania, e godere dalle prime file di quello che è stato uno dei giocattoloni più irresistibili che mi ha tenuto compagnia fin da bambino.
Peccato che, quest'anno, il prodotto WWE abbia patito di un raffreddamento del sottoscritto iniziato con l'abbandono della federazione da parte di CM Punk, convertitosi alle MMA e probabilmente mio numero due di tutti i tempi giunto ad un paio d'anni di distanza dal ritiro del numero uno, Shawn Michaels, che contro Undertaker aveva regalato due dei migliori incontri della Storia di Wrestlemania - se non i migliori - qualche anno fa, aggravato dalla gestione scellerata di alcuni giovani lottatori potenzialmente molto interessanti come quello che avrebbe dovuto essere il protagonista di questa 'Mania, Roman Reigns, che ricorda Khal Drogo, ha legami di parentela con The Rock e fino a qualche mese fa pareva destinato a raccogliere il testimone di John Cena, l'Hogan degli Anni Zero.
Peccato che rendere Reigns "imposto" come ai tempi fu Cena ha remato contro al ragazzo, fischiatissimo alla Rumble e letteralmente asfaltato da Brock Lesnar nel corso del main event, con quel "Welcome to suplex city, bitch!" che è immediatamente diventato un cult per gli appassionati di lungo corso come il sottoscritto: peccato che la frase di Lesnar - sicuramente uno dei più impressionanti interpreti di questa disciplina - sia stato uno dei pochi picchi di emozione di un'edizione discreta nel lottato ma davvero troppo piatta per essere Wrestlemania.
Certo, il colpo d'occhio del Levis Stadium ha del clamoroso, il bump preso da Dean Ambrose - lanciato da dentro a fuori ring su una scala colpita in pieno con il collo - spaventoso - incredibile sia uscito illeso -, l'incontro tra Sting e Triple H storico, la forma fisica di Undertaker tornata accettabile dopo lo scempio dell'anno passato, la sorpresa di Seth Rollins importante per preservare sia Lesnar che Reigns, eppure il brivido vero è mancato.
E non perchè il sottoscritto sia invecchiato, sia chiaro.
La speranza, dunque, è che il Superbowl del wrestling possa tornare a stupirmi come fece in quella primavera di venticinque anni fa, e se proprio dovrò scontare qualche edizione "minore", spero che si conservino le cartucce migliori per quando sarò lì, tra le prime file, a vivere sulla pelle la magia di una disciplina che è stata, è e resterà uno spettacolo unico.
Suplex o no.
MrFord
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