questo post partecipa al writing tuesday dell’interno 105
.§Li Bai§.
alle sei meno un quarto di mattina, il campanile della chiesetta di fronte faceva puntualmente vibrare l’aria con il suo rintocco angelico, ma a dire il vero il risveglio di Stefania da circa una settimana non aveva nulla di angelico. anzi per lei era un ripiombare all’inferno. con la bocca impastata di sonno la testa pesante e le palpebre ermeticamente incollate, si faceva spazio tra le varie brandine che occupavano il tragitto vero la cucina, con annessa salvifica tazzina di caffè espresso.
di malavoglia bonfonchiava un buongiorno mesto a tutta la combriccola che già vestita di tutto punto e zaini in spalla, contava letteralmente i minuti per poter scendere giù in cantiere, dal prof e dagli operai…prontissimi per una lunghissima e caldissima giornata di scavo, immersi nelle pieghe del tempo che fu.
Stefania li osservava durante il tragitto verso l’area degli scavi e più passavano i giorni, anzi le ore più si accorgeva che quello decisamente non era il suo posto, non era quella la vita che voleva. la sera, stanchissima per i turni massacranti e per le ore trascorse sotto al sole a imbustare reperti e a spalare terreno all’infinito, si buttava sulla branda e chiudeva persino il cellulare. non aveva voglia di impelagarsi in discussioni casalinghe sulle sue scelte universitarie, oppure in controti ricatti morali con il suo ragazzo gelosissimo perchè aveva infine scelto di fare qualcosa senza prima chiedere il suo permesso.
così trascinava i giorni, contava quanto mancava alla fine delle sue settimane da apprendista archeologa, senza allacciare rapporti e senza contribuire alla riuscita del lavoro di studio. No, Stefania aveva chiuso quella pagina della sua vita ancor prima di aver scritto il primo capitolo. Intestardita, controvoglia, amareggiata, sconfitta, desiderava che fosse al più presto il momento della partenza da quel luogo dimenticato dal resto del mondo, in una provincia campana sonnolenta e sonnacchiosa, dove l’unico punto di apertura al dibattito era rappresentato dall’edicolante nella piazza principale del borgo cilentano. voleva andarse da lì. tornare alle sue cose, alla vita che preferiva, al corso di cucito alle lezioni di tango e al manuale di letteratura cinese classica che aveva lasciato ammuffire sulla scrivania. lo desiderava disperatamente il suo manuale, riprendere in mano la lettura dei poeti della dinastia Tang e cercar di cavar un 28 almeno un 28 al prossimo esame della sessione straordinaria.
una sera al colmo della disperazione andò a confidarsi con il suo caposquadra che la strigliò a dovere: ”scusa, ma ci stai ancora pensando? credi che star qui a perder tempo ti faccia stare meglio? prendi il borsone e torna al tuo cinese, al tuo Li Bai!” Stefania uscì ammutolita dalla stanza, andando a rifugiarsi sulla sua brandina. la notte e la sonora strigliata portarono però un buon consiglio e il mattino dopo di Stefania, della piccola e incompresa Stefania non c’era traccia al campo base. restava solo un bigliettino attaccato alla moka espresso con sopra un breve saluto a tutti i suoi ormai ex colleghi di archeologia.
a distanza di anni non sono riuscita a riprendere i contatti con Stefy, ma spero con tutto il cuore che abbia finalmente trovato nel suo cuore la giusta strada da percorrere in campo universitario e nella sua vita!