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Wu Zhao, la prima imperatrice della Cina

Creato il 29 maggio 2013 da Pietro Acquistapace

Un articolo scritto per Sapore di Cina

La morte di Tai Zong

Siamo in epoca Tang (618-907), una dinastia che vede la Cina consolidare la recente unità politica ed allargare i suoi confini. In particolare sotto l’imperatore Tai Zong l’espansione cinese raggiunge la Corea, il bacino del Tarim (già posseduto in precedenza) e, tramite accordi matrimoniali e diplomatici, il Tibet, il Giappone ed i regni di Funam (nei pressi del delta del Mekong) e Champa (nell’odierno Vietnam).

La penetrazione in Asia Centrale mise Tai Zong a diretto contatto con i Turchi Occidentali, il che sarà di estrema importanza nella successiva storia cinese. Alla corte di Chang’an giungevano tributi da paesi anche lontani ma un paese resisteva ancora: la Corea.

Alla morte di Tai Zong le cose sono destinate a cambiare, e sulla scena compare Wu Zhao, sua concubina. Ritiratasi, come da consuetudine, in un tempio buddista alla morte del padrone, Zhao venne presto richiamata a corte dal figlio di Tai Zong, ossia Gao Zong, che si dice avesse una passione per l’amante del padre.

L’ascesa di Wu Zhao

E qui ci addentriamo nella leggenda che avvolge la futura imperatrice, ossia quella di una donna bella e passionale, le cui grazie davano potere ma anche la disgrazia, finanche la morte, per chi ne perdeva il favore. Nel 655 Wu Zhao venne dichiarata ufficialmente moglie dell’imperatore al posto dell’imperatrice Wang, accusata di avere tramato per uccidere Tai Zong.

La corte si divise subito tra favorevoli e contrari a Wu Zhao, che in ogni caso assunse sempre più un ruolo effettivo nella guida dell’impero, dopo che nel 660 Gao Zong venne colpito da paralisi e divenne cieco, non riuscendo più a presiedere agli affari di stato.

Wu Zhao accentrò presto il potere nelle sue mani, circondandosi di una schiera di dignitari a lei fedeli, e ancora la leggenda dice che fossero allo stesso tempo suoi amanti.

Wu Zhao voleva essere libera e senza condizionamenti, arrivando al punto da deporre Zhong Zong, figlio di Gao Zong ed erede designato al trono alla morte del padre nel 683.

Il regno del terrore

Al posto del figlio refrattario ai suoi “consigli,” l’Imperatrice elevò al rango di sovrano Rui Zong, fratello di Zhong Zong, inasprendo ancora di più le divergenze con parte della corte.

La deposizione di Zhong Zong fu infatti vista come illegittima da parte della corte e scatenò nell’impero ribellioni che, seppur represse, ne minarono l’unità politica. Per la Cina iniziava un regno del terrore, dove gli avversari di Wu Zhao erano ricercati, scovati e messi a morte. Il più importante tra i ribelli fu Li Jingye, in precedenza sostenitore della bella Zhao.

Ma altri importanti ministri, come Pei Yan e Liu Weizhi, furono costretti al suicidio una volta sospettati di essere infedeli all’Imperatrice. La potente aristocrazia di corte vedeva ora drasticamente ridotto il proprio potere nella gestione degli affari di stato, e l’accesso alle alte cariche dipendeva sempre più dal rapporto personale con la sovrana, ormai supremo arbitro delle sorti del paese.

Una nuova dinastia

Wu Zhao arrivò addirittura al punto di fondare nel 690 una nuova dinastia, la Zhou (allo scopo di acquisire legittimità rifacendosi all’antica dinastia Zhou), divenendo a tutti gli effetti la prima imperatrice donna nella storia della Cina.

Per preparare la sua ascesa a imperatrice Wu Zhao ricorse alla religione buddista, e in particolare al sutra della Grande Nube, che preannunciava la discesa sulla terra di Maitreya (il Buddha della compassione) a guida dell’intero pianeta, ma soprattutto in forma femminile.

Vennero inoltre diffuse tra la popolazione notizie di presagi annuncianti la venuta di una Saggia Madre che avrebbe recato felicità e benessere alle popolazioni di tutto il mondo.

La capitale venne spostata a Luoyang, con un intento politico ben preciso, ossia quello di sottrarre la corte all’influenza dell’aristocrazia del Nord-Ovest. Il terrore instaurato da Wu Zhao aveva infatti come obiettivo, oltre alla difesa del potere personale, il consolidamento di uno stato centralizzato, salvaguardando le istituzioni da un’aristocrazia che minava la recente unità della Cina.

Per raggiungere questo scopo venne sviluppato il sistema degli esami, portando alle alte cariche di governo una classe di uomini nuovi, scelti per il merito più che per le origini familiari. Sempre in questa prospettiva va letto il controllo che l’Imperatrice esercitava sugli esami stessi, come l’avere reso obbligatorio, nel 693, un testo da lei scritto.

La fine della dinastia

La dinastia Zhou, tuttavia, non ebbe vita lunga. Le discordie interne alla corte di Wu Zhao divennero presto insostenibili, ed i contrasti tra l’aristocrazia e i favoriti dell’Imperatrice insanabili. La stessa Wu Zhao rinunciò a sostenere la candidatura al trono del nipote Wu Chengsi, scegliendo come erede Zhong Zong, restaurando così di fatto la dinastia Tang.

Nel 705 un gruppo di cospiratori irruppe nel palazzo imperiale costringendo Wu Zhao ad abdicare, uccidendo inoltre i fratelli Zhang, potenti favoriti dell’Imperatrice e di Taiping, sua figlia.

Era la fine di Wu Zhao e della sua breve dinastia, ma la restaurazione dei Tang non fu felice. Si aprì infatti un periodo di scontri nella corte, con un progressivo decadimento della vita politica, il che sembrò giustificare le titubanze che Zhao ebbe al momento di scegliere un successore.

Il giudizio degli storici

Nel dare un giudizio sull’opera di Wu Zhao la storiografia è divisa. Per alcuni fu un periodo buio, dove una donna dissoluta e bramosa di potere giunse ai vertici dell’impero. Una Messalina che reggeva il paese usando favoriti, la cui fortuna politica dipendeva dalle voglie della sovrana.

In sostanza un regno del terrore fondato sulla lussuria e sulla cupidigia, ma per altri studiosi le cose andarono ben diversamente. Cresciuta nell’epoca Tang, che fu modello per paesi come la Corea e la Manciuria, Wu Zhao si preoccupò soprattutto di consolidare le istituzioni della Cina, tentando di sottrarre il paese alle spinte centrifughe della potente nobiltà del Nord-Ovest.

Istituzioni che nei progetti dell’Imperatrice dovevano essere difese da nuovi funzionari, il cui spirito di corpo e la fedeltà al sovrano prendesse il posto dei legami, e degli interessi, familiari della vecchia classe dirigente.

Wu Zhao tentò di fare delle Cina il centro religioso e civile del mondo, dando alla nuove dinastia delle solide fondamenta che attingessero anche alla religione, nello specifico quella buddista, abolendo l’editto di Tai Zong che, dal 674, dava la precedenza al taoismo sul buddismo.

Anche il confucianesimo era un ostacolo, a causa dei suoi precetti, per una donna che si ponesse effettivamente al comando dell’Impero. Wu Zhao risolse inoltre la “questione coreana” nel 660, tramite l’alleanza con il regno di Silla, che le permise di sconfiggere, mediante un attacco su due fronti, il nemico coreano.

In conclusione l’imperatrice Wu Zhao fu un personaggio estremamente affascinante, ed il dibattito su chi fu in realtà sta a dimostrarne la complessità. Grande statista con a cuore l’interesse dell’impero o donna sciagurata e dedita a soddisfare la propria libidine?

Quello che resta certo è che la breve dinastia da lei fondata si colloca in un punto cruciale della storia cinese.



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