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"I am Heathcliff."
Cime Tempestose Di Emily Brontë è una creatura letteraria inquieta e sfuggente, mostro vibrante di violenza e vendetta che forse sarebbe meglio non disturbare tanto spesso: nonostante le numerose trasposizioni cinematografiche e televisive i fantasmi di Catherine e Heathcliff non riescono a trovare riposo, rievocati al momento opportuno perché la loro storia di dolore sembra sempre un dono troppo prezioso per essere lasciato alla sola pagina scritta.
Sfidare questo capolavoro richiede dunque un impegno non indifferente e non c'è da stupirsi che la regista britannica Andrea Arnold( Red Road, Fish Tank) si sia lanciata nell'impresa sconfessando del tutto la struttura complessa, stratificata e vertiginosa dell'opera originale: presentato in anteprima alla 68ma Mostra del Cinema di Venezia il suo Wuthering Heights scarnifica il racconto fino al midollo, cancellando ogni traccia delle velleità romantiche e sentimentali tanto favorite dai precedenti adattamenti, per cedere il passo a una parabola negativa dal sapore sanguigno che non si risparmia nel dipingere l'essenza, quasi animalesca, dell'attrazione fatale fra i due protagonisti.
Girato nell'inusuale formato del 4:3 e con un realismo incline al Malickiano(la fotografia di Robbie Ryan, premiata a Venezia, è uno spettacolo), l'ambizioso affresco di Andrea Arnold trasforma la dimora di Mr Earnshaw in un casolare povero e sporco come mai prima mentre la camera a mano, cucita addosso ai personaggi perché ogni respiro o ferita riesca a trasudare sensualità, bracca con fare insistente Catherine e Heathcliff nel mezzo della brughiera: il vento freddo dello Yorkshire ci sbatte in faccia in tutta la sua furia, le bestie vengono maltrattate e uccise con freddezza brutale e gli amanti si rotolano nel fango prima che la loro carne finisca piegata dalle frustate, dimenticando ogni gentilezza o dolcezza propri dell’amore.
Meglio suggellato dalle prove dei giovani attori esordienti(Shannon Beer e Solomon Glave) che da quelle degli adulti(una lieve Kaya Scodelario e un James Howson più intenso quando privo di battute) il legame fra la ribelle Catherine e il rude Heathcliff, antieroe per la prima volta dalla pelle nera e per questo ancor più estraneo al microcosmo che lo circonda, si nutre di una passione malsana e infetta che lascia leccare via il sangue dalle ferite ma preferisce condannare a morte che dimenticare: le poche linee di dialogo rimaste nella sceneggiatura svaniscono nel silenzio di campi infiniti lasciandoci soli a testimoniare la fusione di due anime insaziabili, viscerale e disturbata nella sua bestialità e pronta a consumarsi con forza, in una scena da brivido, anche contro il corpo senza vita dell'amata.
Delle Cime Tempestose che conosciamo forse è rimasto ben poco, ma lo spirito indomito e selvaggio della storia respira e pulsa ancora senza sosta.
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