I RACCONTI DI NICOLETTA LAPI
STORIA DEL PRINCIPE CHE AVEVA PERSO IL SORRISO
In un paese lontano, di là dal mare, regnava un giovane principe che tutti chiamavano il “Principe Allegro” perché era sempre sorridente e in vena di scherzare con tutti.
Ma i suoi ministri e il Gran Ciambellano erano molto preoccupati. “Il nostro principe non prende niente sul serio” dicevano. “e invece la vita è una cosa seria. Lui scherza, ma ci sono tante cose per cui preoccuparsi: gli affari di Stato, l’economia, la produttività…Noi glielo ricordiamo in continuazione, ma lui sorride e ci liquida con una battuta.” Un certo giorno, stanchi di buttare i loro rimproveri al vento, decisero di consultare un mago. Se no, che ci stanno a fare i maghi?
“Come possiamo convincere il nostro principe spensierato ad essere pensieroso? Come fare per fargli aprire gli occhi sulla realtà della vita?” chiesero.
Il mago ci pensò un po’ su, tanto per fare scena, e poi disse:”L’unica cosa da fare è portarlo al pozzo della Realtà: in fondo a quel pozzo vive l’orco Disperato, ci penserà lui a fargli mettere la testa a posto: è il suo mestiere.”
Così i ministri ed il Gran Ciambellano si misero d’accordo: progettarono per il principe una gita con gli amici in campagna, dalle parti del pozzo. La primavera era appena cominciata e c’erano tante cose da ammirare: alberi, fiori, nidi di uccelli…Il principe fu entusiasta dell’idea.
Gli amici, ben istruiti dal Ciambellano, lo portarono, così, per caso, vicino al pozzo.
“Ma che bello!” disse Allegro. “Deve essere antichissimo.” e vi si chinò sopra per guardarci dentro. Si fa sempre così quando si vede un pozzo. In quel momento gli amici se la dettero a gambe levate ma lui non se ne accorse perché era troppo intento a guardare un volto riflesso nell’acqua. “Sono io o non sono io?” si chiese, sforzandosi di vedere meglio, ma restò indeciso perché quel volto gli assomigliava ed al tempo stesso, era diverso.
Poi il volto si animò e cominciò a parlare.Era l’orco, l’avrete già capito.
“Salute a te, principe Allegro.” disse. “La tua visita era stata annunciata. mi hanno detto che tu vuoi conoscere la realtà della vita.”
“Veramente questo è quello che continuano a raccomandarmi i miei ministri: non è che io ci pensi un granché. Comunque se tu mi puoi illuminare, d’accordo, guardiamo questa realtà.”
“Chinati di più, guarda bene nell’acqua” disse l’orco.
Allegro si chinò e davanti ai suoi occhi cominciò a scorrere il film della vita: fatica e riposo, allegria e tristezza, paura e speranza, dolore e gioia. Il principe che conosceva solo gioia e spensieratezza, rimase atterrito ed il sorriso scomparve dal suo volto.
“Grazie, Altezza” disse l’orco, afferrando al volo quel sorriso “era proprio quello che mi occorreva” e si rituffò nella profondità del pozzo.
La sua vita cambiò: le sue giornate furono riempite dagli affari di Stato, si occupava di tutto, lavorava dall’alba al tramonto e spesso anche di notte perché non riusciva a dormire più bene come prima.
I ministri, dapprima contenti, si accorsero ben presto che l’ansia e le preoccupazioni facevano rapidamente invecchiare il loro principe.
Allora richiamarono il mago tanto bravo a dar consigli.
“Non siete mai contenti” disse il mago. “Prima sorrideva troppo, ora non sorride mai. Io che ci posso fare? Il suo sorriso se lo è acchiappato l’orco del pozzo. Provate pure a richiederglielo, ma scommetto la barba che non otterrete un bel nulla.”
“Tornerò io al pozzo.” disse il principe. “Lì ho perso il mio sorriso e lì lo riconquisterò con le buone o con le cattive.”
Questa volta andò al pozzo da solo, camminava lentamente e con la testa bassa: non vedeva più il verde degli alberi e non sentiva più il canto degli uccelli.
Arrivato al pozzo, si lasciò cadere per terra e pianse.
Poi gridò: “Orco Disperato, rendimi il mio sorriso!”
Allora riapparve nell’acqua il volto dell’orco.
“Devi sapere” disse “che la vita quaggiù è piuttosto spiacevole. Sono sempre nell’umido e prendo un raffreddore dopo l’altro. Ma non sono più Disperato perché ho il mio tesoro, il tuo sorriso che mi rende felice. Ti prego, lasciamelo.”
Il principe lo guardò e lo riguardò e sembrava che non si stancasse mai di guardare il suo sorriso sulla faccia dell’orco. Poi disse: “E va bene, tientelo”.
E gli venne spontaneo di fare un sorriso, pieno di compassione.
Poi se ne tornò a casa, con tutti i suoi pensieri e le sue preoccupazioni, ma li sentiva leggeri perché il nuovo sorriso che gli era apparso sul volto gli faceva rivedere il verde degli alberi e risentire il canto degli uccelli.
Nicoletta Martiri Lapi