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X Factor e la crisi del decimo anno

Creato il 11 dicembre 2015 da Signorponza @signorponza

Ieri sera si è conclusa la nona edizione della versione italiana di X Factor. Ha vinto Giosada, per la gioia delle casalinghe che non sapevano più per chi votare dopo la dipartita di Morgan. Ma non è di Giosada, né della sua BRAVURA che vorrei parlare oggi (per quello ci sono i liveblogging delle scorse settimane).

X Factor e la crisi del decimo anno

X Factor è un programma che amo e continuo ad apprezzare fin dalle prime edizioni targate Rai. Tuttavia, mai come quest'anno, mi sono reso conto che qualcosa comincia a non funzionare. E come quando in una relazione si inizia a intravedere una crepa, bisogna agire immediatamente. Motivo per cui ho deciso di aprire il mio cuore e spiegare al popolo di Milazzo che cosa secondo me dovrebbe cambiare nel programma affinché questo possa continuare ad essere pazzesco.

X Factor ha avuto senza dubbio un grande pregio: ha dimostrato, soprattutto in questi ultimi anni su Sky, che in Italia è possibile fare una televisione di qualità. "Qualità" significa allestire uno show che sia spettacolare, curato nei dettagli, che ruoti per la maggior parte attorno alla musica e che sia in grado di rispondere a un pubblico esigente. Col passare degli anni, però, lo show sta perdendo sempre di più di vista il suo obiettivo primario: cercare la prossima popstar.

È possibile che un talent musicale la cui finalità è sfornare una popstar in grado di imporsi sul mercato musicale italiano (e perché no, anche internazionale) faccia sempre più fatica ad assegnare ai concorrenti cover di brani attuali, commerciali e nei primi posti delle classifiche? È possibile che gli inediti (anomalia tutta italiana, nelle altre versioni infatti non esistono) siano brani spesso piatti e senza anima?

No, non dovrebbe essere possibile, ma è sempre più così. Il problema secondo me sta nel fatto che nelle ultime edizioni la preoccupazione principale è stata quella di trasformare il programma per renderlo sempre più family friendly. Fatti fuori i giudici con i caratteri più forti (Morgan e Simona, penso soprattutto a voi), le edizioni n° 8 e n° 9 sono state caratterizzate da una totale monotonia, dall'assenza di battibecchi significativi tra i coach e da percorsi musicali senza particolari guizzi (con poche eccezioni. Fedez, penso a te. E non solo quando scrivo questi post). Coincidenze? Non ne sono sicuro.

X Factor e la crisi del decimo anno

La mancanza di competitività e di scontri frontali tra i giudici ha molto attenuato la spinta a concentrarsi sul percorso dei concorrenti e sulla coerenza tra le assegnazioni e le potenzialità (pop) di ciascuno di essi. Mi sono sembrati tutti molto più preoccupati e concentrati nel mettere in evidenza le proprie conoscenze e preferenze musicali. Almeno, questa è la mia impressione. Ci vorrebbe meno amore tra i giudici e più "sei falsa, Simona, cazzo!".

X Factor e la crisi del decimo anno

Dunque per evitare la crisi del decimo anno, chi produce X Factor dovrebbe secondo me per prima cosa abbandonare l'idea di trasformarlo a tutti i costi in un programma per famiglie (d'altronde Italia's Got Talent c'è già, no?); in secondo luogo dovrebbe riportare un po' di etero(geneità) sul banco dei giudici perché non è scritto da nessuna parte che un percorso artistico lo possano costruire solo musicisti e cantanti (anzi); infine, bisognerebbe tornare a ricordare più che mai che lo scopo di X Factor è quello di lanciare delle popstar sul mercato musicale. Delle popstar degne di questo nome.

In questi nove anni X Factor ha dimostrato che si può fare tv di qualità in Italia. Perché a questo punto non provare a dimostrare che in Italia si può fare anche musica di qualità? La sfida è aperta.

X Factor e la crisi del decimo anno

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