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Xera, la ragazza con la spada (pag. 133)

Da Valeria Ricci @iside2184
Elesya riaprì gli occhi pian piano, affinché potessero abituarsi in fretta a quel baluginare color malva. La luce sembrava provenire dalla staffa, adagiata al suo fianco sul pavimento. Rialzò la testa e iniziò a cercare con lo sguardo i suoi amici, scoprendo con rammarico di essere sola con la persona che più disprezzava. <<Dove sono Rei e Xera?>> domandò reggendosi il capo. <<Finalmente! Hai dormito a lungo e mi stavo preoccupando!>>esclamò lo spadaccino avvicinandosi a lei. La giovane maga fu sorpresa per l’insolito comportamento del ragazzo, al punto da incominciare a farfugliare nel momento in cui Dereth le prese la mano. <<No … cioè mi sento meglio adesso … e quindi … davvero eri preoccupato?>>riuscì infine a chiedere con non poca difficoltà. L’espressione dello spadaccino tuttavia mutò e in pochi istanti il suo volto si fece serio. <<No, mi sembra ovvio! La mia unica preoccupazione era di dover restare qui ancora a lungo>> rispose dopo aver scansato la mano della ragazza con sdegno. Il ragazzo si rialzò e fissandola dall'alto in basso, aggiunse <<Adesso rialzati, hai riposato abbastanza. Se dovessi ascoltare il tuo russare un minuto di più, potrei trafiggerti una seconda volta>>. Elesya corrugò la fronte e la collera prese il sopravvento. 

Subito allungò la mano sulla staffa e indirizzandola verso Dereth, evocò le catene che lo legarono da capo a piedi. Il ragazzo però non perse la calma <<Di nuovo questi ninnoli, ci hai già provato>> asserì muovendo le spalle nel tentativo di liberarsi, ma Elesya lo anticipò. Sollevò ancora la staffa e la batté a terra due volte. Le catene si separarono dall'artefatto e infine generarono dei fulmini dalla luce oscura. Il ragazzo urlò dal dolore ma il suo orgoglio gli impedì di piegarsi. Facendo ricorso alla sola forza fisica, spezzò gli anelli metallici in un lampo. Poi, tornato in piedi, sguainò il suo fioretto deciso a vendicarsi. <<Mi hai fatto davvero infuriare. Senza i tuoi amici a proteggerti, non puoi nulla>> affermò fiondandosi su di lei. Elesya, stupita per la facilità con cui Dereth si era liberato, indietreggiò di qualche passo evitando a stento la scoccata fatale. Un taglio netto sul braccio iniziò a sanguinare, ma la maga era troppo terrorizzata per avvertirne il dolore. <<Che ti prende, usa i tuoi poteri e sottometti quest’essere insulso>> la redarguì Nephes invadendo i suoi pensieri. <<Non fai più la spavalda adesso?>> Dereth l’aveva messa con le spalle al muro e certo della vittoria, smise di attaccarla. 

<<Lo sapevo, non vali niente!>>le bisbigliò all'orecchio mentre con le dita prese a sfiorarle i capelli corvini. Elesya chiuse gli occhi. Dereth allora si fece più audace e dalle ciocche spostò la mano prima sul viso e poi sulla spalla, fino a che strette le dita attorno al lembo logoro della camicia, fu sul punto di strapparla. La giovane maga però non si era arresa e nel momento in cui li riaprì, qualcosa in lei era cambiato. Il suo esile corpo iniziò a emanare una forte energia negativa, che respinse lo spadaccino violentemente. Dereth si risollevò a fatica ma le sue gambe non vollero collaborare, poco dopo, infatti, ricadde a terra sulle ginocchia. Elesya si spostò verso di lui a piccoli passi e più gli si avvicinava, più l’energia diventava intensa e asfissiante. Dereth rinfoderò subito il fioretto e si accasciò contro la parete; era malconcio a causa della rissa e benché il curatore gli avesse guarito la frattura, le altre ferite pulsavano ancora. <<Sei fortunata strega che fossi già ferito, altrimenti sarebbe finita in maniera diversa>> la stuzzicò portando le braccia dietro la testa. Elesya si fermò e così l’emissione di energia. <<Allora vorrà dire che quando ti sarai ripreso, ti farò a pezzi>>ribatté decisa. <<Io vado a cercare i miei amici; per quanto mi riguarda, puoi anche restare qui … saresti solo un peso ridotto in quelle condizioni>> disse affondando la lama nella piaga. Lo spadaccino si rialzò ma questa volta con successo, <<Sei molto sicura di te>> affermò studiando la caverna, <<Chissà se davanti a Lodo lo sarai in egual misura>>. 
Elesya interrogò Vheles sul da farsi <<La catena che ho affidato al curatore si è spezzata>> commentò l’artefatto. <<Deve essere successo qualcosa, Rei non avrebbe mai interrotto volontariamente il collegamento>> rifletté la fanciulla ma Dereth la interruppe sbuffando. <<Io vado, sono stanco di perdermi in chiacchiere>> e subito avanzò di qualche passo verso la stretta fessura che collegava le due caverne. Giunto però al centro di questa, si rese conto che l’oscurità gli avrebbe impedito di proseguire oltre, << Maledizione, tanto vale procedere a occhi chiusi!>> esclamò frustrato. Una luce apparve alle sue spalle. Dereth si voltò e quando gli fu accanto, vide il volto della giovane maga che lo fissava contrariata. <<Ti sei perso? Buon per te che io sappia far funzionare il cervello>> si pavoneggiò sollevando Vheles dal quale proveniva il fascio luminoso. <<Stammi dietro … non voglio doverti venire a cercare>> lo provocò. Dereth era furente ma non osò replicare. Camminarono a lungo ma con l’avanzare, si resero conto che la fessura si diramava in molteplici direzioni. Fu in quel momento che Elesya urtò qualcosa di metallico. Dereth tuttavia fu abbastanza rapido da impedirle di cadere. <<Stai più attenta>> la rimbrottò <<Non è colpa mia>> ribatté illuminando il terreno. Il suo volto si rilassò solo quando scoprì che l’ostacolo non era altro che il fido Maglio di Reilhan. <<Com'è finito tanto lontano?>> si chiese la fanciulla dopo essersi inginocchiata per sollevarlo. L’arma però era troppo pesante. <<Spostati>> la ammonì lo spadaccino cingendo il Maglio. Dereth corrugò la fronte e senza distogliere lo sguardo dal terreno, afferrò la mano della maga che impugnava Vheles, indirizzando così la luce verso degli strani solchi nel fango. <<è stato trascinato>> spiegò studiando la profondità delle impronte. <<Il tuo amico non l’aveva con sé quando si è incamminato, quindi può voler dire che ...>> Dereth si zittì <<Continua!>> insistette Elesya, <<Non siamo soli!>>.

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