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<<Richiama la tua evocazione>> la esortò Reilhan nel tentativo di scansare l’ennesimo colpo di Lodo, ma proprio quanto pensò di averla fatta franca, la sagoma del sovrano delle paludi scomparve, lasciando al suo posto una nuvola di fumo. <<È la gemma sulla sua fronte a conferirgli il potere delle illusioni>> urlò Dereth dall’argine opposto del lago, <<Cosa?>>ribatté Elesya e lo stesso fu per Reilhan, <<La gemma! La pietra sulla fronte di Lodo gli permette di generare illusioni>> ripeté il ragazzo, ma la figura imponente di Lodo apparve proprio alle sue spalle. Dereth fu scosso da un brivido freddo che gli percosse la schiena, si girò di scatto e senza neanche rendersene conto, fu colpito dalla zampa sinistra della bestia. Il suo corpo fu trafitto dagli artigli di Lodo, che con un sorriso sghembo sul volto, iniziò a giocarci quasi fosse un pupazzo di pezza. Reilhan coprì gli occhi dell’amica per impedirle di assistere alla cruenta scena, bagnandosi delle lacrime della fanciulla. <<Fatti forza>> le sussurrò all’orecchio, <<Ti prometto che se ne usciremo vivi, farò di tutto per portarvi via da questa dannata isola>> aggiunse titubante proprio nel momento in cui Lodo si liberò del corpo dilaniato, gettandolo via come spazzatura. Con le narici annusò il sangue sulla sua zampa, ottenebrato dall’aroma ferroso che parve rinvigorirlo. Senza perdere altro tempo si girò su se stesso e individuati i due ragazzi, li caricò imbizzarrito. Ogni singolo passo fece sussultare la terra, ma non fu abbastanza rapido da colpirli. Reilhan si gettò alla sua destra, mentre Elesya alla sua sinistra. Separati dal corpo ingombrante di Lodo, furono costretti ad attaccarlo individualmente, scoprendo tuttavia che i loro singoli colpi s’infrangevano contro la coriacea corazza della bestia. Reilhan non si arrese, così sfruttando le catene generate dall’amica, si arrampicò sul cranio di Lodo nel tentativo di colpire la stessa gemma che gli aveva indicato Dereth prima di morire. Il sovrano delle paludi però non era uno sprovveduto e per impedirgli di raggiungere il suo tesoro più prezioso, si agitò infuriato. Fu in quel momento che un portale oscuro si aprì proprio dinanzi al suo muso, dal quale ne fuoriuscì un cane costituito di sole ossa. Gli occhi scarlatti dell’evocazione puntarono la bestia e poi Elesya. Di nuovo li scrutò e ancora tornò a concentrarsi sulla persona che lo aveva evocato. La giovane maga allora batté la staffa sul terreno affinché il cane la riconoscesse, ma per tutta risposta questi si avvicinò ringhiando, costringendola ad arretrare di qualche passo. <<Elesya, i nostri poteri sono influenzati dalla magia di Lodo. Non perdere il controllo o ci si ritorceranno contro>> asserì Reilhan reggendosi con tutta la forza che aveva per non essere scalzato da Lodo. La maga perciò si fece coraggio e contro ogni logica andò incontro al cane non morto. L'evocazione rimase immobile fino a che la giovane leva non gli accarezzò il capo, lo sguardo minaccioso si mitigò e finalmente la riconobbe <<Ben tornato amico>> gli sussurrò nella fessura sul cranio. La coda ossuta all’improvviso smise di agitarsi e rimase immobile, poi con le fauci spalancate l’evocazione afferrò il polso di Elesya, che colta alla sprovvista urlò a squarcia gola. La fanciulla riaprì gli occhi soltanto dopo che un forte frastuono la fece tornare in sé. L’origine del boato fu l’ennesimo attacco a sorpresa di Lodo, che poté evitare solo grazie ai riflessi fulminei della sua evocazione. Il cane, infatti, l'aveva trascinata via senza però evitare di ferirla. Il polso e l’avambraccio recavano ancora i segni del morso, di cui Elesya non ebbe modo di preoccuparsene, poiché bersagliata da continui contrattacchi di Lodo che intanto l’aveva presa di mira. Fu quando la pelle iniziò a bruciare, che riconobbe gli effetti del morso. I canini dell’evocazione, infatti, erano intrisi di un veleno estremamente tossico, che di li a poco avrebbe raggiunto il cuore. Le vene attorno al taglio diventarono man mano più scure, fino a che dello stesso colore della pece, non incominciarono a diramarsi come le radici di un albero. Il braccio s’intorpidì all’istante, mentre il veleno risalì fin sopra il gomito per poi raggiungere la spalla. <<Usa il sangue!>> le urlò il curatore, <<Non posso, Xera morirà!>> ribatté la fanciulla con le lacrime agli occhi, <<Xera capirebbe, inoltre se noi morissimo qui, per lei non ci sarebbero comunque speranze. Sbrigati Elesya, non resisterò a lungo!>> aggiunse allo stremo delle forze. La giovane maga afferrò la boccetta, la vista era quasi del tutto annebbiata e la mano le tremava. Sollevò l’ampolla sulla ferita ma priva d’energie, perse la presa facendola rotolare oltre il suo corpo. Reilhan si sentì ardere dalla rabbia, perché ancora una volta non era in grado di aiutare le sue amiche. L’evocazione tuttavia non perse tempo, con un balzo raggiunse la boccetta, tornò dalla sua padrona e con le zanne socchiuse, la incrinò quel tanto che bastava per permettere alle poche gocce scarlatte di raggiungere la ferita avvelenata. Non appena il sangue sfiorò il veleno sul taglio, incominciò a bruciare al pari di fiamme roventi ed Elesya urlò in maniera straziante esaltando lo stesso Lodo. In pochi istanti perse i sensi e riversa al suolo, si ritrovò in balia della bestia.
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