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Xera, la ragazza con la spada (pag. 46)

Da Valeria Ricci @iside2184
I tre ragazzi, ancora scossi dal nuovo incontro, su suggerimento di Murdar, si accomodarono sul grande divano, di velluto verde, dinanzi al camino. Con tutto quello che era accaduto, Xera non aveva ancora avuto modo di osservare, le stanze private del Saggio. Diversamente dal resto della casa, quella camera le sembrò più vissuta. Le grandi finestre che davano sulla terrazza, la illuminavano in ogni angolo, rendendola calda e accogliente e tutti i muri, erano occupati da quadri, trofei, fotografie e campioni di piante dal nome impronunciabile. Persino l’antica scrivania, era sommersa di testi di ogni genere, alcuni aperti, altri invece, accatastati fino a formare torrette abbastanza alte, da costituire un pericolo qualora fossero crollate. Il camino ardeva, nonostante fosse estate, ma non produceva calore anzi, al contrario, rinfrescava la stanza come una frizzante brezza primaverile. Non stupì quindi, che le fiamme fossero di una tonalità diversa. I toni pastello tendenti al rosa, fecero si che Elesya, ne rimanesse incantata. Xera ricordò allora, che proprio dal tetto della locanda, aveva già notato del fumo colorato, fuoriuscire dalla capanna e ricordò inoltre, la spiegazione di Reilhan, secondo cui, le fiamme si tingevano in base allo stato d’animo del Vecchio. <<Almeno è di buon umore!>> pensò la guerriera. Un angolo della stanza era tappezzato di tomi, ma la fanciulla, ebbe il presentimento che la biblioteca del saggio, fosse altrove. Murdar si accomodò accanto alle Giovani Leve e fingendo di scaldarsi le mani, al freddo fuoco, sospirò contento per la visita ricevuta. <<Vi confesso che ero impaziente di conoscere la mia nuova piccola Leva>>asserì sorridendo, poi prese la mano della guerriera e la strinse; un gesto affettuoso che sorprese Xera. Aveva già avuto modo di ascoltare innumerevoli storie sul Saggio Murdar e nonostante tutti lo descrivessero come un uomo gentile, Xera non aveva potuto fare a meno di immaginarlo, autoritario e imponente: aspetto tipico di chi ricopre un ruolo così importante. Quando però si ritrovò seduta accanto a lui, mano nella mano, la tensione provata fino a poco prima, svanì. Era talmente a suo agio, che se avesse chiuso gli occhi per un momento soltanto, avrebbe giurato di essere a casa. Murdar apparentemente, dava l’impressione di essere un comune uomo dall’età un po’ troppo avanzata. Non aveva tanti capelli, se non qualche ciuffetto argenteo, sulle larghe orecchie. Indossava tuttavia, un cappello dalla forma irregolare e dalle cuciture storte, come fosse stato il dono di una bambina per il suo nonnino. Era vistosamente giallo, con qualche toppa a fiori, stoffa forse appartenuta a qualche antico arazzo. A guardarlo bene, ricordava lo stesso tessuto delle tende appese in quella stanza. Il volto era disseminato da solchi e rughe che nel complessivo, ingentilivano il viso del saggio. Le voluminose sopracciglia grigie, sembrarono a Xera, la ragione per la quale Murdar tenesse sempre gli occhi socchiusi, quasi fossero troppo pesanti da sorreggere, tuttavia di tanto in tanto, si potevano scorgere i suoi profondi occhi grigi, colmi d’esperienza e lungimiranza. La tunica che indossava, era di una sbiadita tonalità verde acqua e contrastava fortemente, con il cappello sulla sua testa. Al centro della tunica, appeso al collo, c’era un grande gioiello, blu come le acque del mare e sferico come la luna. Era un monile insolito per essere indossato e se fissato a lungo, sembrava quasi che contenesse le stesse acque che circondavano Horsia, ma perennemente agitate. Quello era l’unico accessorio prezioso, portato dal saggio. 
<<Sono contento di conoscerti piccola guerriera, il mio nome è Murdar Oedh Tolmeo Zaubher, ma puoi chiamarmi “Sua Eccellenza”>>. Xera s’irrigidì improvvisamente e così anche Elesya. Reilhan al contrario, sembrò molto divertito. <<Ah! Ah! Ah! Non temere piccola, neanche quando ho presieduto il Concilio, ho permesso che mi si chiamasse in questo modo; nonno andrà benissimo>> e sorridendo, strinse la piccola mano. << Non faccio che ripeterlo a tutte le mie Giovani Leve, ma nessuna di loro mi vuol far contento; con te però, sono molto speranzoso!>>. Xera sorrise, finalmente l’uomo che le sedeva accanto, non incuteva più alcun timore. Per circa un’ora, la fanciulla narrò tutte le avventure vissute sull’isola e Murdar ascoltò in silenzio, senza mai interromperla. Anche quando raccontò di Chundra (stranamente non ebbe alcuna remora) il saggio preferì non intervenire. <<Adesso che sei giunta al mio cospetto, debbo chiederti se intendi proseguire il tuo viaggio>> disse mestamente il Vecchio. <<Non devi rispondermi subito, è una decisione importante che richiede una giusta dose di riflessione>>. Xera avrebbe voluto urlare le sue ragioni, non sopportava chi metteva in dubbio la sua forza di volontà, tuttavia, trattandosi del Saggio Murdar, preferì meditare su quanto le era stato detto, soprattutto dopo l’incontro con Alea. <<Non era mia intenzione rabbuiare il tuo viso, bambina mia: ci sono ancora troppe cose che non conosci; confido tuttavia, che l’incontro con le persone giuste, al momento opportuno, sapranno aiutarti nel compiere la tua scelta>>. Murdar si alzò a fatica, sembrava molto stanco e con passo lento, raggiunse un armadio di legno scuro che Xera non aveva ancora notato, come fosse apparso soltanto in quel momento. Quando lo aprì, consegnò a Reilhan tre borsellini porpora con dieci monete ciascuno, all'interno. <<Da oggi potrete accettare le missioni che i miei concittadini vorranno assegnarvi: vi basterà registrarvi da Hillin e lei provvederà ad avvisare il resto della popolazione di Horsia>> spiegò il saggio, <<Rei, figliolo sai già come muoverti; spero che tu possa continuare a guidare queste due splendide fanciulle, hai fatto un ottimo lavoro fin ora>>. Reilhan si emozionò, le parole di Murdar furono più gratificanti di cento medaglie. <<Si signore! Se loro mi vorranno, le accompagnerò fino alla fine della competizione>> rispose il curatore. Non ci fu però, bisogno di rispondere, i sorrisi sui volti delle sue amiche, bastarono.<< È mia abitudine, fare un dono alle Giovani Leve che raggiungono la mia dimora per la prima volta>> spiegò, <<Sentitevi libere di farne ciò che più vi aggrada, anche di disfarvene: sarà solo una vostra scelta>>.Murdar tirò fuori da una delle due tasche della tunica, una piccola chiave d’ottone, poi aprendo un cassetto della sua scrivania, afferrò una pergamena purpurea, chiusa da un sigillo in ceralacca nero. <<Vieni avanti, giovane nipote di Abelor>> disse, porgendo il documento a Elesya, << Una volta domandai a tuo nonno, perché tra tutti i rami della magia conosciuti, si fosse votato alla Negromanzia. Abelor allora, mi guardò sorpreso: “Murdar, vecchio amico mio” mi disse “Conosci forse qualche altra magia, capace di ridisegnare la morte?”. Ci pensai per alcuni minuti, ma non compresi subito il senso delle sue parole: “Che cosa intendi dire?” domandai e lui rispose “Per molti la morte è la fine di tutto ma per un Negromante invece, non è altro che una transizione tra una vita e l’altra”. Da quel momento, compresi la bellezza di questa magia e devo ringraziare tuo nonno per questo. Vorrei quindi farti dono dell'incanto, frutto dei primi studi avanzati di Abelor; ho il dubbio che sia stato creato apposta per te e che il mio compito fosse solo quello di preservarlo, ma chi può dirlo!>>. Elesya si commosse, voleva ancora molto bene a suo nonno, nonostante fossero passati diversi anni, dalla sua scomparsa.
Non appena consegnò il documento, Murdar si spostò sul lato opposto della stanza e con non poca difficoltà, tolse dalla parete accanto all’ingresso, il grande scudo tondo di lucido metallo. Nonostante fosse impeccabile, lo lustrò con la manica della tunica e dopo averlo osservato con nostalgia, lo consegnò a Xera. <<Ciò che distingue i guerrieri tra loro, è la motivazione che li spinge a impugnare le armi: vendetta, rabbia, amore, lealtà. Questi sentimenti, modellano il cuore di ognuno di essi, rendendoli unici nel loro genere. Da quel che ho potuto capire, piccola Xera, il tuo intento è di proteggere le persone che ami, giusto?>>. La fanciulla annuì. << Bene! A mio avviso non c’è niente di meglio di un solido scudo, ma sarà solo la sincerità del tuo cuore a far si che questo pezzo di metallo, diventi un muro tra le persone che ami e i loro nemici>>. Xera era confusa, non capì che cosa intendesse il saggio. Una volta brandito, lo poté osservare attentamente. Era lucido e stranamente leggero, nonostante le dimensioni. Non vi erano segni che facessero pensare a quanto potesse essere vecchio, anzi al contrario, sembrava essere stato appena forgiato. L’unica cosa certa, era che il cuore di questo, fosse costituito d’argento lunare, al contrario della corona esterna che invece, era di bronzo. Tra un’incisione e l’altra, Xera intravide delle lettere <<Divaahr>> disse ad alta voce, <<Shhh!>> fece prontamente il vecchio saggio, <<Non svegliarlo te ne prego, è molto permaloso. Se convocato inutilmente, potrebbe decidere di non mostrarsi per secoli. Pronuncia il suo nome, soltanto se non ci sono più speranze e non prima>>. Il saggio tornò a sedersi accanto al fuoco <<Questo è tutto, bambini miei, adesso credo proprio che riposerò, non sono più un giovanotto; naturalmente, sarete miei ospiti per stasera>>, scosse un campanellino e in men che non si dica si sentirono dei piccoli passi, raggiungere in fretta le stanze di Murdar. La porta si spalancò e la bambina, dalla tunica rosa confetto, fece la sua comparsa. <<Hillin, conduci i miei piccoli alle loro stanze, hanno bisogno di riposare>> disse il saggio. Elesya rabbrividì, avrebbe voluto non avere niente a che fare con quella strana creatura, che al contrario, era parecchio divertita, dall’espressione terrorizzata della giovane maga. Quando i ragazzi iniziarono a seguire Hillin, Xera rimase indietro, non sapendo come trasportare l’ingombrante scudo. <<Ah! Ah! Ah! Ti chiedo perdono, ho dimenticato di spiegarti come usarlo, l’età gioca brutti scherzi; ti basterà imbracciarlo e si adatterà a te, assumendo un’altra forma>>. La fanciulla sollevò lo scudo e tramite le cinture interne, di cui era dotato, lo legò al braccio sinistro. In un primo momento nulla cambiò, poi però, Xera avvertì uno strano calore sull’avambraccio e subito dopo lo scudo si rimpicciolì fino a tramutarsi in un anello d’argento, su cui, a sua volta, era incastonata una versione ridotta di Divaahr. <<Singolare, non l’avevo mai visto con quest’aspetto>> disse il saggio, grattandosi la fronte. La fanciulla indossò l’anello sul dito medio della mano sinistra e senza perdere altro tempo, si congedò, raggiungendo così i suoi compagni. Prima di lasciarsi le grandi porte alle spalle però, si voltò e guardando il vecchio, disse <<Grazie per il regalo … Nonno!>>. Murdar sorrise soddisfatto e con un cenno della mano, socchiuse l'uscio.

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