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Xera, la ragazza con la spada (pag. 81)

Da Valeria Ricci @iside2184
Cap. 7 Rhinvel, la spina di rosa.

Quando i ragazzi abbandonarono il castello, si trovarono dinanzi un nuovo scenario. L’ambiente malsano e tossico della foresta nera era mutato e al posto delle lunghe radici spinose, era comparso un bosco lussureggiante con alberi maestosi e dall’apparenza antichi. <<Com’è possibile?>> si domandò Xera incredula. <<Quei rovi erano il frutto di una magia della regina. Con la sua morte sono svaniti, rivelando il vero aspetto di questo posto>>spiegò Reilhan.Trascorsero due giorni e presto il gruppo raggiunse Kodur. Elesya congedò la creatura, giunta infine presso la locanda di Aldaria che non appena vide i tre ragazzi, li accolse a sue spese affinché riposassero. La donna aveva una certa simpatia per Xera poiché le ricordava Mya, la giovane nipote da qualche tempo partita alla volta di Norton. Essendoci numerosi ospiti in quel periodo, Elesya e Xera dovettero dividere la stanza; a Reilhan invece ne toccò una più piccola e vicina alle cucine, ma nessuno osò lamentarsi. Aldaria li rifornì anche di nuove vesti e nuovi mantelli che però i ragazzi vollero pagare, considerando che già in passato avevano potuto apprezzare la grande generosità della donna. Mentre la guerriera riposava, Elesya rammendò al meglio i loro vecchi abiti poiché ancora utilizzabili, per poi lavarli e stenderli sulla panoramica terrazza della locanda. Ammirare l’ameno paesaggio, riuscì a risollevarla dopo giorni di sofferenze. Anche Reilhan subito la raggiunse, confessando alla maga che quello era il suo posto preferito in assoluto. Era quasi il crepuscolo e il secondo sole lentamente si nascose dietro la sottile linea che divideva il cielo e il mare. Ogni edificio si tinse di rosso e arancione e tramite i riflessi sulle finestre, i colori del tramonto si diffusero in ogni strada del villaggio. Sulla cima della scogliera la casa di Murdar era la più luminosa, potendo godere di una posizione privilegiata offertale dall’altezza. Dal camino fuoriusciva del fumo color smeraldo, che suscitò nei ragazzi ilarità e allegria. Elesya osservò Reilhan, il suo viso era stanco ma rilassato. La barba incolta e i capelli lunghi sino alla fine del viso, gli conferivano un’aria vissuta e un po’ trasandata, tuttavia nel complesso non mitigavano il suo fascino. Gli occhi blu come il cielo del tardo pomeriggio e i capelli rossi, rendevano quel ragazzo molto attraente. 
Elesya arrossì ma subito distolse lo sguardo, temendo di destare l’attenzione del Novizio. <<Come stai?>> gli chiese, interrompendo il silenzio. <<Sono stato meglio, in verità! Non riesco a riposare come vorrei! Ogni volta che chiudo gli occhi, rivedo me stesso pugnalare Xera senza provare rimorso o dispiacere. In seguito tocca anche a te, mentre io me ne resto fermo, guardando i vostri corpi senza dire una parola>>. Il ragazzo nascose la testa tra le mani, ed Elesya gli si accostò. <<Non è colpa tua!>> gli disse, <<Goreha ti aveva plagiato con il suo veleno. Non eri in te! Inoltre tu stesso hai potuto constatare, che le azioni non sempre sono guidate dalla nostra volontà. Quella cicatrice sul petto non ha incrinato la vostra amicizia, perché sapevi che Xera non era cosciente quando te l’ha inferta. Lo stesso sarà per lei. Grazie a te poi, le è rimasta solo un’impercettibile cicatrice che nemmeno si nota. Facciamo che siete pari!>> aggiunse sorridendo e se anche l’umore del Novizio non era migliorato, si sentì un po’ più sereno.Quando i ragazzi abbandonarono la terrazza, il cielo era puntellato di stelle e nella locanda incominciò a diffondersi un piacevole profumo di carne arrosto. Spazzolarono la loro cena in men che non si dica e ancora esausti, tornarono nelle loro stanze per riposare. Non appena il primo sole fece capolino, Elesya aprì gli occhi ma si rese subito conto che il letto accanto a lei era vuoto. Si rivestì in fretta e - scese le scale - si ritrovò nella stanza dal grande camino completamente sola. Per alcuni minuti perlustrò l’intera locanda, ma di Xera nessuna traccia. Poi preoccupata per la sua assenza, corse ad avvertire il Novizio che ancora assonnato, si vestì in fretta per unirsi alle ricerche. Non percorsero molta strada tuttavia, poiché avvertirono due voci concitanti far baccano nel vicolo. Le due leve abbandonarono la locanda per raggiungere il luogo in questione e vi trovarono Xera e Kowal nel pieno di un’animata discussione. La fanciulla stringeva tra le mani la lunga spina scarlatta, mentre il fabbro se ne stava con le braccia conserte, scuotendo freneticamente il capo. <<Non è un materiale adatto per farne una spada. Si lavora con difficoltà, inoltre il compenso che ti chiederei è troppo alto, perché tu possa permettertelo>> sostenne Kowal. Il suo aspetto inculcava timore a causa della possente stazza e della vasta cicatrice sull’occhio destro. Le sue braccia erano muscolose, dovendo sollevare ingenti pesi e battendo il metallo ogni giorno. Aveva i capelli brizzolati: un miscuglio tra il nero della notte e il candido della neve. E le sue folte sopracciglia non erano certo da meno, seppur la destra fosse divisa a metà dai resti di una vecchia ferita. Indossava i vestiti tipici di Kodur, più una specie di corazza spessa, che proteggeva il fabbro dalle scintille incandescenti. Non a caso quell’armatura era gremita di schegge metalliche sul ventre. Sulla cintura erano disposti una serie di attrezzi indispensabili per il suo lavoro, tutti un po’ malconci ma solidi e spessi. Ogni volta che Xera apriva bocca, lui scuoteva il capo e di conseguenza il lungo codino sulla schiena, si muoveva come fosse la coda di un gatto. Reilhan abbozzò un sorriso. Per quanto quell’uomo sembrasse spaventoso, la guerriera non parve intimorita e senza peli sulla lingua, iniziò ad alzare la voce, sfidandolo sul suo stesso campo di battaglia. Presto la strada divenne molto rumorosa e diversi abitanti del villaggio iniziarono a far capolino dalle loro finestre, con il volto ancora assonnato. Il Novizio dovette quindi intervenire. <<Ci perdoni signor Kowal, la mia amica non voleva offenderla!>> affermò, ma Xera subito lo smentì. <<Mi è stato detto che saresti stato in grado di piegare persino le montagne, pur di farne delle armi. Invece ora mi ritrovo davanti a un vecchio pigro, il cui unico scopo nella vita è accumulare denaro>> asserì incrociando le braccia attorno alla spina. <<Altri fabbri farebbero carte false pur di realizzare una spada con un artefatto tanto prezioso. Il “Cuore di Goreha, la regina delle rose” è qui dinanzi a te e tu cosa fai? Scuoti il capo, solo perché non posso offriti la cifra che mi chiedi. Ti ho proposto l’intero compenso della missione appena svolta, ma hai rifiutato, dimostrando che la tua avidità è pari alla fama che ti contraddistingue>>. Reilhan restò senza parole. <<Che cosa gli avresti promesso?>> affermò sbalordito, ma subito distolse lo sguardo dall’amica per concentrarsi sul nerboruto uomo dagli occhi furenti. In un primo momento sembrò sul punto di esplodere, poi però si calmò e iniziò a ridere così forte da far tremare i muri della fucina. <<Ne hai di carattere, bambina!>> bofonchiò dandole una sonora pacca sulle spalle che le fece quasi perdere la presa sulla spina. <<trecento monete d’oro, non una di meno!>> aggiunse lanciandole un eloquente sguardo che le fece comprendere di non dover insistere oltre. <<Ci sto!>> rispose la ragazza stringendo con forza la mano dell’uomo. <<Per Lanth, che presa decisa! È tempo di mettersi a lavoro, avrai così modo di racimolare le monete che mi hai promesso>> disse prima di congedarsi con in mano l’artefatto.Elesya riprese a respirare. <<Possibile che nulla ti spaventi?>> lamentò con una mano sul cuore, come a volerlo trattenere nel suo corpo. <<Posso dire lo stesso di te, amica mia!>> asserì Xera circondandola con il suo braccio, <<Sei tu che vanti una scheggia nel cuore!>> mormorò facendole un occhiolino. Elesya arrossì e avvolta dal calore della guerriera, la strinse a sua volta incamminandosi verso la bottega del vecchio speziale. Reilhan invece continuò a lamentarsi, facendo notare alla sua amica che la somma pattuita avrebbe prosciugato le loro intere finanze, senza contare che la ricompensa era di sole duecento monete e non trecento. <<E tu credi forse che quell’uomo se la caverà con duecento misere monete?>>spiegò irritata. <<Siamo quasi morti … me ne deve minimo quattrocento!>>.

Il curatore preferì non contestarla, quando Xera si metteva in testa qualcosa, era difficile dissuaderla. Inoltre avvertiva ancora una certa tensione anche solo nel parlare con lei. La guerriera si fermò bruscamente. Poi voltandosi di scatto si avvicinò al Novizio quanto bastava per condividere quasi lo stesso respiro, tanto da costringerlo ad arretrare per l’imbarazzo. Sollevandosi sulle punte dei piedi, si portò alla stessa altezza dell’amico e lo fissò torva. <<Che cosa stai facendo, Reilhan?>> sbraitò. Il curatore però non seppe rispondere poiché colto alla sprovvista. <<Non so di cosa tu stia parlando! Inoltre non ti garantisco una serietà duratura, se continuerai a parlarmi con le movenze di una danzatrice>> disse cercando di cambiare argomento ma Xera era caparbia e non accettò la sua risposta. Tornando con i piedi per terra, la guerriera si avvicinò ancora una volta, <<Sai di cosa sto parlando! O devo forse ripeterti le parole che hai detto a me in quel bosco? Vuoi che mi spogli per mostrarti la cicatrice? Magari ti convinceresti più facilmente in questo modo!>>, affermò infine. Reilhan sospirò, poi rassegnato, abbassò le spalle e prendendo per il polso l’amica dall’aria ancora imbronciata, la trascinò in direzione della bottega. Anche Elesya si unì al compagno, cingendogli il braccio con le mani e insieme s’incamminarono per terminare la loro missione. <<Ammetto che mi sarei aspettato una proposta migliore da una donna!>> disse volgendole le spalle, <<Andiamo! Invitare un uomo a guardare il proprio corpo senza vesti, dovrebbe essere un momento speciale! Se lo fai con quella faccia però,  ti assicuro che per quanto tu possa essere bella, l’uomo scapperà a gambe levate!>>. Xera arrossì e subito provò a controbattere ma Reilhan la spinse a sé e ponendole un braccio sulle spalle, la ringraziò. Con l’altro braccio invece strinse allo stesso modo Elesya; dopo tanto tempo non si sentì più solo.

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