Reilhan trasalì quando ascoltò le parole del saggio, <<Ma Xera … che vuol dire tutto questo?>> domandò in preda all’agitazione, dopo di che si fiondò in prossimità dell’arco, con il solo scopo di riprendersi la sua amica. <<Rei!>>urlò la giovane maga, afferrandogli il braccio poco prima che superasse l’arco. <<Sei impazzito?>> asserì Elesya con un tono spaventato, <<Cosa credi di fare?>> rincarò la dose. <<Non possiamo lasciarla lì, è in pericolo>> cercò di giustificarsi il ragazzo e di nuovo provò a oltrepassare la barriera ma con scarsi risultati. Non appena, infatti, questi sfiorò una delle due colonne, il suo braccio fu respinto indietro. Nello stesso instante inoltre, ogni singolo simbolo presente sul suo corpo si fece incandescente e in preda al dolore, Reilhan iniziò a contorcersi sul pavimento. Murdar gli fu subito accanto e afferratogli il viso con entrambe le mani, lo fissò senza dire una parola. <<Ragazzo … che cosa hai fatto?>> le rughe dell’uomo divennero più scure mentre tra le sue mani stringeva il viso dolorante del suo protetto. <<Non ti è concesso di oltrepassare il mondo dei morti, sulla pelle è incisa la tua condanna. Perché spingersi a tanto?>> domandò con tono angosciato ma le uniche parole che il ragazzo riuscì a proferire furono: <<Devo aiutarla!>>. L’uomo chiuse gli occhi per non vederlo soffrire e quando i simboli si fecero più dolorosi, il curatore fu sul punto di perdere i sensi.
Una melodia però rischiarò i loro cuori, un canto soave che placò in pochi istanti il dolore lancinante del ragazzo. Il saggio sollevò il capo in direzione dell’arco, sorprendendosi che la barriera avesse permesso a quel suono di oltrepassare il confine tra i vivi e i morti. <<
Xera!>> affermò il ragazzo rimettendosi in piedi, <<è la sua voce, non ho alcun dubbio>> aggiunse. La guerriera si lasciò trasportare dal coro che occupava i suoi pensieri e pur non rendendosene conto, il suo corpo si fece man mano sempre più inconsistente. Lentamente prima le gambe e poi le braccia diventarono senza peso e infine lo stesso dorso si era fatto leggero come l’aria. Riaprì gli occhi quindi e iniziò a guardarsi intorno. Non intravide nulla tuttavia, se non della nebbia fitta che circondava l’intera caverna. Abbassò allora la testa per osservare se stessa e ancora fu sorpresa nel vedere che sebbene non ne percepisse il peso, il suo corpo era immutato se non in un dettaglio. I suoi capelli erano diventati tutti bianchi e lunghi sino alle caviglie, fluttuavano come immersi in acqua. Xera sbarrò gli occhi dallo stupore e istintivamente tentò di sfiorarsi la spalla ma con scarsi risultati. La sua mano, infatti, non volle saperne di collaborare. I suoi timori tuttavia di nuovo furono acquietati dal coro, quando all’improvviso il silenzio tornò. <<Dove siete?>> domandò tra se e se cercando di attirare l’attenzione delle voci, ma nessuno rispose alla sua invocazione. Infine, sul punto di impazzire, qualcuno le sussurrò una frase all’orecchio <<Chiamami e verrò da te!>>. La mente della guerriera subito si svuotò di tutte le angosce, le ansie e i timori che l’avevano colta e ritornata la pace, nuovamente chiuse gli occhi. Le mani prima unite si adagiarono sui fianchi e sollevato il capo, Xera cercò la melodia nascosta nel suo cuore. Fu in quel momento che le parole di sua madre le tornarono alla mente, <<Cantiamo la canzone di Pillim figlia mia, affinché il viaggio di tuo padre nel regno eterno sia allietato>>. Non pensava a quella frase da molto tempo, perché allora ricordarla proprio ora? Più cercava di non pensarci e più quella frase si faceva pressante e quando non fu più in grado di ricordare altro, si arrese. Aprì la bocca, ripensò alla canzone e mentre le parole iniziarono a scorrerle nella testa come un flusso incontenibile di ricordi, la sua voce si fece di nuovo suono.