Dopo aver fatto un bagno caldo e indossato i nuovi abiti, i due amici si recarono nella sala da pranzo principale, raggiungendo così il resto del gruppo e il Saggio Murdar.
Una volta preso posto, iniziò la cena che tutti consumarono senza troppe formalità. Dopo mesi, per la prima volta, ebbero la possibilità di trascorrere una piacevole serata, in compagnia di amici e buon cibo. Quando la cena finì, Aldaria invitò i suoi ospiti nella stanza adiacente, dove un grande camino, scoppiettava vivace. Quando tutti presero posto, sui grandi divani della locanda, iniziarono uno ad uno, a narrare le proprie avventure vissute sull'isola, per rallegrare il vecchio Saggio che con molta attenzione, ascoltò i suoi protetti. Ad eccezione di Elesya, tutti avevano già avuto modo di passare del tempo con lui, infatti, nessuno era né disagio né tanto meno in imbarazzo. <<Figlia mia, il tuo nome, dunque, è Elesya>> disse il Saggio, <<Si signore, sono Elesya e vengo da Payanir>> rispose arrossendo.<< Payanir? Era tanto tempo che non sentivo nominare quella splendida città, ricordo ancora quegli ottimi sformati di bruco di palude: da ragazzo ne ho mangiati in grande quantità>>aggiunse, provocando perplessità tra i ragazzi, che al contrario del vecchio, consideravano quella pietanza disgustosa. <<Mai sottovalutare la prelibatezza di un buon bruco di palude, anche se solo in pochi sanno rendergli giustizia>> ripeté come risposta ai loro volti nauseati. <<Si, è vero Signore, ci sono cuochi bravissimi nella mia città>> disse Elesya con un po’ di imbarazzo, ma lusingata. << E dimmi bambina, conosci la famiglia Muritor? Il vecchio Abelor era un gran chiacchierone e un abile tessitore; a volte con la parlantina, quasi eguagliava la velocità delle sue esperte mani. Ah! Ah! Ah! Questa però è una lunga storia e non voglio annoiarvi >>.<<Certamente Signore, conoscevo Abelor Muritor, era mio nonno! Purtroppo ci ha lasciati quattro anni fa>>rispose Elesya rammaricata. <<Che inaspettata coincidenza, la nipote di Abelor sulla mia isola; dimmi piccola, intendi seguire le sue orme e dedicarti alla Negromanzia?>> domandò Murdar curioso, suscitando non poca sorpresa nella ragazza. <<Come fate a saperlo Signore>>rispose Elesya e prontamente Reilhan le spiegò, che era del tutto inutile sorprendersi, poiché il Saggio sapeva tutto di tutti e niente di nessuno. <<Esatto figlio mio, io dico sempre: “Se vuoi sopravvivere, devi conoscere tutto di tutti ma, se intendi vivere a lungo, è meglio non sapere niente di nessuno!”>>.Elesya non capì che cosa intendesse dire Murdar, tuttavia fu onorata di sapere, che il Saggio fosse un vecchio amico del suo adorato nonno. Dopo qualche ora Faiha, Zabora, Shùly e Keldas si congedarono, raggiungendo le loro stanze per riposare. Norwen invece, li aveva già preceduti, volendo accertarsi di persona, che la sua amata stesse bene. Nella grande stanza, prima gremita di gente, erano rimasti solo in tre e finalmente i due amici, poterono narrare tutto quello che avevano omesso in precedenza, circa le condizioni della loro compagna. <<Avete affrontato molte difficoltà, bambini miei!>> disse loro visibilmente dispiaciuto, << E solo la Dea sa, quante prove ancora attendono la vostra povera amica; le è toccata una triste sorte >> aggiunse, <<Non temete tuttavia, il sacrificio che ha compiuto quella straordinaria ragazza, sarà ripagato! La Dea Raifhee non permetterebbe mai che una fanciulla così valorosa, paghi un prezzo tanto alto>>. Poi alzandosi a fatica, disse loro <<Quando Xera si sveglierà, raggiungetemi sulla scogliera, sono proprio curioso di conoscere colei che ha tenuto testa a Mihrrina; era ora che la mia bambina incontrasse un’amica con cui giocare>>. Poi, ridendo ancora una volta buffamente, lasciò la locanda. <<Che cosa intendeva con l’espressione “un'amica con cui giocare”?>> domandò Elesya incredula. <<Non lo so, è difficile decifrare cosa celano le sue assurde parole, tuttavia se quelle due dovessero davvero diventare amiche, temo che quest’isola non sarà più la stessa>> rispose Reilhan, lasciando correre la sua fantasia e allo stesso tempo, impallidendo al pensiero che quanto detto dal saggio, si potesse avverare.