Bologna, Freakout.
Dopo la bellissima performance dell’artista giapponese Rie Nakajima al Raum, ci rimettiamo in sella per arrivare allo spettacolo del gruppo di Pomona, California. Gli Xibalba, in realtà originari del Messico, il cui nome potrebbe essere tradotto come “luogo di paura” secondo la mitologia Maya, di paura ne mettono eccome, soprattutto grazie all’ultimo capolavoro Hasta La Muerte, oscura produzione della già cupissima Southern Lord. Il sound proposto dalla band mischia soprattutto due macro generi: brutal death metal e beatdown hardcore punk. Il risultato è violenza pura. Un odio così concentrato dovrebbe far tremare i più grandi pit del mondo, ma l’Emilia rimane paranoica e si tira indietro per non spaventarsi troppo. Bisogna dire che, quando si incrociano due generi così lontani, spesso la band risulta troppo hc ai metallari e troppo metal per i kids: ciò implica un seguito molto di nicchia.
Arriviamo mentre suonano gli Hierophant (band di casa nostra in tour con gli Xibalba), che quest’anno hanno composto il loro secondo album Great Mother: Holy Monster, prodotto da Bridge Nine Records. Gli Hierophant fanno parte di quella frangia di gruppi hardcore in movimento verso generi più estremi come il black metal (anche se dai puristi verrebbe molto criticata questa etichetta) o lo sludge, che fusi insieme danno origine a un sound accostabile a quello dei The Secret (c’è anche del sangue comune?). Il palco è tenuto molto bene sopratutto grazie al cantante, che pieno di energia ce la trasmette in modo fisico e attacca il pubblico, lo fa smuovere dalla sua staticità del tutto inadatta alla situazione. Qualcuno risponde, ma pochi attimi dopo il leggero movimento viene soffocato dalla massa. Non sempre un gruppo in apertura riesce a far scaldare la serata. Il muro di suono creato dalle chitarre distorte e dalla velocissima batteria ci colpisce in pieno, il che ci dimostra l’effettiva bravura degli Hierophant. Live d’effetto.
Pochi istanti per il cambio palco, noi siamo già in modalità mosh delle più tamarre, nella speranza che la scarsa reazione del pubblico durante gli Hierophant sfoci adesso in una carneficina. Ci sono dei rappresentanti della Padova Hardcore, scena fertile negli ultimi tempi. Il concerto comincia subito con una valanga di bassi irrigiditi dalla potente voce del cantante, Nate Rebolledo, che scende dal palco per avvicinarsi ai timidi spettatori. I membri della PDXHC tentano subito un side-to-side ma l‘open pit genera solo astio nei confronti di chi, paradossalmente, se ne sta lì ad ascoltare gli Xibalba come se facessero musica da camera. Senza demordere, i kids più interessati al concerto provocano un mosh accennato, ma scene assurde: c’è gente che li butta a terra, li blocca o, il massimo, li minaccia di “tagliargli la gola”, trasformando quello che poteva essere uno dei concerti hardcore dell’anno in un concerto qualsiasi, con un ottimo gruppo, ma solo un concerto. Gli Xibalba palesemente non sembrano divertirsi e durante la title track “Hasta La Muerte” siamo solo in tre a singalongare. Le canzoni fanno lo stesso scuotere le nostre teste, unico arto che ci è permesso muovere per non irritare i Lord e non rompere le unghie alle Lady. Le vibrazioni sono potentissime, degne dell’etichetta per la quale sono uscite. Nonostante il gruppo non dia il meglio di sé dopo aver visto le reazioni del pubblico, riesce comunque a rendere giustizia ai pezzi dell’ultimo album, che si scaglia pesante contro di noi. Ci viene trasmessa molta carica negativa ma siamo costretti a tenercela dentro, e, senza neanche un bis, usciamo delusi, non per il concerto in sé, che è stato ottimo, ma da quello che ci aspettavamo essere un evento collettivo unico. Ci rifaremo domani con i Rotting Out.
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