E’ una giovane cameriera che dalla provincia americana di Salt Lake City approda a San Francisco la protagonista del cortometraggio Dreamers (Francia 2015, 21’23”) della giovane regista francese Bettina Armandi-Maillard, una delle opere della sezione International Short Competition del XIV RIFF; la giovane incontra un ragazzo che passa le sue giornate ad accatastare mattoni e andare in giro con la sua macchina di lusso e insieme decidono di andare a trovare un anziano guru della televisione, che intrattiene il pubblico con monologhi sugli strani casi del destino e le libere associazioni di idee; l’uomo invita i due giovani a casa sua e li esorta a partire con lui per New York l’indomani mattina. La giovane cameriera è entusiasta, in quella manciata di minuti è contenta di aver incontrato per caso quelle persone che le stanno dando la possibilità di fare nuove esperienze. Al mattino dopo l’uomo che la sera prima l’aveva invitata ha già preso il volo senza di lei. Ritrova il giovane con il quale aveva vissuto quel curioso incontro e decide di non tornare più al lavoro di cameriera, ma di proseguire quello strano viaggio. Di fronte ai due c’è una delle tante strade ripide di San Francisco, il viaggio, il passaggio all’età adulta non è facile ma ricco di occasioni da cogliere al volo (“sono venuta a San Francisco perché a San Francisco le cose accadono”).
Grass Widow (Zelenà Vdova, Repubblica Ceca, 2014, 38’40”) del regista ceco Lubo Kucera, nella sezione Student Short Competition e la storia di un ricatto al quale è sottoposto un uomo politico in odore di elezioni, pizzicato con una donna seminuda in macchina e filmato da un uomo che non ha nulla da perdere; il “ricattatore” si stabilisce nel giardino di casa dell’uomo politico e instaura un rapporto di amicizia con la moglie una donna all’apparenza vuota e insignificante, ma che in realtà inizia a dimostrare interesse per la vita e gli affetti dell’uomo che ha preso possesso del suo giardino. Quando viene a sapere che ha un figlio che vive in orfanotrofio non esita ad andare a trovarlo, sperando forse di spezzare la noia della routine di una vita grigia e subita passivamente. Molto rappresentativa la scena finale, la donna fa ritorno dalla visita in orfanotrofio e la sua guida libera e disinvolta in mezzo ai campi coltivati e fertili lascerebbe pensare ad un nuovo corso; ma la strada è dominata di cartelloni elettorali dove svetta l’immagine del marito, quello stesso uomo che ogni giorno la denigra e la sottovaluta.
Lorenzo Giroffi scrive e dirige il documentario Quando Non Suona La Campana (Italia, 2014, 58’) nella sezione Documentariff National Documentary Competition, interessante reportage sulla dispersione scolastica in particolare nei quartieri Sanità di Napoli e Borgo Vecchio di Palermo; con la sua esperienza di documentarista di zone di guerra –l’ultimo lavoro riguarda il conflitto in Ucraina, e non mancano testimonianze dal Medio Oriente, dal Kurdistan e dalle primavere arabe in Egitto e Tunisia, Giroffi gira per i quartieri raccogliendo testimonianze da più livelli: i ragazzi interessati dal fenomeno, che non vanno a scuola perché non la percepiscono come necessaria per l’inserimento nel mondo del lavoro e per un miglioramento personale e sociale, gli operatori sociali delle associazioni Traparentesi, Mammut a Napoli e Frequenza200 a Palermo, che raccontano che siamo già alla seconda generazione di studenti che abbandonano la scuola (addiritttura alle elementari) e testimoniano le difficoltà incontrate ogni giorno nell’affrontare la dura questione con i ragazzi e con le stesse famiglie che preferiscono impiegare i giovanissimi figli in attività domestiche (per le bambine, che in alcuni casi subiscono anche abusi, dovuti ad una confusione di ruoli che fanno credere loro di dover prendere il posto delle madri) o di lavoro nero (per i bambini); gli insegnanti, che lamentano programmi e metodologie obsoleti che non elicitano eventuali pre-conoscenze dei ragazzi e non li stimolano a proseguire negli studi; gli assistenti sociali e le autorità comunali, tutti denunciano chiaramente la mancanza di un agire comune tra le varie Istituzioni e il fatto che il volontariato delle associazioni va bene ma non può e non deve sostituirsi al settore pubblico.
Se un ragazzo non va a scuola per periodi prolungati la Scuola si rivolge all’Osservatorio psico-pedagogico, che a sua volta può richiedere l’intervento degli assistenti sociali che a loro volta devono rivolgersi alla Procura; in tutti questi passaggi la mancanza di comunicazione e sinergia tra gli attori fa sì che ai casi di evasione o dispersione scolastica si agisca quando è già troppo tardi oppure non si agisca per niente. Oppure, come accade frequentemente, se un ragazzo smette di andare a scuola ma non commette crimini, questo non salta alla visibilità dei servizi sociali e non si agisce.
Fa rabbia sapere che nel 2015 in Campania e Sicilia il fenomeno della dispersione supera il 20%; fa rabbia pensare che un ragazzo che non va a scuola potrebbe perdersi per strada e questo si ripercuote sulla comunità, quella stessa comunità che non si sta prendendo cura delle generazioni più giovani, che non si rende conto che la dispersione è l’effetto di un altro disagio, che va combattuto (a Scampia l’operatrice sociale racconta di un bambino che non va a scuola perché la madre, affetta da ludo-patia, passa la notte a giocare e la mattina non si sveglia per accompagnarlo a scuola).
I motivi che hanno spinto Giroffi ad affrontare questo tema, ci spiega durante l’incontro col pubblico dopo la proiezione, intervistato da Elisabetta Colla (ufficio stampa del Festival), scaturiscono dal pentimento di non aver sfruttato a pieno la scuola, proprio in due città così ricche di Cultura. Giroffi denuncia una sorta di “autismo delle istituzioni” che restano immobili di fronte ad una realtà sempre in movimento, con la quale la scuola ha il dovere di interagire svecchiando programmi e metodi e riavvicinando gli studenti e dando nuova linfa agli insegnanti. La testimonianza più forte arriva da un gruppo di genitori di questi ragazzi: a Palermo hanno chiesto agli operatori sociali di potersi organizzare in un corso di preparazione per il sostenimento della licenza media, piccolo ma estremamente importante segnale che forse una speranza c’è.
Il pomeriggio del RIFF prosegue con quattro cortometraggi della sezione National Short Competition, Quando Non Suona La Campana di Gennaro Cuomo (Italia 2014, 15’21”), Game Over di Marco Cervelli (Italia 2014, 14’), A Vuoto di Adriano Giotti (Italia, 2014, 14’59”), Noi Siamo Il Male (Italia 2014, 16’03”) che affrontano tematiche attuali, come il protagonista di Game Over, schiavo del gioco oppure narrano storie di uomini “solitari”, rinchiusi in una torre d’avorio ad indignarsi col mondo, dimenticandosi di prendere il volo e vivere la vita pienamente, come Gli Spazi Bianchi.
Anna Quaranta