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Xu Zechen: Correndo Attraverso Pechino

Creato il 04 dicembre 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Xu Zechen: Correndo Attraverso Pechino

Chi di voi ama correre? Probabilmente sarete tanti. E posso benissimo immaginare che quello che vi affascina della corsa non è tanto l'essere un modo economico (anzi a costo zero) ed efficace per restare in forma, quanto il senso di libertà e forza combinati insieme. Quel potersi allontanare velocemente da tutto, dalle situazioni di pericolo, di angoscia, di rabbia e volendo anche dal dolore. Sicuramente qualcuno dirà che il dolore non va evitato, ma affrontato. Ma in quel caso entreremmo in un campo minato in cui tutto e il contrario di tutto sono corretti e sbagliati allo stesso tempo. Tornando invece al fascino della libertà della corsa, dopo questa lunga premessa potrete sicuramente immaginare le mie aspettative per il romanzo Correndo attraverso Pechino di Xu Zechen edito da Sellerio con la traduzione di Paolo Magagnin.

Ma se come me vi avvicinerete al libro immaginando atmosfere orientali degne di un modo stereotipato di concepire la Cina, sarete letteralmente spiazzati, perché né lo spirito di libertà né il fascino preannunciato nel titolo sono presenti. Anzi quello che si respira leggendo il breve romanzo di quasi duecento pagine è un'aria torbida di cupa e fumosa depressione, di lotta costante per la sopravvivenza in una metropoli calda, caotica, corrotta, sommersa dalla polvere e dalla sabbia, con periferie degradate in cui la gran parte dei giovani, e soprattutto dei protagonisti del libro, combatte con le unghie e con i denti per restare a galla. Dunhuang è appena uscito di prigione e si ritrova solo, senza un tetto, a corto di denaro e con quasi nessuna possibilità e prospettiva, ma con la forte e ostinata voglia di non tornare dentro e di continuare a vedere e a godere della luce del sole. Da quel momento comincia la sua "corsa" di resistenza alla brutalità, freddezza ed indifferenza del sottobosco della Pechino dei venditori ambulanti, dei ladruncoli, dei falsi poliziotti, delle prostitute e degli studenti universitari. Un microcosmo variegato ed eterogeneo accomunato dalla instancabile corsa all'oro, al guadagno facile e veloce, ai soldi a palate. Ma più cercano di riscattarsi da una situazione di povertà e degrado, più Dunhuang e gli altri personaggi si ritrovano invischiati in attività illecite, in pericoli costanti, ansia e frustrazione. La Pechino ritratta da Xu Zechen mostra così il suo lato più oscuro, più disumano e che in fondo la accomuna a tutte le grandi metropoli. Schiacciata dalle sue enormi dimensioni, affascina con promesse e aspettative di lusso e sfarzo, ma rivela come Giano Bifronte una doppia anima.

La patria della contraffazione prova con forza a imporre la legalità e a combattere la vendita dei prodotti falsificati. E in questo meccanismo di concorrenza e corruzione spietata vengono calpestati i giovani delle periferie, con scarsissime possibilità di riscatto. Persino l'amore e l'amicizia sembrano perire in questo brutale contesto e le relazioni che si instaurano sono perennemente governate e sottomesse alla riuscita personale, anche a danno dell'altro. Nessuna emozione è più forte del senso di angoscia e della necessità di arrangiarsi per sopravvivere. Questo particolare sfondo d'azione viene però tratteggiato lievemente dall'autore che in Correndo attraverso Pechino difatti delinea brevemente e con uno stile dal respiro interrotto e non troppo scorrevole la storia di Dunhuang senza scendere in profondità, senza scavare, ma lasciandolo scorgere in trasparenza tra sigarette, numerose birre e corse a perdifiato.


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