XX Agglutination @Senise (PZ), 23.08.2014

Creato il 27 agosto 2014 da Cicciorusso

Sinceramente non ricordo più quanti Agglutination ho visto. Purtroppo ho cominciato tardi, con la decima edizione, ma ci sarei andato anche prima se avessi conosciuto gente disponibile ad arrampicarsi insieme a me fino a Chiaromonte. D’accordo che ci sono i pullman ma io i pullman non tanto li sopporto. Una volta che cominci però è come per le ciliegie, avete presente. Inizia a crearsi una compagnia di gente che vedi solo una volta all’anno all’Agglutination, e tendi ad andarci anche per una forma di orgoglio terrone che ormai vede il festival di Senise alla stessa stregua della pasta al forno in spiaggia e della birra Raffo da 66cl. Per quanto mi riguarda ormai è tradizione fare la macchinata salentina con Mancio e il Messicano, durissimi a morire. Il ventesimo compleanno dell’evento è riuscito a smuovere addirittura Ciccio Russo, che ogni volta giurava che sarebbe venuto l’anno successivo, e Matteo Cortesi, che così a Sud non c’era mai stato. Un saluto inoltre agli invitti Gabriele Hammerfall, Carmelo e Consalvo, oltre che al coraggiosissimo Enrico Morandi che si è preso una testata in faccia durante i Carcass, spaccandosi il sopracciglio e guadagnando così un backstage pass per il Valhalla.

Che io sappia, questa è stata la prima edizione dell’Agglutination con un’agenzia di concerti alle spalle. Non so quale sia stato il loro apporto pratico perché non è cambiato niente dall’anno scorso, nel bene e nel male. Stessi pregi, stessi difetti, stessa logistica, addirittura stesso posizionamento delle bancarelle. All’entrata ci hanno messo dei braccialetti di carta ma alla domanda quindi posso uscire e rientrare mi è stato risposto solo in caso di estrema urgenza (tipo? Un ictus?). La birra media costa 3 euro, che penso sia il prezzo più basso di tutta l’Europa occidentale; peraltro a fine serata dovevano finire i fusti e quindi te la regalavano pure. Il Messicano insiste perché io ripeta tutta la tiritera dell’anno scorso sulle cose che non funzionano, però penso sia inutile. Alla fine il fascino dell’Agglutination sta anche nella sua organizzazione rustica, il discorso del sindaco sul palco, i prezzi bassissimi da sagra parrocchiale, la compagnia dopolavoristica di anziani che arrostisce le salsicce, la televisione locale con il peperoncino nel logo (giuro) che intervista i metallari forestieri, Gerardo Cafaro che gira per la location e tutti lo ringraziano e gli fanno i complimenti come se fosse l’assessore ai Lavori pubblici di Senise, eccetera. Certo, con pochissimi accorgimenti si potrebbe fare molto di più, ma la bilancia pende sempre verso le cose positive. Magari in futuro ne parliamo direttamente al patron Gerardo Cafaro e vi facciamo sapere. 

BUFFALO GRILLZ

Stavano già suonando mentre ci approcciavamo al campo sportivo. Ho riconosciuto Forrest Grind appena fuori dal parcheggio. Purtroppo hanno finito pochi minuti dopo che siamo riusciti a entrare; è un peccato perché erano idealmente i perfetti rappresentanti dell’orgoglio terrone di cui sopra. Li ho già visti non so quante volte, ma è sempre un piacere anche per simpatia personale, diciamo. Sono stati intervistati da una televisione locale (quella con il peperoncino nel logo) e quando il giornalista gli ha detto che il grind è un genere molto sperimentale loro sono rimasti serissimi e hanno continuato a parlare di abbacchio allo scottadito.

preferiamo mostrarvi l’Elvenking originale per non sottoporvi alla visione del nuovo taglio di capelli di Damna

ELVENKING

La compagnia di soggetti a cui mi accompagnavo non gradisce più di tanto il power metal, a parte il prode Gabriele Hammerfall che mi ha seguito fino a sotto il palco. Erano passati anni dall’ultima volta che avevo visto gli Elvenking dal vivo, ma non li ho mai persi di vista; ricordo che recensii il debutto Heathenreel su Metal Shock mettendogli 8 e pronosticando un grande futuro per loro, e ci presi in pieno: tredici anni dopo Aydan e compagni sono più in forma che mai e, reduci dal bel Pagan Manifesto, continuano a portare in giro il loro power metal genuinamente intriso di influenze folk. La scelta dei pezzi non è il massimo, perlomeno per quanto mi riguarda, ma The Loser posta in chiusura è una bellissima sorpresa. Il pubblico pare apprezzare discretamente, anche se il genere in questione non è più di moda come quindici anni fa; a maggior ragione, gloria agli Elvenking che continuano a portare avanti più o meno lo stesso discorso di sempre.

ENTOMBED A.D.

A tutti gli effetti una cover band degli Entombed con il solo Lars Goran Petrov rimasto dalla formazione originale, oltre al bassista Nico Elgstrand che è entrato nel gruppo quando già si iniziava ad ascoltarli distrattamente. Piazzarli tra i grossi nomi del festival è un colpo basso, e immagino che in parecchi ci siano cascati con tutte le scarpe; però le canzoni ci sono, e quando partono Eyemaster, Left Hand Path o Chief Rebel Angel è impossibile non rivolgere un pensiero a Lucifero. I ragazzi si sbattono tutti, compreso Petrov che però dimostra dieci anni di più di quanti effettivamente ne abbia e perde la voce a metà concerto. Divertente e tutto, ma ora spero solo che l’anno prossimo non si presentino pure i finti Queensryche di Geoff Tate.

BELPHEGOR

Io e il Cortesi eravamo un po’ stanchini, diciamo, quindi ce li siamo goduti comodamente dagli spalti. Sono lontanucci e, di conseguenza, si vede bene quanto al Delle Alpi da una curva all’altra e si sente un informe pastone di suoni, ma volevamo essere belli carichi per i Carcass. Peraltro io i Belphegor li avevo già visti l’anno scorso e in generale questa era la quarta volta che li sentivo bestemmiare dal vivo. A causa della distanza non so quantificare il numero di teste di capra e maschere antigas presenti sul palco, ma ci fidiamo. Ho peraltro avuto uno scambio di opinioni con il signor Orazio, al quale i Belphegor non piacciono perché quello non è vero black metal. E grazie al cazzo, aggiungerei, ma non credo sia quello il loro obiettivo. È sempre strano quando incontri qualcuno che condivide la tua stessa passione ma ne ha un punto di vista completamente differente.

CARCASS

All’Hellfest suonavano sotto un tendone strapieno di gente e avevo preferito perdermi metà concerto per non rischiare di collassare, sapendo che sarebbero comunque venuti all’Agglutination. Ho fatto bene perché a Senise si sentiva meglio ed eravamo tutti belli comodi. È importante almeno dire che è stato un concerto della madonna, degno erede di quello dei migliori headliner degli scorsi anni (Overkill, Cannibal Corpse, etc) e con un’acustica degna di lode. Loro sembrano crederci sul serio, e i pezzi tratti dal bel Surgical Steel non sfigurano vicino ai cavalli di battaglia. Al momento di presentare i pezzi da Swansong (in realtà la sola Keep On Rotting In The Free World) Bill Steer si scusa in anticipo, come se non fosse stata una sua idea. Ne parlerà più approfonditamente Ciccio nel suo report.

E insomma, come ogni volta ci si dà appuntamento all’anno prossimo. Quest’anno ho pure conosciuto un tipo che è venuto nonostante avesse ancora una gamba rotta dal concerto di Nik Turner del mese scorso, quindi non avete giustificazioni. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)



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