Dopo ben quattro anni è stato arrestato l’assassino di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa a Brembate, in provincia di Bergamo, il 26 novembre 2010, di ritorno dalla palestra, ove era solita effettuare gli allenamenti di ginnastica artistica, sua storica passione e trovata morta dopo tre mesi nel campo nei pressi della discoteca di Chignolo. Si chiama Massimo Giuseppe Bossetti, di 44 anni, originario di Clusone e residente a Mapello, sposato, con due figli, incensurato, muratore di professione. Attualmente è in stato di fermo. Ad annunciare la notizia è il Ministro degli Interni, Angelino Alfano:” Le forze dell’ordine, d’intesa con la magistratura, hanno individuato l’assassino di Yara Gambirasio”.
L’epilogo è dato dalla prova del DNA: la scorsa domenica, precisamente il 15 giugno, Bossetti è stato fermato dai carabinieri per un controllo stradale e sottoposto al test dell’etilometro. Il DNA, rilevato con quell’espediente, è perfettamente compatibile con la macchina di sangue ritrovata sugli slip della tredicenne. L’uomo sarebbe stato riconosciuto come il figlio illegittimo di Giuseppe Guenironi, l’autista di Gorno morto nel 1991, all’età di 61 anni, con il quale la madre dell’assassino avrebbe intrattenuto una relazione negli anni sessanta.
Tornando indietro, la svolta incisiva era arrivata lo scorso 11 aprile, ad opera dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che aveva individuato, con un’accurata analisi nella sua relazione, una compatibilità del 99,99999987% tra il Dna di Guenironi e quello dell’ancora ignoto assassino di Yara. Quello stesso 11 aprile, così, gli investigatori avevano ascoltato un vecchio amico di Guenironi, scoprendo che quest’ultimo aveva avuto, negli anni sessanta, una relazione con una donna di Clusone. Alla donna in questione, nonché madre di Bossetti, sono risaliti tramite alcune voci di paese sulla presunta relazione con l’ex autista: i carabinieri le hanno prelevato un campione di dna con un tampone salivare e l’hanno spedito al Ris di Parma per il confronto con quello presente sugli slip della vittima.
Inoltre il cellulare di Bossetti è risultato tra quelli che avevano impegnato la cella della zona in cui è stato ritrovato il Cadavere di Yara e appare infine decisiva ai fini dell’incriminazione l’occupazione di muratore, se consideriamo che alla giovane ragazza erano stati ritrovati sul corpo e nelle vie respiratorie delle polveri di calce.