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Yara Gambirasio, Bossetti era li o no? testimoni contro

Creato il 23 gennaio 2015 da Nicola933

Un uomo adulto nel parcheggio della palestra di Brembate. È seduto in auto, una familiare grigia, e parla fitto fitto con una ragazza "certamente minorenne". È un pomeriggio dell'estate 2010. Yara Gambirasio scomparirà proprio da quel luogo nell'autunno di quell'anno, il 26 novembre. Sono solo pochi attimi, che però restano nella memoria di una donna della zona che in quel periodo frequenta il centro sportivo, poi diventato il teatro principale dell'inchiesta, per accompagnare la figlia adolescente a un corso di ciclismo.

Una madre che, al momento dell'arresto di Bossetti, fermato il 16 giugno scorso con l'accusa di aver sequestrato e ucciso la piccola Yara, avrebbe riconosciuto in quell'uomo del parcheggio proprio il carpentiere di Mapello. "L'ho rivisto anche qualche giorno dopo all'ora di pranzo all'uscita di un supermarket vicino a quel parcheggio". Quindici giorni dopo l'arresto di Bossetti, la donna, la cui identità per ora resta riservata, si è presentata in procura a Bergamo per raccontare quella strana scena.

Yara Gambirasio, Bossetti era li o no? testimoni contro

Un ricordo giudicato attendibile dagli inquirenti anche se, va detto, la donna si ritiene certa di aver riconosciuto il presunto killer di Yara, ma non la ragazzina. Si complicherebbe, dunque, la posizione di Bossetti. Perché oltre al suo Dna riscontrato sugli slip e sui leggings dell'adolescente, il cui corpo fu ritrovato tre mesi dopo la scomparsa in un campo a otto chilometri da casa, finora nient'altro lo collegava direttamente alla vittima. E dunque, siccome nessuno aveva notato alcun movimento sospetto tale da far pensare a una colluttazione all'ora della scomparsa, era difficile immaginare che lei fosse salita di sua spontanea volontà sull'auto di , uno sconosciuto.

Questa testimonianza, invece, se fosse confermata, potrebbe indicare un legame precedente, una conoscenza, una possibile frequentazione tra Yara e il suo presunto assassino. E far ipotizzare che l'adolescente possa aver accettato di salire sulla vettura di Bossetti. D'altra parte, anche la difesa di Bossetti ora parla di un testimone misterioso. "Non possiamo dire nulla di preciso perché sono attualmente in atto alcuni riscontri importanti sul suo racconto", spiega a Gente l'avvocato Claudio Salvagni, legale del muratore. "Ma il nostro testimone, pur senza essere stato fisicamente presente sulla scena, ricostruisce una vicenda completamente diversa, collocando ben altri personaggi.

Una ricostruzione del tutto differente da quella di cui si è parlato finora". Una critica va dritta alla procura: "Dare credibilità alla testimonianza di quella donna getta discredito sull'intero lavoro della procura. E mi pare bizzarro che la notizia, che giudico del tutto inattendibile perché la donna che avrebbe forse visto un signore simile a Bossetti parla con gli inquirenti solo quattro anni dopo i fatti, ha oscurato un elemento davvero importante, ovvero che i peli trovati sul corpo della vittima non appartengono a Bossetti".Già, ma quel Dna rimasto sugli indumenti di Yara allora come si spiega? "Visto che il materiale biologico rinvenuto sul corpo è ormai esaurito tanto da rendere irripetibile il test", conclude il legale, "io ho forti dubbi persino che quel Dna appartenga davvero a Bossetti. A volte sembra quasi che ormai la condanna sia stata già emessa, ma ricordiamolo: il processo è ancora tutto da scrivere". E i conti con il Dna bisognerà farli.


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