Yara Gambirasio, nata a Brembate di Sopra il 21 Maggio del 1997 e ritrovata senza vita il 26 Febbraio del 2011 (tre mesi dopo la sua morte avvenuta, secondo l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, il 26 Novembre 2010) è la tredicenne con la passione per la ginnastica ritmica passata agli onori della cronaca a seguito della triste e dolorosa vicenda che l’ha vista protagonista dapprima con la sua misteriosa scomparsa e poi con il ritrovamento in aperta campagna del suo esile cadavere, nella zona industriale tra Chignolo d’Isola e Madone, a circa 10 Km da casa e a pochissima distanza da dove, qualche mese prima, era stato commesso un altro omicidio, quello di un giovane ventenne che perse la vita al termine di una rissa tra i clienti di una discoteca vicina.
Dopo lunghi e dolorosi periodi d’incessanti ricerche che hanno visto coinvolti non solo le Forze dell’Ordine ma anche i Volontari, le Unità Cinofile, i Sommozzatori (che hanno ispezionato i fondali del Brembo e dell’Adda) nonché gli Elicotteristi, gli Speleologi e, perfino la Forestale, utilizzata per scandagliare le zone poco abitate e le strade senza uscita, si è giunti al triste epilogo: il ritrovamento del piccolo cadavere.
Il Questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, determinato più che mai, intervistato da Tmnews, dopo qualche settimana dalla
Ma il tempo passa e non c’è più molto tempo per trovare l’assassino di Yara. Il 26 Febbraio 2013, infatti, sarebbero scaduti i termini (due anni) per l’inchiesta e il caso della tredicenne di Brembate sarebbe stato archiviato per sempre.
Ma, ecco il colpo di scena: da una pista seguita in silenzio dagli inquirenti esce fuori un nome, quello di Giovani Guerinoni, un autista d’autobus morto nel 1999 a soli 61 anni. Sul corpicino di Yara, infatti, o per meglio dire sui suoi slip e su parte dei suoi vestiti, saltano fuori delle tracce di sangue: quelle dell’assassino.
La magistratura, allora, dà inizio ad una delle più estese campagne di prelievi di DNA mai viste nel nostro paese, con migliaia (e, forse, più) di prelievi ematologici effettuati tra amici, familiari, conoscenti della piccola Yara e fra gli stessi abitanti di Brembate di Sopra. Tra questi ci sono anche i frequentatori della famosa discoteca del luogo che si chiama “Sabbie mobili” e che sta lì, vicino al campo di terra, sassi e sterpi di Chignolo in cui è stata ritrovata la tredicenne, il 26 febbraio 2011 appunto. Uno di questi ragazzi è un trentenne la cui madre ha lavorato come domestica dai Gambirasio. Gli inquirenti lo cercano, ma non é più in Italia: si trova in Perù, a fare il volontario. I magistrati ne ordinano il rientro in Italia e gli prelevano il dna.
Niente, lui non c’entra. Il suo DNA, però, è decisamente somigliante a quello ritrovato sulla Scena del Crimine: questo vuol dire che se non è stato lui ad uccidere Yara è stato quasi certamente uno dei suoi parenti. I suoi familiari, dunque, sia vivi che morti,
circostanze fuorvianti, naturalmente. Infatti sembrava avesse detto una frase in cui rivelava la sua colpevolezza…, poi, aveva lavorato nel cantiere di Mapello, su cui puntavano tutte le Unità Cinofile…, ed era anche partito per l’estero… Invece, non c’entrava nulla. Proprio così, per gli inquirenti non c’entrava nulla.
Pazienza, dopotutto siamo in Italia. Ultimamente sentiamo di nuovo parlare dell’omicidio di Yara Gambirasio. Adesso, infatti, pare si abbia la certezza scientifica che ad uccidere la tredicenne sia stato il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni. Una certezza poco utile, però, perché l’identità di “Ignoto 1”, così come quello della madre che lo ha messo al mondo, rimane ancora sconosciuto.
E Yara, la dolce, piccola Yara, aspetta ancora che qualcuno scopra la verità e le renda giustizia.