Connubio felicemente “scellerato”, e proprio per questo affascinante, tra lo sperimentatore giapponese di area Fluxus (proveniente dal collettivo Group Ongaku), il duo newyorchese e il trombonista, sempre americano, Sam Kulik. Double Automatism dice già abbastanza sin dal titolo, visto che consiste in due “movimenti” tra loro collegati, un’accoppiata di “pastiche sonori” piuttosto imprevedibili e – ahimè che devo scriverne – poco facili da definire. Il primo lato va giù pesante di scariche elettro-noise, pensate a una lunga sinfonia in forma di convulsione. Il secondo, con “Spome Trope”, è ritratto speculare della prima parte, solo che nel finale si aggiungono sbrodolate addirittura simil-prog, col trombone che timidamente prova a inserire un minimo di linea melodica in sottofondo, tanto per evidenziare la volontà di creare una sorta di estrema sintesi tra paesaggi iper-distorti, sempre poco etichettabili, e la necessaria “orecchiabilità”… ma sto “bestemmiando”: quando ascolterete il tutto, mi darete ragione. Cos’altro aggiungere? Che questo tipo di proposta è roba per gente impavida, insomma non fa per tutti, ma è chiaro che se siete arrivati a conoscere – e ascoltare – artisti del genere, allora siete proprio coraggiosi per definizione.
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