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Yatta: La Caduta delle Istituzioni, parte 2

Da Nickolas94
Yatta: La  Caduta delle Istituzioni, parte 2
Ecco la seconda parte di Yatta, La Caduta delle Istituzioni. Come ho detto ieri sulla pagina Facebook, quando arriverò verso la fine della terza parte, ossia quello che avevo previsto come finale, vedrò se allungarlo a massimo quattro/cinque parti. Questa nel frattempo è decisamente più lunga della prima, in modo da riuscire a completare il racconto in tre parti nel caso decidessi di non allungarlo.
Le stanze sotterranee di Pandemius V erano buie, illuminate solo da torce che brillavano con fuoco rosso tendente al rosa, segno che quello fosse fuoco warp. L'aria era poca e odorava di muffa, ma Yatta non vi badò. Procedette sotto forma di polvere per il lungo corridoio in penombra, strisciando sul soffitto e osservando gli Astartes caotici camminare a grandi passi per i più disparati motivi. Fece attenzione alla loro andatura, notando ad esempio un passo veloce e nervoso nei seguaci di Khorne mentre uno più lento e meccanico nei seguaci di Tzeentch. I Marine della Rubrica sarebbero stati un problema per il suo piano. Erano anime sigillate all'armatura, polvere com'era lui in quel momento; non avevano volontà e perciò non poteva avvelenare le loro menti con false voci. Avrebbe dovuto puntare sui loro superiori, gli Stregoni, i quali però avevano delle menti più forti solitamente e persuaderle non sarebbe stata una faccenda facile. Non era preoccupato, ma sapeva a cosa andava incontro e perciò doveva prepararsi.
Strisciò ancora fino a raggiungere una porta polverosa a due ante con apertura a battenti, una zona dove i normali Astartes non circolavano, ma era frequentata solo dai comandanti dell'intera alleanza. Attraversò la fessura sottostante la porta, trovando davanti a sé una stanza circolare che sapeva ancor di più di muffa. Al centro di essa un tavolo della stessa forma con attorno cinque individui. Uno recante l'araldica dei Guerrieri di Ferro mentre gli altri quattro con quella delle rispettive Legioni devote agli altri quattro Dei del Caos.
"...però non abbiamo ancora le risorse necessarie" disse l'Astartes della Stirpe dei Mille finendo una frase già iniziata prima dell'arrivo di Yatta. Ricordò eventi avvenuti migliaia di anni fa, quando le sue abilità di dissolvenza gli servirono per spiare le riunioni dei comandanti di un antica città terrestre di cui purtroppo non ricordava bene il nome. Berlani forse... no, Berlina... o qualcosa di simile.
Uscì dai suoi profondi pensieri, ritornando a quella stanza dai muri di pietra.
"Comunque potremmo attaccare delle basi più piccole, impossessandoci di pianeti con difese più carenti e rubando i loro veicoli ed equipaggiamenti. Incominceremmo a spargere sangue e magari a guadagnare il favore degli Dei" un sorriso maligno apparve sul viso dell'individuo con l'armatura con i colori dell'ottone e del sangue.
"Zarachias, dovresti sapere che non tutti gli Dei ragionano con il sangue" commentò un altro rivestito di nero e rosa, passandosi le lunghe dita appuntite su una guancia. Zarachias ringhiò e borbottò qualcosa di inudibile per poi zittirsi completamente. Il suo volto divenne più simile al colore della sua armatura e Yatta capì che non ci sarebbero voluti molti altri insulti impliciti per farlo impazzire. Lui era il bersaglio più facile, avrebbe dovuto fare leva su di lui.
"Tranquillo Nao-Mis, siamo qui per discutere su un'alleanza, non fare guerra tra noi" disse il marine devoto a Tzeentch rivolto a quello di Slaanesh. Nao-Mis mosse la sua lunga lingua biforcuta e posizionò un piede sul tavolo, osservando ad occhi semichiusi tutti gli altri.
"Secondo me," incominciò il Guerriero di Ferro "potremmo veramente attaccare un pianeta con basi più piccole. Proporrei quello all'interno del sistema che vi indico ora" disse attivando un ologramma a colori dell'intera galassia e indicando un puntino biancastro all'interno di quest'ultimo.
"Ho recentemente avuto modo di verificare la presenza di un avamposto imperiale dedicato alla sorveglianza e alla notifica sulla presenza di flotte nemiche" Zarachias parve interessato ascoltando il Guerriero di Ferro che prendeva il nome di Kaimos "questo avamposto è piuttosto piccolo, ma sicuramente potremo trovare risorse a noi utili" Kaimos assunse un'espressione soddisfatta.
Yatta vide un'opportunità in questo attacco. In questo modo avrebbe potuto sfruttare lo scontro per indebolire sia l'alleanza caotica che in minima parte l'Imperium. Un avamposto danneggiato sarebbe pur sempre stato utile alla Crociata e magari avrebbero potuto finire loro il lavoro in seguito.
"Siamo tutti d'accordo? Ho altri affari da sbrigare e la riunione sta diventando lunga" commentò Mors, il Condottiero di Nurgle, mentre roteava lentamente la sua falce arrugginita dalla sua comoda sedia con schienale. Kaimos osservò gli sguardi degli altri per cercare segni d'approvazione, trovandolo subito negli occhi ardenti di Zarachias, poi poco dopo anche in Nao-Mis e nell'Astartes di Tzeentch. Senza neanche una parola, spensero l'ologramma e uscirono dalla stanza per avviarsi verso la grande balconata da cui avrebbero annunciato il loro obiettivo.
Yatta si mosse dietro di loro, deviando successivamente il proprio percorso per dirigersi nella sala in cui tutti si sarebbero presto riuniti per udire l'annuncio. Alcuni altoparlanti posti nella parte alta dei muri gracchiarono per qualche secondo, poi risuonò una voce che comandava di riunirsi nella suddetta sala. Dalla sua presentazione a inizio annuncio seppe che il nome del seguace di Tzeentch si chiamava Djoser. Yatta provò una sensazione d'anacronismo nell'ambiente. Lunghe gallerie polverose dall'aspetto medievale costellate di altoparlanti d'epoca molto più recente.
Cambiò forma nuovamente, passando dallo stato di grigia polvere alla sua forma originale. Piccole scariche di elettricità passarono da lui alle mura a cui passava vicino. Nessuno poteva vederlo perché nessuno poteva vedere masse di particelle elementari in movimento, quindi non si preoccupò delle piccole scariche.
Finalmente arrivò alla grande sala. All'interno si stagliava un intero branco di Astartes di ogni tipo. Berserker di Khorne, Marine della Rubrica guidati dai propri Stregoni, Marine della Peste, Distorsori, Terminator e altro ancora. L'avamposto imperiale non avrebbe avuto un nemico facile da affrontare.
Assistette all'annuncio dei cinque Comandanti e notò disapprovazione nei volti di alcuni tra i presenti. Si mosse verso di essi, sussurrando alle loro orecchie frasi di disapprovazione, di ribellione e di sdegno, cercando di fomentare l'odio nei loro animi. Si finse il Dio del Caos a loro affine oppure una correlata entità demoniaca molto potente, emettendo parole che andavano da roboanti grida nelle menti dei servi di Khorne a sibilanti trame ingegnose e di astuti inganni nelle menti degli adepti di Tzeentch. Ad ognuno il proprio odio, ad ognuno il proprio motivo per infuriarsi, reprimere la rabbia per un po' di tempo e aspettare il momento giusto per poi far esplodere l'autodistruzione in quella fragile unione. Strisciò sul terreno senza farsi vedere con il compiacimento nell'animo, aspettando la partenza delle proprie indirette vittime.
Passò qualche giorno prima che tutto fosse preparato e messo a punto, ma alla fine la flotta dei primi quattro Dei del Caos partì alla volta dell'avamposto imperiale. Grandi vessilli di centinaia di tonnellate dalle forme appuntite attraversarono l'Immaterium e Yatta osservò un'ambiente che adorava; gli faceva provare una sorta di collegamento alle sue origini. Passò altro tempo, gli Astartes si allenavano ogni giorno, i Mastri di Guerra mettevano a punto i corazzati e gli Stregoni incominciavano a recitare vari sermoni oscuri che sarebbero serviti loro per lanciare malefici più potenti in guerra. Yatta assistette per un po' alle loro azioni, ma quando uscirono dalla dimensione alternativa, tornando nel Materium, Yatta si dileguò dalla flotta caotica, assumendo la sua forma originale e arrivando in poco tempo, non calcolò quanto, fino all'avamposto imperiale.
Arrivò sulla superficie del pianeta, le distese rocciose di colore grigio erano ovunque e a fatica si distinguevano dagli edifici. Dall'interno dell'atmosfera, il cielo appariva viola con sfumature biancastre, l'aria era piuttosto fredda e il vento sibilante sottolineava questa condizione. Si spostò sinuosamente tra le rocce, arrivando ad una stazione di sorveglianza. Stranamente non vide nessuno all'esterno, probabilmente aveva trovato un punto poco frequentato dell'intero pianeta e questo lo rallegrò. All'interno si trovavano alcuni soldati e un astropate. Sapeva di non avere l'eternità a sua disposizione per quella missione, perciò attese il primo momento opportuno per agire. Attese che i soldati se ne andassero, lasciando solo l'astropate, e successivamente assunse forma fisica con indosso il mantello e tutta l'armatura escluso l'elmetto. Deboli scariche elettriche si propagarono nell'aria intorno a lui mentre attuava la sua trasformazione.
Camminò lentamente, intorno a sé pareti bianche con appese varie riproduzioni di poesie o preghiere imperiali. Gli venne quasi un'espressione di disgusto in volto. Come potevano dire d'adorare l'Imperatore quando lo relegavano ad una vita da cadavere ammuffito? Dovevano farlo rinascere e allora l'Astronomican sarebbe stato messo a posto direttamente dall'Imperatore stesso. Ma questo gli Imperiali non lo avrebbero mai capito, era semplicemente più comodo accusare d'eresia, sistemare la faccenda in poco tempo e poi ritornare nel caldo e comodo ristagno tecnologico e sociale.
Yatta mise da parte quei pensieri di disprezzo ed estrasse una pistola requiem con silenziatore dalla fondina in finta pelle. Attraversò il corridoio giungendo alla porta, la aprì e punto immediatamente la pistola alla testa dell'astropate. Il suo bersaglio si voltò rimanendo subito pietrificato. Yatta notò quasi con stupore che l'astropate a cui stava puntando una pistola non era un uomo, ma bensì una donna sulla trentina d'anni.
"Per quanto la mia missione non comporti gesti gentili, davanti a una dama è necessario chiederlo: gradisce una tazza di the, signorina?" l'astropate scosse la testa.
"Mi dispiace caro intruso, non ho mai gradito il the".
"E quindi la mia domanda sorge spontanea. Nel quarantunesimo millennio, secondo lei c'è almeno un individuo escluso me che gradisce del the?"
"Non saprei..." l'astropate rispondeva in modo quasi disinvolto, ma percepiva il terrore nella sua mente.
"Non importa, non sono venuto per questo. Signorina, come ben vedrà grazie ai suoi poteri, le sto puntando una pistola verso la fronte e c'è un buon motivo. Si giri e vada alla console di comando" la donna eseguì l'ordine, aspettandone un altro "ora le passerò un piccolo foglio di carta, lei lo leggerà e riporterà la coordinate scritte su di esso in modo da visualizzarle sugli schermi più in alto" Yatta estrasse il foglio da una tasca interna del mantello e lo porse all'astropate, la quale immesse di tutta fretta le coordinate stabilite all'interno del sistema. L'immagine dello schermo passò da una coordinata alla visione totale della galassia, aumentando poi nuovamente lo zoom fino a raggiungere la porzione che Yatta voleva evidenziare.
"Ora immetta il codice sottostante alle coordinate"
"Ma qui..." sussurrò lei dopo aver eseguito.
"Esatto, quella che vede è una flotta composta da Astartes adoratori dei primi quattro Dei del Caos e da Astartes dei Guerrieri di Ferro, semplicemente eretici per voi Imperiali. Ora sapete dove sono e indicativamente quanto ci metteranno ad arrivare. Preparate le vostre difese perché stanno venendo qua con l'intenzione di fare piazza pulita e impossessarsi del pianeta. Vi sconsiglio di rimanere un attimo di più a chiacchierare della vostra giornata o di commentare l'ultima eroica azione dell'ennesimo minchione Imperiale".
Lei si voltò e lo guardò, i suoi occhi persi nell'esaminarlo.
"Tu... sei diverso. Non sei come tutti noi"
"Ovvero?"
"Non sei... come dire, in carne ed ossa"
"Quasi corretto. Non sono in carne ed ossa quando lo voglio io"
"Non era quello che intendevo. Quello che volevo dire è che non sei originalmente organico" Yatta sorrise.
"Brava, ha colpito nel segno"
"Sei stato originato da-"
"Ora non esageriamo," la interruppe lui con tono meno delicato "neanche l'Imperatore sa da cosa sono stato generato perché ciò che mi ha creato è molto più antico di lui, direi di un bel po' di milioni di anni. Ora vada signorina, avvisi i suoi compagni che il pericolo sta arrivando. Mi tratterrei di più con lei, anzi, mi piacerebbe addirittura che si unisse a me perché vedo molta apertura mentale in lei, ma purtroppo i cancelli della conoscenza vengono chiusi dai lucchetti del credo imperiale. L'Imperatore non lo vorrebbe" l'astropate rimase a fissarlo mentre Yatta era nell'atto di girarsi per andarsene e notò il simbolo del Caos sulla sua armatura. Sbarrò gli occhi, simultaneamente colpita e impaurita più di prima, chiedendosi il motivo per cui un caotico dovesse puntargli una pistola, ma mostrarsi gentile e mostrarle le coordinate di un'altra flotta caotica diretta verso di loro.
"Perché lo stai facendo, Astartes?" Yatta sorrise nuovamente e chiuse gli occhi, facendo un lungo respiro.
"Per il bene dell'universo, mi sembra ovvio".

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