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(Parental Advisory – Explicit Lyrics)
Il Raffles sta proprio davanti al mio ufficio - ci sono stato anche oggi con degli iraniani - ed è uno degli hotel più lussuosi di Dubai. Una piramide di diciannove piani che fa un po’ Giza e un po’ Las Vegas. Più Nevada che Egitto a dire il vero. Gli interni sono meravigliosamente sfarzosi, la fontana a fili della lobby non mi stancherei mai di starla a guardare. Adoro i giochi d’acqua, mi ipnotizzano. 248 tra camere e suites, un numero imprecisato di ristoranti, la Amrita spa che si dice sia uno dei migliori centri benessere del Medio Oriente (e da queste parti di terme e bagni turchi se ne intendono), un ettaro di giardino botanico e l’immancabile centro commerciale: il Wafi, enorme, guarda caso particolarmente lussuoso e ultimamente purtroppo spesso semideserto. Appena inaugurato nel 2008 il Raffles è stato subito nominato Miglior Nuovo Hotel del Medio Oriente, ora sta nella lista dei Migliori 136 Hotel del Mondo e anche in quella dei Migliori 65 Posti Dove Stare al Mondo. Chissà perché proprio centotrentasei e sessantacinque, mah. Nei cessi del Raffles ci sta perennemente un tizio, spesso un ragazzino. Le prime volte la cosa mi ha un po’ infastidito. Chicazzo sono? Cosacazzo stan qui a fare? Il lavoro di questi sventurati consiste nell’aspettare che “l’avventore” esca dal bagno e loro immediatamente te lo ripuliscono per bene in modo che il prossimo “cliente” lo trovi sempre come nuovo. Che vita di merda! Ma tutto sommato meglio che niente.
La hall è una scatola di ferrero rocher piena di turisti e arabi più o meno locali vestiti da sposa nei loro dishdash bianchi. C’è l’immancabile barista di colore che a parte i capelli potrebbe essere la reincarnazione di Isaac di Love Boat e c’è la gnocca bionda da sola al banco che è facile dire che è russa per noi che non distinguiamo tra una lituana, una lèttone, una kazhaka, una beluga (no, questa è una balenottera) o comunque una che arriva da qualche Repubblica dell’ex-Impero Sovietico tipo Puttanakistan o Trojakistan. Poi ci sono i boys e le girls dell’ascensore, elegantissimi nelle loro uniformi (specialmente le girls) che ti fanno sempre sentire un po’ malvestito e inadatto. Forse è per questo che quando si avvicinano e si propongono cortesi per aiutarti tu fai l’incazzato, “so bene io dove voglio andare e come arrivarci, mica sono un rincoglionito”. Poi svolti l’angolo e ti accorgi che ti sei già perduto. Non ti eri accorto che esattamente da quel punto partono cinque corridoi a raggiera e vorresti tornare a chiedere ma non sai più nemmeno come fare. A questo punto il boy o la girl riappaiono materializzandosi come il dottor Spock di Star Trek, sempre inumanamente gentilissimi, sorridono e si ripropongono come se non l'avessero mai fatto prima, tanto che anche tu stesso ti convinci che prima non è accaduto e non li hai praticamente mandati affanculo. A questo punto, con solo un leggero imbarazzo, accetti di essere accompagnato.
E ti ritrovi sconfitto, rassegnato come un anziano in una casa di riposo nelle mani di un’infermiera sconosciuta. Dentro di te hai capito. Hai finalmente realizzato che qui non esistono hotel e centri commerciali ma solo enormi, inestricabili, invincibili labirinti ed è molto meglio cedere, abbandonarsi e lasciarsi servire.
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