SPOILER
La prima volta che ho visto un Die Hard è stato in tv, su Italia Uno. Lo presi già iniziato, tanto che ero convinta si trattasse di un film su un furto ad una banca e che i buoni fossero i ladri. Nella mia testa c’è un Die Hard-specchio in cui Hans è il buono e McClane un infiltrato.
Die Hard non lo puoi liquidare come “filmetto d’azione” seguito da seratina con pizza tra amici. No, è qualcosa che nel bene o nel male sta dentro i cuori di noi quarantenni.
Siete nati dopo, avete vent’anni? Die Hard vi sembrerà muffa su un’arancia lasciata a marcire, ma quando noi sentiamo pronunciare Hippee ky yay pezzo di merda! abbiamo come una sorta di risveglio delle branchie, una vibrazione dei follicoli epiteliali, una ricrescita pilifera.
Da allora, che ve lo dico a fare, non ne ho perso uno. Li ho visti tutti al cinema, anche questo, che era dichiaratamente al di sotto delle prove più riuscite.
E dopo una giornata orrenda ho deciso di chiudermi in quella magica oscurità in cui ogni cosa diventa bella.
Me la sono goduta un mondo con le scene in cui decine di auto venivano distrutte l’una dopo l’altra tentando di non chiedermi: ma perchè i soldi per comprare auto da distruggere non li hanno dati ad uno sceneggiatore decente?
E anche, ragazzi, quando l’elicottero si schianta su Cernobyl, e loro si buttano giù, non puoi che pensare: i MacClane, che famiglia!
Per renderlo un film appena passabile sarebbero bastate davvero poche cose. Prima di tutto una lunghezza maggiore. Ormai siamo abituati a film di due ore e mezza, questo è durato un soffio, appena un’ora e mezza, per come ho calcolato io. Sarebbe bastato inserire qualche scena in più sul McClane figlio, con tutte quelle cosette che piacciono alla Cia, tipo appostamenti, pedinamenti, microspie. Una cosa un po’ alla Nemico Pubblico o Bourne Identity. Ma sarebbero bastati pochi minuti. Aggiungere una scena che avrebbe migliorato il collegamento tra la fuga da Mosca e l’arrivo a Cernobyl, e basta.
Sarebbero stati venti minuti in più e avrebbero reso più lineare il film.
E poi, accidenti, i due MacClane facevano a gara per vedere chi risultava più antipatico. Bruce qualche battutina scema in più ce la poteva mettere, mica stiamo parlando di un film serio; e il figlio -santa pace- a parte il bellissimo colore d’occhi che abbiamo potuto ammirare nelle riprese ravvicinatissime (segno che si aspettano di più dai passaggi in televisione), è da buttare dalla testa ai piedi. Acido come un ravanello tenuto all’asciutto.
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