Sei schiaffi a base di hardcore emotivo e urlato, introspettivo e dissonante il giusto per dare l’impressione che qualcosa si squarci, per ingenerare nell’ascoltatore l’idea di strappi che lasciano sgorgare sentimenti e dubbi, speranze e delusioni, il tutto lanciato lungo la scia di una tradizione che ha saputo attraversare gli anni e re-inventarsi senza perdersi per strada, con la foga di chi ha bisogno di intrecciare pensieri e note per tenere insieme il proprio bagaglio pulsante di esperienze e ricordi. Accelerazioni e aperture improvvise, giri sghembi e strizzate d’occhio alla melodia, furia hc e bisogno di stemperarla con un pizzico di nostalgia, come si stessero guardando delle foto ormai sbiadite e un groppo alla gola finisse inevitabilmente per far capolino, un istante prima che l’energia riprenda il sopravvento con un colpo di coda. Il tutto brucia in un battito di ciglia, si asciuga con la velocità di una lacrima spazzata via dal viso per lasciare un senso di svuotamento felice, un ricordo sfuggente che si cerca di catturare con lo sguardo. Nulla d’innovativo o spiazzante, perché ciò che prevale qui è la voglia di condividere e lasciarsi andare alle emozioni, proprio come da manuale del genere, eppure il tutto è realizzato con passione e credibilità, in fondo gli ingredienti principali per questo tipo di portate. Al solito le parole hanno una loro parte fondamentale, un ruolo di assoluto comprimario nel riempire di significato le note e aumentare la forza d’urto del colpo inferto. Da testare assolutamente in sede live.
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