La blogger collaboratrice della Stampa: «Hanno cercato di denudarmi, ma ho resistito
e ho pagato per questo» Inizia così il racconto delle 30 ore di “prigionia” della pasionaria cubana.
Dando dei masochisti ai poliziotti cubani.
In effetti la Yoana ha l’onore di avere un blog sulla Stampa degli Agnelli ma c’è un problema, non ha lettori e nemmeno commenti ed allora, per darle un rinforzino e fare un po’ di propaganda anticomunista, le offrono la prima pagina on line. Rendendosi ridicoli agli occhi di tutti quelli che hanno un minimo di buon senso, almeno un occhio aperto.
Non so in quale altro regime repressivo del mondo sia permesso ai dissidenti di avere più blog in tutto il mondo capitalista e quindi avere internet a portata di mano e di poter twittare come un uccellino 24 ore su 24, subito dopo il carcere di rito.
Da un servizio mandato su Rai News 24 ho saputo, direttamente dalla pasionaria, che internet per i cubani è carissima per i loro stipendi e quindi non c’è la libertà che c’è da noi, dove se prendi per il culo il Trota ti condannano per diffamazione.
Lei, però, copre i costi collaborando ad una moltitudine di giornali capitalisti che la foraggiano più della Cia ed il bello è che mentre critica il “regime” cubano perchè non c’è libertà rilascia interviste, viaggia su internet, e sguazza in tutti i quotidiani servili più di Ferrara.
La prova migliore che Cuba è un regime. E’ prigioniera di se stessa.
Comunque la tipa è megalomane: volevano denudarmi, ho resisttito.
E’ una velina, ma non di quel tipo che si vorrebbe denudare. E’ una velina come la Stampa.
Varese, non si scherza su Renzo Bossi: condannato blogger per diffamazione
Come se il Trota avesse bisogno di aiuti dalla satira per diffamarsi, ci pensa lui, da solo.
Una azione di propaganda da parte della Stampa che lascia il tempo che trova, non ha niente a che vedere con la vera e libera informazione ma sembra solamente una velina della Cia o degli anticastristi milionari di Miami.
Non si fermano solo all’articolo pubblicitario sulla pasionaria cubana, una autentica marchetta, ma ne mettono un altro di fianco. Un editoriale addirittura di Mimmo Càndito, con l’accento pure lui, con questo titolo:
Le piccole verità che mettono
in scacco i regimi
Io direi le grandi bufale della propaganda capitalista a servizio dei poteri forti, il giornalismo venduto al migliore offerente.
Non siamo a livello di Sallusti, che finge di non accorgesri che un suo giornalista fa diffamazione, ma in quanto ad attenzione anche Mario Calabresi non scherza. O è complice o vede il mondo da un occhio solo, quello che rende.
Con questo post ho dato un aiutino alla pasionaria ospite della Stampa, chissà che qualche lettore non sia incuriosito e le lasci un commento nel suo blog è così spoglio, poverino.
Non ci passa nessuno, in compenso lei passa su tutte le prime pagine dell’informazione di regime.
Sarà così obiettiva, la Stampa, anche quando si occupa degli operai Fiat?