Cristian Sciacca26 settembre 2013
Cosa c’è di più intimo e tranquillo di una riunione di famiglia celebrata nella propria bella dimora? Cosa succede se in pochi secondi quello che sembra un banale battibecco tra fratelli si trasforma in una mattanza? Come ci si sente ad essere assediati dalla morte in casa? Lo sanno bene i quattro fratelli Davison, che si riuniscono nell’abitazione dei genitori in occasione del loro anniversario di matrimonio, portandosi ovviamente dietro i rispettivi coniugi/fidanzati. Durante il pranzo, però, succede qualcosa che farà precipitare le cose. È da queste premesse che parte You’re Next, l’ultimo film del trentunenne Adam Wingard, nome nuovo del cinema horror indipendente a stelle e strisce, autore fra l’altro di A Horrible Way to Die, pellicola underground che ha trovato diversi estimatori in patria, e di un episodio dell’antologia V/H/S. Diciamo subito una cosa a favore di You’re Next (rischio spoiler, ma neanche tanto): è un lungometraggio che ha il coraggio di iniziare nella maniera più idilliaca possibile e di concludersi nel modo peggiore ipotizzabile. Pregio che tuttavia non trova altre conferme.
Consideriamo ad esempio l’idea di fondo: la tematica dell’assedio e quella della “morte in casa” hanno trovato sfogo sul grande schermo già diverse volte, in diverse varianti e con risultati a volte apprezzabili, altre addirittura eccellenti. Muovendo dalla matrice, rappresentata da uno dei romanzi gialli più famosi di sempre, Dieci piccoli indiani di Agatha Christie (portato al cinema per la prima volta nel 1945 da René Clair), passando per Panic Room (2002) e Identità (2003) fino ad arrivare al più recente La notte del giudizio, il paradigma delle quattro mura che si trasformano in una location da sopravvivenza necessita di un minimo di originalità e soprattutto di un impianto narrativo solido e convincente, elementi che invece latitano nell’opera di Wingard. Se la sceneggiatura non è esattamente da buttare, non riuscendo però ad evitare salti logici più o meno gravi, il punto debole più grande di You’re Next si rivela lo sviluppo del plot: smentendo una partenza promettente e perdendo via via per strada la tensione che caratterizza i primi venti minuti, la trama si affloscia e si riduce ad un’accozzaglia di banalità, facendoci assistere al festival del già visto.
Per non parlare del “colpo di scena” conclusivo, prevedibile come il finale di un episodio di Tom & Jerry e che fa da corollario ad una fase di stallo in cui assistiamo più che altro alla metamorfosi della protagonista (interpretata da Sharni Vinson), che da classica ragazza della porta accanto si trasforma in un mix fra Machete e Beatrix Kiddo, nel tentativo di uscire viva dall’apocalittica situazione. Peccato, perché se Wingard conferma di essere tecnicamente sul pezzo, dimostrandosi abile nel muovere la camera a mano senza far venire il mal di mare, in compenso perde presto il controllo delle operazioni, realizzando un prodotto finale che si rivela sfilacciato e sconclusionato, con momenti involontariamente comici che fanno sorgere spontanea la domanda: questo film c’è o ci fa? Non ci si aspettava di certo una riflessione sui massimi sistemi, sia chiaro, ma neanche di annoiarci a tal punto. Rimandato.