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Youth, Sorrentino alla ricerca del tempo perduto

Creato il 23 giugno 2015 da Dfalcicchio

Youth La giovinezza

Un racconto della decadenza umana, di capelli bianchi e volti rugosi, di sguardi spenti e rancorosi, ma anche di instancabile grinta, al di là dell’età avanzata, e di giovani, pieni di speranze e fragilità, di forza, voglia di amare e paure al contempo.

E’ questo il quadro rappresentato in Youth – La giovinezza, del regista Premio Oscar, Paolo Sorrentino che, con un cast internazionale, nell’affascinante cornice di un albergo di lusso, immerso nelle Alpi Svizzere, gradualmente tratteggia i suoi personaggi.

Michael Caine interpreta Fred, un malinconico e silenzioso compositore e direttore d’orchestra, ormai troppo anziano per continuare ad esercitare, mentre Harvey Keitel personifica Mick, suo grande amico di vecchia data, regista di altrettanta notorietà ma di tutt’altro stampo, pieno di energia e voglia di fare, alle prese con il suo ultimo film, nonostante la consapevolezza dell’inesorabilità del tempo. Da questi due personaggi chiave, si sviluppa lentamente la trama della pellicola che, nelle oziose giornate di vacanza, condite di massaggi, percorsi termali rigeneranti, buon cibo e surreali, quanto noiosi, spettacoli di intrattenimento serale da hotel, presenta – insieme ad altri personaggi, ospiti enigmatici (per certi versi) dell’albergo come “l’intelligente” Miss Universo o l’affannato Maradona – con lucidità, bellezze e crudeltà della vita umana. Dalle semplici note di una melodia suonata al violino dalle carezze di un bambino, alla natura che tra la maestosità delle montagne fa sentire la sua musica, dalla mancanza di una compagna di vita e di un rapporto profondo con un figlio, fino allo sbrilluccichio decadente dei riflettori si dispiega la limpida fotografia dell’assenza di umanità, sgretolata dalla frivola quotidianità contemporanea.

Il film di Sorrentino, nelle sale italiane dopo la presentazione al Festival di Cannes, con uno stile ben riconoscibile e musiche e fotografia in perfetta linea con la chiave registica, dipinge con pennellate profonde e nostalgiche tanto quanto fatue, l’universo delle emozioni, linfa imprescindibile della vita.

Eleonora Dafne Arnese

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