Youth – Sorrentino vs Magnum Algida

Creato il 17 giugno 2015 da Raystorm

Ci sono eventi che segnano indelebilmente dei periodi della nostra esistenza, nell’immediato non riusciamo a comprenderlo ma dopo qualche anno distinguiamo indelebilmente il “seme del ricordo”. Vedendo l’ultimo film di Sorrentino “Youth – La giovinezza”, ho iniziato a riflettere sui suoi lavori precedenti accorgendomi di come la sua filmografia nella mia mente è l’esatto corrispondente del famoso gelato Algida: il “Magnum”. Qualcuno sta già pensando che la mia sanità mentale sia ormai compromessa, ma la verità è che io sono instabile di mio, dunque quanto state leggendo non sarebbe diverso da come è ora.

1989 – 2004

Nel 1989 avevo 8 anni, ricordo ancora molto bene il tabellone con tutti i tipi di gelati che il patronato del paesino dove abito aveva da offrire. Proprio in questa annata si aggiunse alla lista il primo “Magnum”, uno stecco ricoperto di panna racchiusa in un guscio di cioccolato, contenuto in una confezione dai toni caldi marrone e arancio. Ricordo ancora il primo assaggio di questo gelato, ho ancora perfettamente in testa come lo scartai, lo stupore generato nel vedere un ricoperto così grande contenuto in una confezione altrettanto elegante, qualità e quantità erano in perfetta simbiosi come mai prima di allora. Sospendendo i miei ricordi di bambino e compiendo un balzo temporale dal 1989 nel 2004, ci ritroviamo nell’anno in cui Paolo Sorrentino concorreva alla Palma d’oro con “Le conseguenze dell’amore”. In quegli anni guardavo sempre con un po’ di diffidenza il cinema italiano, o meglio ad essere sinceri il più delle volte lo evitavo visto che ero impegnato nella scoperta degli autori orientali, ma gli echi della palmares mi convinsero ad entrare in sala e vedermi la pellicola di del regista napoletano. A luci spente iniziano i titoli di testa e di lì a poco un debordante colpo di fulmine scatta tra il sottoscritto e l’autore. “Le conseguenze dell’amore” è ancora oggi uno dei film che consiglierei a chiunque perché da qualsiasi parte lo si voglia analizzare esso, proprio come il Magnum 1989, è un’ottima sintesi tra quantità e qualità.

1992 – 2008

Alcune volte le cose più semplici si rivelano le più incredibili se utilizzate in modo corretto al momento giusto, ed ecco che dopo un paio di anni senza novità l’Algida pensa bene di aggiungere al proprio listino il “Magnum alle mandorle”. Praticamente aggiungendo uno strato di caramello ed un po’ di mandorle, diede vita ad un’altra piccola rivoluzione del gusto, senza inventare niente di nuovo, ma mescolando nelle giuste dosi i gusti che la gente conosceva ma non aveva mai associato tra loro. Dal 1992 passiamo all’anno 2008, in televisione vediamo il vecchio Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, impegnato a pubblicizzare telefonini assieme a Valeria Marini, mentre Sorrentino porta al cinema una “biografia” dello stesso intitolata “Il Divo – La spettacolare vita di Giulio Andreotti”. In anni in cui il film politico (o forse dedicato alle figure politiche direttamente e indirettamente) tornò in voga, il regista sembra voler adagiarsi su di un genere che sta facendo buoni incassi, favoriti anche da quella che sembra una interminabile campagna elettorale che gli italiani sono costretti a vivere ogni giorno. Ma questa volta Sorrentino con “Il Divo” non solo firma il titolo italiano migliore di quell’anno (battendo di un soffio “Gomorra” di Garrone), ma crea una piccola perla della cinematografica italiana. Basterebbe solo il montaggio iniziale sulle note di “Toop Toop” dei Cassius per comprendere quanto la pellicola sia in realtà una perfetta sintesi tra classico e “sperimentale”, un tentativo, riuscito tra l’altro, di staccarsi dagli schemi del genere biografico. “Il Divo” è un esempio concreto di come mettendo assieme elementi già conosciuti altrove, si possa creare qualcosa di nuovo.

1993…

Dal 1993 ad oggi il Magnum ha consolidato la propria formula vincente, ha iniziato ad inserire varianti partendo sempre dai due “prototipi originali”, si è reinventato in altre forme oltre a quella classica dello stecco ricoperto, ma sicuramente una involuzione l’ha compiuta in tutto questo tempo. Si potrebbe far finta di nulla ma la realtà è che il gelato divenuto simbolo di una azienda nel corso degli anni, pur mantenendo sempre una certa inventiva, nonostante la qualità non sia cambiata, ha sicuramente subito un drastico calo di quantità del contenuto. Anno dopo anno ci si ritrova che a confezioni sempre più elaborate corrisponda un prodotto più minuto, scarso, c’è poco da mangiare insomma.

2008… Sorrentino dopo “Il Divo”

Il regista Napoletano dopo il successo internazionale ottenuto dal film su Giuglio Andreotti ha seguito la stessa strada intrapresa dalla Algida e i suoi gelati, ha infatti realizzato film sempre più elaborati, con una impronta visiva personale e potente, ma dal contenuto sempre più debole. Se ne “La Grande Bellezza” una storia di fatto semplice, veniva compensata da un linguaggio cinematografico e una estetica dal respiro internazionale (ed infatti ci ricordiamo tutti gli innumerevoli premi vinti tra cui l’Oscar), di grande impatto e funzionale al racconto. Il suo ultimo film “Youth”, conferma che il regista sta continuando a vivere una parabola discendente iniziata con “This must be the place” (che rimane il punto più basso dell’intera filmografia), continuata poi con “La Grande bellezza”. Sorrentino è il regista del vuoto portato al limite del sopportabile, in “Youth” la storia di questi due anziani artisti in vacanza presso un hotel svizzero non ha attrattiva rivelando fin da subito l’essere copia speculare dell’opera precedente, gli eccessi festaioli presenti ne “La Grande Bellezza” vengono sostituiti con quelli intimi mantenendo decadimento e apatia come cardini del racconto. “Youth” però diviene insostenibile nella sua inutile durata grazie alla totale mancanza di empatia tra lo spettatore ed i protagonisti (e non si dica che questa caratteristica è voluta, altrimenti spiegatemi il finale), rendendo lo sguardo indifferente agli eventi narrati. “Apatia” questo lo stato d’animo dei personaggi sorrentiniani post “Il Divo”, ed essendo il suo un cinema che si basa da sempre in modo forte su questi prima che sulla storia, riusciamo a capire quanto non bastino più le meraviglie cromatiche di Bigazzi per elevare il nulla che il regista tenta di filmare ormai da quasi dieci anni.


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