Quando - mesi e mesi fa - era stato pubblicato il programma dei concerti di quest'anno all' Accademia di Santa Cecilia avevo immediatamente adocchiato la presenza di Martha Argerich.
Da quando io e C. avevamo visto il film su di lei, Bloody Daughter, e l'avevamo sentita suonare sempre al Santa Cecilia tre anni fa, l'attenzione nei suoi confronti da parte nostra non è mai scemata e si è sviluppata quasi una forma di affetto.
Dunque, appena possibile, ero andata all'Auditorium a comprare il biglietto per la pomeridiana del sabato, senza nemmeno leggere il programma.
I mesi poi sono passati, fitti di impegni e di cose da fare. Varie volte io e C. ci siamo dette che avremmo dovuto guardare il programma e prepararci un po', ma alla fine siamo arrivate al giorno precedente al concerto senza aver mai ascoltato nulla del programma.
La sera prima decidiamo di ascoltare su You Tube almeno la parte che vedrà protagonista la Argerich, ossia il concerto per pianoforte e tromba n. 1 di Shostakovich. Io sono scioccata. Lì per lì mi pare una cosa assurda, qualcosa di lontanissimo dalla musica classica a cui faticosamente ho provato a educarmi negli ultimi anni. Già al secondo ascolto le invenzioni di Shostakovich risultano più affrontabili, ma sono decisamente preoccupata per l'indomani. Proviamo anche ad ascoltare le altre due sinfonie in programma, la Sinfonia n. 94 "Sorpresa" di Haydn e la Sinfonia n. 8 di Dvořák, ma pure quelle, alle prime, non mi entusiasmano.
Il giorno dopo eccoci (io, C., A. e A.) nella sala Santa Cecilia al gran completo. Molte facce note nel pubblico. A un certo punto parte l'applauso e c'è gente in piedi che guarda verso il centro della platea ma non capiamo perché. In pochi minuti, il telefono senza fili funziona e riusciamo a intravedere tra il pubblico l'ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con la moglie.
L'orchestra - in versione non estesa - prende post sul palco e arriva a dirigerla Yuri Temirkanov, il direttore senza bacchetta. Si comincia.
Capiamo subito che sarà un pomeriggio molto intenso e in qualche modo divertente. Il modo di dirigere l'orchestra da parte di Temirkanov è incredibilmente affascinante e l'orchestra appare in gran forma. Tra l'altro dopo aver visto Il carattere italiano, il film documentario dedicato all'orchestra di Santa Cecilia, riconosco molti dei musicisti, ne conosco alcuni retroscena, cosa che ha eliminato quella distanza reverenziale che mi incutevano all'inizio.
La Sinfonia di Haydn è un perfetto antipasto che accresce l'appetito di quello che verrà dopo.
Ecco arrivare sul palco Martha Argerich (con una bellissima ed elegantissima gonna lunga e morbida molto colorata) e Giuliano Sommerhalder che sarà la tromba del pezzo di Shostakovich.
Suonato dal vivo e con noi in una posizione invidiabile in platea, il concerto è tutto un'altra cosa, divertente, sorprendente, moderno e antico insieme, giocoso, a tratti quasi entusiasmante. La Argerich è un tutt'uno con il suo pianoforte. Come sempre senza spartito davanti, la musica è tutta nella sua testa. E il gioco di sguardi e di contrappunti tra lei e Temirkanov è uno spettacolo nello spettacolo.
Alla fine del concerto il pubblico la richiama a gran voce, e così Martha Argerich ci regala una seconda esecuzione dell'ultimo movimento.
Dopo una breve pausa, eccoci alla sinfonia di Dvořák. L'orchestra è al gran completo; non credo di aver visto mai così tanti strumenti musicali tutti insieme su un palco e l'effetto si sente. La potenza e la grandiosità del suono sono massimi; Temirkanov è in grado di tirare fuori il meglio dall'orchestra e di farci apprezzare ogni dettaglio della sinfonia valorizzando l'apporto di ogni musicista.
Alla fine C. mi dice che solo ascoltando questi tre concerti insieme dal vivo le è stato chiaro il loro legame, riconoscibile nella giocosità e nella sorpresa che tutti e tre scelgono come loro cifra dominante.
Io ovviamente lo realizzo solo dopo che mi è stato detto. Ma - nonostante la mia ignoranza - anche io sono entusiasta ed esco dall'Auditorium più ricca di come ci ero entrata.
Voto: 4,5/5