Proseguiamo con la nostra marcia nello Z World di Z Nation, con la recensione ragionata degli episodi 8, 9 e 10.
Bene, tanto vale che ve lo dica subito, la serie va sempre meglio.
E intendo meglio sotto ogni punto di vista.
Qualità della fotografia.
Della messinscena.
Degli effetti speciali.
E soprattutto, della sceneggiatura.
No, non siamo di fronte al capolavoro.
Ma quel che è certo è che Z Nation funziona e centra in pieno l’obiettivo intrattenimento con zombie. La differenza con gli episodi precedenti, sebbene il solco fosse stato già tracciato, è che dal semplice intrattenimento/lotta/combattimento contro gli zombie, si tenta, con risultati soddisfacenti, l’approfondimento dei personaggi. Personaggi che non rimpiangiamo quando vengono stroncati, e della cui sopravvivenza non si può mai essere sicuri.
E se fino al numero 7 s’era tentata la carta del pulp, in questa tripletta abbiamo il confronto intimista e solitario, o di coppia, senza mai scadere nel melanconico/patetico e per questo noioso.
Ma passiamo agli episodi.
Episodio 8
Lo Zunami, ovvero l’orda di un milione di zombie che migra verso sud e climi più caldi sorprende il gruppo rimasto disidratato e confuso nelle strade di una cittadina.
Non resta, per non finire parte dell’orda, che nascondersi in un obitorio.
Qui le cose vanno in malora fin troppo presto, ma non prima che i personaggi, tramite l’aggiunta di un superstite all’ultimo momento, approfondiscano la situazione zombie sul territorio degli Stati Uniti, e la natura/scopo dello Zunami.
Il gruppo finisce per essere costretto a nascondersi nelle celle frigorifere al posto dei morti, mentre l’obitorio è invaso dai morti viventi, secondo un contrappasso tipico dell’opera zombie.
Tutti tranne Murphy, che avendo ormai scoperto di essere ignorato dagli zombie, se ne va in giro dapprima con l’intento di abbandonare i suoi compagni, poi, avendo trovato provviste sottratte a una mamma con figlia annessa, torna, a onda zombesca ormai conclusa, e si fa bello con gli altri, riuscendo finalmente a integrarsi nel gruppo.
Murphy (Keith Allan) è personaggio interessante e sfaccettato, a cominciare dalla sua natura di “ultima speranza per il genere umano” da cui per stereotipo di salvatore ci si aspetterebbe un carattere virtuoso, è invece un opportunista.
In breve, un personaggio credibile e molto, molto interessante.
Al polo nord, invece, Citizen Z (DJ Qualls) è alle prese con una perdita d’ossigeno nella base e con un astronauta sovietico venuto giù in un atterraggio di emergenza dalla Stazione Spaziale Internazionale.
Episodio 9
Il mio preferito di questa tripletta, ha come protagonisti Mack (Michael Welch) e Addy (Anastasia Baranova), che hanno preso una strada diversa dal resto del gruppo e che ora sono intenti a ricongiungersi con gli altri.
Nel frattempo, Addy continua a soffrire di strani ricordiche la mandano in confusione.
Ma c’è di più, Addy e Mack mettono in discussione la loro relazione. E lo fanno sullo sfondo apocalittico.
Riflettevo, mentre guardavo l’episodio, e pensavo che, in Z Nation, sono già passati tre anni dall’evento zombie.
E soprattutto che niente garantisca, in un frangente apocalittico, che le relazioni di coppia, basate quasi esclusivamente sulla sopravvivenza, più che sull’attrazione, debbano funzionare. Infatti Addy e Mack sono in crisi, con evidente e crescente incomunicabilità. Oltre a questa difficoltà, c’è l’ambientazione che, per sua stessa natura, nega qualsiasi possibilità normale di recupero sentimentale.
Dialoghi serrati, efficaci, per un episodio che si regge esclusivamente sulle spalle dei due giovani attori.
Non solo, si gioca molto coi sogni e coi deja vu, in un tentativo riuscitissimo di approfondimento psicologico.
Alla fine veniamo a sapere qual è il segreto che disturba tanto Addy. E ci sono persino uno zombie enorme e quasi indistruttibile e un paio di momenti genuinamente spaventosi (tipo lo zombie gigantesco e silenzioso che appare alla spalle dei protagonisti ignari).
Episodio 10
Zombie radioattivi, che splendono al buio.
E potrei chiudere qui.
Gli episodi di Z Nation seguono un filo conduttore, il viaggio per accompagnare Murphy in California, e lo fanno in maniera classica che più classica non si può: proponendo eventi ogni singola volta.
Eventi il più possibile creativi e divertenti.
Ed ecco il gruppo (ancora privo di Mack e Addy) che s’imbatte nel monte Rushmore, dove un buontempone ha dipinto del sangue sulle bocche dei presidenti (qualcosa che mi ricorda i miei Beatles Gialli di Girlfriend from Hell ^^) suggerendo che persino loro si sono tramutati in zombie e in una centrale nucleare a rischio di esplosione perché le barre di uranio non riescono a rientrare nel liquido refrigerante.
Bisogna entrare con tute protettive nella centrale e risolvere il guasto manualmente.
Protagonisti, tra gli altri, Murphy da una parte, che ha un passaggio verso la California su un aereo alimentato a vodka e 10k, che vede in un ex-dipendente della centrale quella figura paterna che tanto gli manca.
Alla fine la minaccia nucleare rientra e Murphy, precipitato con l’aereo si ricongiunge al gruppo. Gli zombie ormai lo seguono e, almeno in sua presenza, non sono aggressivi, neppure in presenza di altri umani.
Episodi precedenti QUI