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Zabriskie point. Ovvero il punto di massima depressione geologica negli Stati uniti. Siamo nella Valle della Morte, ed è qui che s’incrociano i destini dei due giovani protagonisti: quello di Mark, giovane in fuga con un aereo rubato dopo una rivolta studentesca e quello di Daria, segretaria in viaggio-fuga con la sua auto. S'incontrano, fanno l'amore e poi si dicono addio, Mark da quell'incontro ne esce rinato: infatti, porta indietro l’aereo rubato, ma la polizia lo uccide, mentre Daria, apprendendo della notizia dalla radio, si allontanerà dalla casa dell’imprenditore immaginandone l’esplosione.
La società dei consumi viene qui sconfitta: il deserto in cui si gioca gran parte del film, è infatti la metafora del vuoto e la città che apre e chiude il film è rappresentata solo quasi esclusivamente tramite le inquadrature d’insegne pubblicitarie, a simboleggiare il predominio della merce.
Poche le battute, grande spazio è lasciato alla fotografia, all’immagine ed alla sua metafora, ai simboli.
Seconda pellicola straniera dopo Blow-Up, Antonioni si era intanto trasferito negli Stati Uniti per studiare la rivolta giovanile e studentesca del ’68.La pellicola è infatti fortemente anti-Americana. In contrapposizione al frastuono e alla confusione della città, Mark trova nel cielo il suo habitat naturale, nel silenzio e nella quiete del cielo e del deserto. Solo qui può nascere l'amore. Quello vero. Quello che ti riempie e cambia la vita.
La Death Valley è,infatti, l'antitesi della città, del consumo, del frastuono e con l’esplosione finale della villa del datore di Daria, così potente da sembrare nucleare, il regista esprime la sua visione del mondo: l'uomo che si autodistrugge, alienandosi da se stesso.
Antonioni poi, grande precursore della società contemporanea, ci mostra una polizia serva di un ordine fantomatico che reprime senza mezzi termini: spara Mark prima ancora che scenda dall'aereo, quando in realtà il ragazzo voleva solo restituirlo.
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