tempo fa, mi sono trovata a pensare al mio rapporto con le cose, e al fatto che l’efficienza vi ha un posto di forse eccessivo rilievo. sono una che le cose le programma con largo anticipo, che progetta ogni dettaglio della propria vita, che sa sempre quale sarà la prossima mossa, il prossimo acquisto, il prossimo libro. in prima liceo ho scelto la facoltà a cui mi sarei iscritta, in seconda presso quale università, in terza, sei mesi prima di trasferirmi a bologna, avevo già una stanza prenotata e un’idea del supermarket nel quale avrei fatto la spesa. così ragionavo su di me, mi chiedevo se questa fosse maturità o cos’altro, se si trattasse di ciò di cui la società lamenta la mancanza nei trentenni, così confusi, così saldamente ancorati alla casa in cui sono nati. la conclusione a cui ero giunta era piuttosto che, se è vero che giocare d’anticipo è utile e immaginare il proprio futuro rassicurante, alla mia vita manca un po’ di movimento, di disordine, quel tanto di imprevisto che rende le cose più complicate, ma forse divertenti e sempre nuove, e a me, magari, un po’ di fantasia. in questo bel meditare, sono stata sorpresa dalla notizia di una nuova direttiva riguardo all’accesso al corso magistrale, cui avrei dovuto iscrivermi tra due mesi, e che invece, con ogni probabilità potrò cominciare soltanto tra un anno. come è ovvio, sto cercando una via di fuga a questo sconvolgimento dei miei piani, però questa novità un po’ spiacevole mi ha anche fatto riflettere sull’imprevedibilità delle cose, anche delle piccole cose, sul fatto che non si possa controllare il passo più imminente, figurarsi il futuro in senso più ampio! Mi è venuta una gran voglia di leggerezza e, forse c’entra qualcosa?, ZAC! ho tagliato i capelli!
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