Di Oreste Cirillo. E’ stata pubblicata da Il Fatto Quotidiano una proposta scritta dal presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky. La proposta è stata inviata, il 4 maggio, al ministro Maria Elena Boschi – che lo aveva invitato ad un convegno di costituzionalisti, al quale non poté presenziare per impegni precedenti – che gli aveva promesso di distribuirla agli altri relatori ed ai parlamentari che si sarebbero occupati della riforma costituzionale, cosa mai avvenuta.
Nella proposta di Zagrebelsky si parte da una critica alle riforme a causa della loro “autoritarietà” e del voler strozzare il dibattito politico “chiedendo la fiducia”. Il tutto si focalizza, quasi esclusivamente, sulla riforma del Senato. Il costituzionalista non è completamente contrario alle linee di governo, anzi, vi sono vari punti di incontro. Anche per lui il nostro bicameralismo perfetto – basato sulle stesse logiche e sostanze politiche – è da eliminare, costituendo una “incongruenza costituzionale”, sebbene una seconda lettura di una legge potrebbe essere vista anche come una possibilità ulteriore per correggere o migliorare. Ugualmente trova comprensibile non solo la riduzione dei “costi della politica” – ovviamente sempre che non si riverberi in un vero difetto di rappresentanza – ma anche l’esigenza di funzionalità delle istituzioni parlamentari – essenziale per l’efficacia della democrazia rappresentativa e che in realtà riguarda, essenzialmente, il ruolo che il parlamento deve assumere nelle decisioni politiche, rispetto al governo.
Vi sono poi le note dolenti della riforma, dovute alla nostra democrazia rappresentativa che tende “alla dissipazione di risorse pubbliche, materiali ed immateriali” per ottenere la rielezione. Qui emergono le “ragioni conservative di opportunità per il futuro” della seconda Camera. E proprio da questo punto di vista la scelta di inserire nel Senato membri tratti dalle amministrazioni regionali e locali o eletti in secondo grado dagli organi di queste risulta, dal suo punto di vista, sbagliata. Una soluzione più adeguata, sarebbe per Zagrebelsky, quella dell’ “elezione dei Senatori per una durata adeguata, superiore a quella ordinaria della Camera dei deputati, e con la regola della non rieleggibilità. A ciò si dovrebbero accompagnare requisiti d’esperienza, competenza e moralità particolarmente rigorosi, contenute in regole d’incompatibilità e ineleggibilità misurate sulla natura dei compiti assegnati agli eletti”. Propone in oltre, ad esempio degli Stati Uniti, di eleggere “due senatori per Regione, eletti dagli elettori delle Regioni stesse“.
Ancora più problematica è la determinazione dei poteri e la definizione del rapporto tra le due Camere nel bicameralismo non paritario. Il costituzionalista interpreta la proposta di legge come un qualcosa che renderà sterile la procedura innanzi al Senato – controprova ne sarebbe proprio l’assenza della questione di fiducia. Anche in questo caso, non si ferma ad una mera critica ma presenta una possibile soluzione alternativa per superare il problema: “Alla Camera dei deputati, depositaria dell’indirizzo politico, sarebbe riservato il voto di fiducia (e di sfiducia). Le leggi sarebbero approvate normalmente in una procedura monocamerale. Il Senato, nei casi in cui ritenga essere a rischio i valori permanenti la cui tutela è sua responsabilità primaria, potrebbe chiedere l’attivazione della procedura bicamerale paritaria. Qui ci sarebbe la funzione di garanzia come “camera di ripensamento”, insieme allo snellimento delle procedure in tutti i casi in cui il doppio esame non appare necessario”.
“In realtà la maggior parte dei costituzionalisti approva queste riforme. Lo hanno dimostrato nel seminario che ha organizzato il Pd”. Questa è stata la risposta del ministro Boschi, a margine della Festa dell’Unità di San Miniato,all’articolo del ilfattoquotidiano.it . Ha continuato poi affermando che: “Abbiamo invitato oltre 30 costituzionalisti e tutti hanno dato prova di apprezzare questa riforma. Abbiamo fatto ulteriori modifiche, alcune anche suggerite dai costituzionalisti e nel lavoro fatto in Commissione. Il testo è molto equilibrato: abbiamo creato un sistema bilanciato tra Camera e Senato” – terminando con un “attacco” molto poco velato - “Ovviamente chi era affezionato all’idea di un Senato completamente identico alla Camera si trova un Senato cambiato”.