Magazine Africa

Zambia / Il ritorno al passato in fatto di lingua al tempo di internet è un assurdo

Creato il 13 gennaio 2014 da Marianna06

  Ebook_studenti_africani

Le lingue locali tornano tra i banchi di scuola come materia di studio e patrimonio culturale da preservare.

 Lo ha deciso il governo di Lusaka annunciando che, a partire dal 17 gennaio, giorno di riapertura delle scuole dopo le vacanze natalizie, le sette lingue locali del paese saranno insegnate nei rispettivi distretti ai bambini dalla prima alla quarta elementare.

L’inglese, ha deciso inoltre il ministero dell’Istruzione, sarà insegnato come lingua straniera, ma le lezioni si svolgeranno nelle lingue locali, consentendo un più facile apprendimento da parte degli studenti.

Per adattare i programmi scolastici alle nuove esigenze, il ministero sta mettendo a punto delle modifiche che saranno rese note e diverranno operative entro le prossime settimane.

“Il nostro sistema educativo risente di retaggi di epoca coloniale che vogliamo scollarci di dosso” ha spiegato al quotidiano Lusaka Times Wynter Kabimba, ministro della Giustizia e esponente di spicco del Fronte Patriottico (Pf) al potere”.

 “Inoltre le nostre scuole non rispondono alle esigenze di un paesi in via di sviluppo. Produciamo diplomati irrilevanti alle necessità del mercato interno”

Questa è la notizia che riporta stamane l’agenzia MISNA e il discorso si fa interessante e per l’Africa (in questo caso lo Zambia) e anche per molte altre realtà europee, italiane (e ancora altre e in differenti parti del mondo).

Imporre, quale che sia il Paese in questione e a qualunque latitudine esso si trovi, da subito a dei bambini, la conoscenza e l’uso esclusivo e dominante della lingua locale è qualcosa di molto sbagliato.

Le radici culturali  sono senz’altro da rispettare e lo studio della lingua e delle tradizioni locali è indispensabile se  si vuole essere adeguatamente inculturati nella propria realtà.

Ma chiudersi, ignorando, in un mondo globalizzato, la conoscenza della lingua inglese ( relegata a seconda lingua), significa deprivare  brutalmente chi oggi accede allo studio. 

E vorrà farsi spazio ,un domani ,nel mondo del lavoro e magari fuori dal continente africano.

Senza considerare che, anche nello Zambia, quegli studenti che avranno disponibilità economiche adeguate, l’inglese lo studieranno  presto e bene, in maniera continuativa, e con adeguato profitto.

Il resto degli utenti non potrà farlo e sarà semplicemente ghettizzato nel momento in cui vorrà accedere anche solamente a delle informazioni che riguardano il mondo esterno, fuori dal proprio Paese.

Mettere innanzi  quale magra giustificazione a questo genere di decisione politica, allora, i passati anni del colonialismo e la sua prepotenza culturale in materia di lingua parlata e scritta, non regge.

E’ populismo spicciolo che cela, come sempre, lo spartiacque tra chi può e chi non potrà mai nulla per il proprio avvenire e sarà costretto ad accontentarsi del pochissimo.

Non è, insomma, un passo avanti. Semmai è un ritorno al passato, e per giunta fuori luogo, mentre altri camminano con passo sostenuto per migliorare.

In conclusione si possono studiare tutte le lingue locali, che si desidera, ma soltanto come mero fatto culturale e per passione.

E  non farne mai l’unico e solo veicolo di comunicazione per un’intera nazione nel XXI° secolo.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog