Oggi, come sappiamo, non c’è più niente di facile sotto qualunque cielo.
Ma un po’ di più il problema è di una certa complessità in quelli che noi (che da un pezzo, dati alla mano, abbiamo smesso d’essere cicale) denominiamo Paesi in via di sviluppo.
E che lo sviluppo, quello possibile, stentano da sempre a vederlo per via delle ruberie dei loro stessi governanti.
Ecco, allora, scioperi e proteste a non finire. E in più Paesi africani.
Quanto a effetto cercato e voluto poi, poco o quasi niente.
E’ il caso dello sciopero di alcuni tra i principali ospedali dello Zambia, nei quali gli infermieri da giorni stanno scioperando.
Compreso l’University Teaching Hospital, il più importante di Lusaka, che è la capitale.
Motivo della protesta allargata sono gli stipendi da fame secondo il personale paramedico .
Infatti ,al momento, gli infermieri domandano addirittura un aumento del 100% e chiariscono che aumenti del genere sono stati corrisposti immeritatamente, nel Paese, ai funzionari dell’esecutivo. E, non come promesso, alla sanità pubblica, che ne necessiterebbe maggiormente.
La risposta dell’ufficialità governativa è stata da subito che, dal 2011 ad oggi, la spesa pubblica, proprio per la sanità pubblica, ha registrato, conti alla mano, un aumento dell’8,6%.
Sono stati ristrutturati e resi efficienti per il pubblico, negli ultimi due anni, ben 137 ospedali e molti altri centri di assistenza sanitaria nonostante la permanente mancanza cronica o quasi di farmaci importantissimi, come quelli che sono indispensabili per curare l’aids.
E c’è da precisare, inoltre, che gli stanziamenti di denaro per le ristrutturazioni sono stati possibili solo perché c’è stata in Zambia una crescita economica del 7,3% del Pil nel 2012.
E per l’anno in corso essa dovrebbe superare al termine, anche questa volta, il 6%. (Leggi,tra le righe, buon governo!)
Concludendo,la protesta ha la sua ragion d’essere ma anche la spesa pubblica dello Zambia, considerate le urgenze del contesto, non può che necessariamente procedere a piccoli passi.
Nessuna pietà, però, per governanti e funzionari corrotti, che costituiscono il vero”cancro” dei Paesi africani che, grazie a risorse proprie, potrebbero, invece, menare tutti o quasi tutti un’esistenza più che dignitosa.
E, ancora, che li si smascheri pubblicamente questi loschi figuri. Senza troppi riguardi.
I “media”, quando non sono di regime, esistono per questo.
Solo in questo modo, gradualmente, non si avranno più né disordini, né morti ammazzati.
E che il da "fare" si faccia presto.
Persino Lampedusa (a dirla tutta) parte, da lontano, da troppi silenzi e complicità in terra d’Africa.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)