Il fascismo è un crimine da condannare, che nasce da idee che negano radicalmente e in modo violento la libertà. Non si salva nulla da una vergogna storica senza precedenti come il fascismo italiano e non ci sono compromessi da fare con chi lo rimpiange. Sono idee folli. Il regime costruito da Mussolini oggi non è un ricordo storico, che anacronisticamente qualche strano personaggio o associazione demonizza e strumentalizza per farsi pubblicità. Il Pdl non ha preso le distanze, tanto meno in provincia di Cremona, dove una dichiarazione simile non avrebbe screditato certo il partito, dal regime ungherese che nega la libertà di stampa e che è stato citato come modello da Forza Nuova nell’assemblea di Palazzo Cittanova. La linea di Forza Nuova è quella: l’Ungheria è un modello. Lo dichiarò a Cronaca il segretario nazionale Fiore. Il giornale La Provincia non riportò le dichiarazioni di Fiore. Troppo scomode? Ma la realtà è quella. E bisognerà pur accorgersi che il neofascismo non è un miraggio. Marine Le Pen? Ci sono dirigenti di vertice provinciale del Pdl che hanno espresso il loro apprezzamento su Facebook per Marine Le Pen. Questi sono i modelli? Ancora? Dopo che Berlusconi insultava la Costituzione italiana definendola figlia anche di una cultura stalinista? E Roberto Nolli ci dice che il Pdl provinciale di Cremona si è rinnovato più della media nazionale del partito, ancora troppo vecchio? E’ questa la giovinezza? Lo stesso deputato Luciano Pizzetti (Pd) ha presentato in Parlamento un’interrogazione sui fenomeni neofascisti cremonesi. In quell’interrogazione ci sono riferimenti anche al giornale La Provincia.
Non sfugge a nessuno che il cartaceo pubblica lettere un po’ troppo nostalgiche.
Il direttore del giornale La Provincia, tra un colpo di golf e l’altro, si sarà pure reso conto che il suo giornale non uscirebbe nemmeno in tempi fascisti, perché qualche volta osa dare piccoli spazi all’opposizione di sinistra. Lo Zanolli avrà pure sentito i suoi amici imprenditori parlare di bisogno di libertà. Non è certo un regime a garantirla, a meno che la libertà d’impresa riguardi esclusivamente le imprese esistenti, da assistere in tutti i modi possibili coi soldi dello Stato, e non la libertà di aprire imprese nuove in settori che non competano con lo Stato su servizi pubblici essenziali, ma aprano nuovi orizzonti.
L’antifascismo è quest’apertura di una pagina di libertà che il giornale La Provincia non vuole capire. Ad esempio Zanolli arriva a pensare a una felice coesistenza del simbolo fascista (il fascio littorio apparso sul municipio di Voltido) col simbolo della Resistenza, come se stessero sul medesimo piano. Signficherebbe negare che il totalitarismo nega la libertà e che la Resistenza ha ridato dignità agli italiani che non trovavano la forza di reagire. Vittoriano Zanolli forse, se mai suonasse l’ora di una decisione così terribile – scegliere di aderire a un regime totalitario o combatterlo – forse cercherebbe impossibili compromessi. Verrebbero respinti. Abbia il coraggio di scrivere che cosa farebbe, perché il neofascismo è un problema di oggi, di questa Europa, non di un lontano passato, anche se il direttore cartaceo fa finta di nulla. L’impressione è che non rinuncerà mai a giocare a golf. Anche a costo di indossare abiti o divise più sinistre.
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