Zanzibar, la meravigliosa isola al largo delle coste del Tanzania, è amata e ricercata dai turisti di mezzo mondo per le bellezze naturali del suo territorio e per le acque cristalline che la lambiscono.
Ma lo è anche per le numerose tracce di cultura araba, che ha in serbo, e che consente al visitatore curioso di scoprire agevolmente, girando naso all'insù, nelle sue stradine e negli angoli più remoti della capitale e non solo.
Cultura araba di cui, per altro, ci sono tracce, per la delizia dei palati buongustai, persino nella cucina locale.
Eppure Zanzibar è divenuta negli ultimi tempi una spina nel fianco del Tanzania in tutti i sensi.
Le elezioni ultime, quelle che hanno portato alla guida del Tanzania John Magufuli, a Zanzibar invece sono state viziate da tutta una serie di brogli, per cui si ripeteranno di necessità il 20 marzo prossimo.
Inoltre anche sotto il profilo religioso Zanzibar, negli ultimi tempi, è stata teatro di episodi di intolleranza religiosa in particolare nei confronti della Chiesa cattolica e dei suoi ministri.
Omicidi e attentati intimidatori non sono mancati.
Il timore del Tanzania è che, in un contesto al 95% musulmano, possa attecchire con facilità la mala pianta del fondamentalismo islamico.
E non è un timore peregrino. Tuttavia è convinzione dei più che si tratti di un fondamentalismo islamico d'importazione.
La popolazione locale, che vive in prevalenza delle entrate del turismo, non avrebbe certo interesse a cambiare le cose.
Pertanto l'impegno di tutti, nell'isola e nella terraferma, è proprio quello di scongiurare eventuali possibili divisioni che , se malauguratamente si realizzassero, metterebbero fortemente in crisi il clima di pace odierno in Tanzania, di cui il Paese tutto ha assoluto bisogno per il proprio avvenire.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)