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Qualche cosa di misterioso lega l’uomo a questa striscia azzurra che si muove appena sotto l’orizzonte lontano. Il suo rumore continuo, il suo flusso instancabile che macina promesse di mondi lontani. Nell’aria sentore di spezia. L’onda muove e ipnotizza il tuo sguardo reiterando suoni già noti eppur sempre nuovi. Esotica salsedine oleosa, profumo di oriente. Una sabbia bianca sotto il sole che abbacina l’occhio costringendolo a socchiudersi per resistere alla promessa di oblio. Eppur la senti, soda sotto i piedi, dura come terra di Africa che tuttavia si sfarina al solo tocco come cammino di Indie promesse. Rena calda come pelle serica di una Sherazade illuminata dalla luna dei suoi racconti, invita a lasciarsi andare, a permettere al ritmo dell’onda di diventare culla materna, alla marea che sale come l’invito non rifiutabile di un’amante esigente e generosa, pronta a donare tutta se stessa. Non si resiste a questa malia.
Questa terra incrocio di genti, mondo antico ricco di veleni e promesse, violenze e ingordigie; punto di incontro di voglie, di affari e commerci compiuti per piacere più che per guadagno, così diversa da tutto quello che la abbraccia essendo un po’ parte di ogni terra che la circonda. Zanzibar, la bella schiava che domina i suoi padroni con la sua seducente grazia maliziosa, che si nasconde dietro veli ammiccanti e colorati che rivelano invece di coprire, che domina l’affanno dei commerci con il caldo abbraccio del suo mare in cui ti invita ad abbandonarti. Zanzibar, sonnolenta e attiva assieme, così diversa dalla madrepatria vicina a cui, pur disprezzandola è avvinta, sorellastra seducente e cattiva che si sente diversa e migliore. Zanzibar, promessa di cannella e chiodi di garofano, di coriandolo e pepe, per dare sapore forte ed eccitante al piatto d’Africa già da solo colorato, caldo, invitante. Zanzibar, che privilegio poter essere qui a godere del tuo tramonto improvviso, dello smeraldo non credibile delle tue acque che ti vogliono abbracciare, che ti chiamano come sirene calde e piene di promesse. Va bene andiamo; è l’ora di fare il bagno.
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