E’ solo dal secondo dopoguerra che la divisione tra urbano e rurale si è più nettamente definita e affermata. La pianificazione urbanistica e l’urbanizzazione delle periferie hanno progressivamente reciso i legami naturali tra le città e la produzione di cibo, tra mondo urbano e rurale, tra metropoli e fattoria. Questa tendenza si è sviluppata sul pregiudizio culturale che vede la città come “progresso” e l’agricoltura come “regresso” e una mentalità distorta che considera la produzione e trasformazione alimentare industriale e di massa come igienicamente sicura e come potenzialmente pericolosa e sporca quella casalinga. Modelli di deviati di utilizzo del suolo, speculazione edilizia e l’emergere del “sistema alimentare globale” hanno contribuito ulteriormente all’attuale marginalizzazione dell’agricoltura urbana.
Ma questa tendenza sta cambiando e nel mondo si assiste ad una vera rinascita dell’agricoltura urbana. Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo rivela che nel 1993, solo il 15% del cibo consumato nelle città era coltivato in città. Tuttavia, dal 2005 il numero è aumentato del 30%. In altre parole, la produzione alimentare urbana è raddoppiata in poco più di 15 anni!
E allora: Zappiamo per la vittoria! Ridiamo alle città il potere di produrre e trasformare il cibo ad esse necessario!