“Zebraman”, film di Takashi Miike: un tokusatsu che vede un’insegnante diventare eroe

Creato il 04 dicembre 2013 da Alessiamocci

Pellicola del 2004, appartenente alla sconfinata filmografia del genio giapponese Takashi Miike!

Zebraman (Zeburaman), rappresenta un omaggio alle serie televisive nipponiche degli anni ’60 e dei successivi ’70. Termine corretto per indicare questo genere è tokusatsu, significa effetti speciali e racchiude storie a base di supereroi, mostri, combattimenti, tutto all’insegna della fantascienza e del fantasy; nel tokusatsu rientrano anche i kaiju eiga, i film di “mostri giganti”, come Godzilla ed i suoi derivati.

Esempi di tokusatsu sono i serial come Ultraman (Urotoraman, 1966-67), Megaloman (Megaroman, 1979), Ultralion (Lion-Maru, 1972), The Super Sentai Series (da cui gli americani crearono i Power Rangers) e molti altri! Servirebbe un articolo solo per questo genere (che realizzerò)!

Torniamo a Zebraman: la storia, ambientata nel Giappone del 2010, si apre con strani fatti che stanno avvenendo: avvistamenti di zebre, creature mutanti  e misteriosi omicidi commessi da un uomo con indosso una maschera da granchio!

La polizia e l’esercito, in un’indagine congiunta tentano di dare una spiegazione a tutti questi casi.

Ci viene presentato il protagonista, l’anonimo professore delle scuole medie Shin’ichi Ichikawa (Shò Aikawa, popolare attore di film appartenenti al V-cinema (Bui Shinema – film realizzati e distribuiti direttamente nel mercato home video, senza passare per il cinema, conosciuti anche come OV, original video) la maggior parte diretti da Miike): la moglie lo tradisce e i due figli lo ignorano completamente (la primogenita si prostituisce e il più piccolo è un suo allievo e per questo deriso e picchiato dai compagni di scuola).

La sua unica passione è una vecchia serie televisiva che guardava da ragazzo, ossia Zebraman!

Serie interrotta dopo sole sette puntate, ma che è rimasta impressa in Ichikawa, al punto da portarlo (responsabile anche la sua triste vita) a cucirsi un costume dell’amato supereroe.

Un giorno nella sua classe giungerà un nuovo studente, Shimpei, invalido costretto sulla sedia a rotelle. Il professore e il giovane studente scoprono di avere la comune passione per la serie Zebraman e ciò li porterà a stringere un rapporto di reciproca stima. La scuola media però è anche la sede di una razza aliena che punta a invadere il pianeta.

Ichikawa e Shimpei si rendono conto che il 2010 coincide con il 2010 in cui è ambientata la serie Zebraman, l’anno in cui dovrebbe comparire il supereroe. E infatti una notte, il professore, indossando il costume da lui fabbricato, scoprirà di avere dei superpoteri e di poter combattere il male. E così iniziano le gesta del “vero” Zebraman, gesta legate  a doppio filo con le sceneggiature della vecchia serie televisiva del supereroe!

Riuscirà a salvare il mondo? Diciamo che ci proverà con tutto se stesso.

Questo prodotto del cinema giapponese è un piccolo gioiello, ma un gioiello con alcune pecche. Questi punti negativi sono riscontrabili in una narrazione lenta, dovuta anche alla recitazione troppo statica, fatta di battute eccessivamente distanziate da lunghi silenzi. Ma solo questo. Le trovate registiche di Miike ti conducono verso la fine del film. Trovate come la trama, la storia delle sceneggiature è originalissima (vedere per giudicare) o anche la riproduzione della serie televisiva all’interno del film.

Miike ha realizzato parte di una puntata di Zebraman seguendo lo stile di quelle autentiche degli anni ’70. Per realizzarla si è servito di una pellicola sgranata in 16 mm, accompagnandola con musica simile a quella dei vecchi serial giapponesi. A questo scopo il regista si è avvalso della collaborazione del cantante/paroliere Ichirò Mizuki, compositore di sigle di famosi anime (Mazinga Z, Grande Mazinger, Jeeg robot d’acciaio, Capitan Harlock, Voltron, Tekkaman e altri)!

Il film omaggia il primo film sulle gesta di Zorro, Il segno di Zorro (The Mark of Zorro, 1920) e mette in scena una Sadako parodiata (protagonista di Ringu di Hideo nakata).

Il film a livello di effetti speciali è buono, ben realizzati, come anche le coreografie dei combattimenti. Come nella migliore tradizione di quei telefilm che allietavano i giovani giapponesi (e anche i giovani italiani negli anni ’80, almeno con le poche produzioni approdate nel Bel Paese), la storia lancia messaggi quali “credere nelle proprie capacità”, “non abbandonare i sogni e crederci fino in fondo”, “fare la cosa giusta e credere nella giustizia e nel bene”.

Un film da vedere, sopratutto se si è appassionati delle opere di Takashi Miike!

O anche solo di quei vecchi telefilm.

Del film esiste un seguito del 2010: Zebraman 2: Attack TheZebra City (Zebraman: Vengeful Zebra City, 2010)!

Non è stata editata una versione italiana di Zebraman, peccato!

Written by Antonio Petti


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