Zena Roncada, Margini, Pentàgora, 2013, pp.170, € 12,00
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di Francesco Sasso
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I racconti di Margini sono storie folgoranti, miniature, quadretti. Sono storie di argini e margini, storie brevi come la vita, storie del Novecento italiano, pare un romanzo collettivo; ma pur storia non mia a guardarla fino in fondo, storia di molti del secolo scorso, storie di contadini in verità dispersi da cinquant’anni a questa parte, storie che scorrono lungo il fiume Po.
Storie che si riassumono così:
«Le avessero chiesto dov’era il paradiso, si sarebbe fatta il segno della croce, poi avrebbe detto Qui. Qui era una fetta di terra sfragolona. Grassa e scura. Si apriva a zampa di gallina: una strada per ogni grifa. A un crocevia di venti e di speranze» (Paradisi, p.31)
Zena Roncada scrive quarantasei brevi storie di una terra, la pianura padana, che si rifiuta di nutrire i neghittosi e fa ricco ed impingua chi si curvi su di lei, che si dà o si nega all’uomo intero, a chi fino a pochi anni fa l’animava dell’anima sua semplice.
Margini è costruito sulle vicende degli uomini e delle donne nel quadro di un secolo intero di storia del Novecento. E’ una raccolta di racconti vigorosa ed armoniosa, nella quale la materia della storia piccola diventa grande, e la materia è dominata da una fantasia serenamente partecipe. Zena Roncada è scrupolosa, sensibile e acuta psicologa. I suoi racconti sono descrizione minuziosa, poetica e talvolta terribile, delle vicende e delle miserie degli uomini sullo sfondo della campagna del Nord. La scrittrice riesce a introdurre sempre nei suoi racconti una nota lirica e un’analisi acuta dell’umanità. Inoltre, la prosa letteraria di Zena Roncada ha spesso della poesia l’andamento ritmico e una ferma lucentezza di stile.
f.s.
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