Vorrei trovare una canzone per descrivere al meglio la partita dell’Italia di volley contro la Serbia, ma niente: non trovo nemmeno una frase che riesca a descrivere qualcosa di particolare; nemmeno la faccia di Podrascanin riesce a farmi individuare quel pezzo, quel titolo, quel brano che mi faccia pensare al mondiale di quest’Italvolley (ok, mi è appena venuta in mente).
L’Italvolley passa per botta di culo alla seconda fase dei mondiali in Polonia, ma con pochi punti e deve vincere tutte le prossime partite per arrivare ala terza fase: ahimé, non va così tutto liscio.
Oggi, contro la Serbia, non c’è niente da fare: un 3-0 pesante ci fa tornare a “casa” (in realtà ci sono ancora le partite contro Argentina, Polonia e Australia).
Tantissima amarezza, perché questo mondiale è partito malissimo: non serve cantare l’inno in campo tutti abbracciati, se poi, in campo, non si chiama una palletta che potrebbero prendere in 3.
L’Italia non meritava di passare a questa fase da quel pezzo, ma una parte di me ci ha sempre creduto in questa nazionale: sì, anche agli sguardi da cerbiatto di Kovar che non ho mai amato particolarmente (al contrario delle sue fans urlanti-strappacapelli).
Tutti i tifosi dell’Italvolley hanno creduto in questi ragazzi, nonostante volessimo fare gli allenatori della nazionale italiana maschile di volley e tutte le critiche nei confronti di: allenatore, alzatore, l’altro alzatore, quello in banda, quello al centro, quello che non copre.
Il problema maggiore è che quando si perde, non è colpa del singolo: non c’è un “io” nella volley, c’è una squadra completa.
Magari noi tifosi non sapremo mai il motivo di questo disagio collettivo, ma, in occasione di questo mondiale, si è vista proprio una squadra disunita, persa, ansiosa, non troppo reattiva e nella cui, forse, sono stati messi avanti i problemi personali, piuttosto che quel concetto di “squadra”.
Il problema, poi, non è proprio la partita contro la Serbia: quella di oggi non è stata nemmeno una prestazione così orribile, a parte il primo set in cui i giocatori azzurri erano nella fase REM.
Il secondo e il terzo parziale sono stati belli da vedere (recuperi incredibili, muri ben piazzati, attacchi-bomba, buona copertura), a parte qualche errore banale a fine set (alzate che potevano essere fatte meglio, ricezioni traballanti, gente che non passa in attacco, gente che pesta la linea in battuta…) che hanno contribuito alla sconfitta di oggi.
C’è qualcosa che non va e che deve essere resettato, a partire da quell’idea di “singolo” giocatore che non fa affatto bene alla squadra: “è colpa di Parodi”, “è colpa di Travica”, “è colpa di Rossini”, “è colpa di Berruto”, “è colpa del tifoso in 5° fila al posto 6 del parterre”, “è colpa dello sguardo di Kovar”, “è colpa di Giani che non gioca più”, “è colpa dei ragazzi che fanno le ragnatele in panchina”.
Gli azzurri, a mio avviso, hanno giocato questo mondiale più per se stessi e meno per la squadra, ma con solo “inserisci nome giocatore dell’Italvolley”, non si vince un bel niente.
Ora parlo per me: non mi resta altro che sostenere gli azzurri sempre e comunque, tipo domani sera contro i padroni di casa (ore 20.15 Rai Sport1). Quanta tristezza, vaccaboia.